Iv, + Europa e Psi Arezzo contro la fondazione per il sociale del Comune: "Serve un confronto col territorio"
La nota firmata da Biancaleda Patrussi e Giannli Ulivelli (Italia Viva), Paolo Casalini (+Europa) e Antonio Segreti (Psi): "Bisogna interpellare gli addetti ai lavori, altrimenti si rischiano ricadute nefaste, come con i test sierologici tardivamente sostituiti coi test rapidi"
"La privatizzazione delle istituzioni comunali. Per quali fini?". Sul tema delle nuove fondazioni del Comune di Arezzo, quella sul sociale e quella sulla scuola, intervengono anche Biancaleda Patrussi e Giannli Ulivelli (Italia Viva), Paolo Casalini (+Europa) e Antonio Segreti (Psi), con una nota congiunta. L'annuncio dell'avvio del percorso per quella del sociale di qualche giorno fa, ha già registrato alcuni pareri negativi, ai quali se ne aggiunge un altro.
"La fondazione per il sociale lanciata dal vice-sindaco Lucia Tanti si chiamerà Arezzo Comunità, eppure quello che è mancato è stato proprio il coinvolgimento della comunità di riferimento nella definizione, organizzazione e strategia che dovrebbe avere l'ente. Erano impensabili degli Stati Generali sul sociale e l'istruzione, anche online, laddove in conferenza stampa si è parlato di passo storico e rivoluzione? Come è possibile pensare a dei nuovi (ma in realtà molto vecchi) modelli di gestione senza un confronto aperto, pubblico e partecipato? Da tempo leggi e direttive europee, quanto ministeriali e regionali parlano di innovazione sociale e welfare in termini di amministrazione condivisa e governo collaborativo nell'ottica di un ampliamento di quelli che sono diritti e doveri pubblici, dell'interesse generale e la gestione dei beni comuni, il servizio integrato è realtà e le assunzioni non più un taboo, quindi perchè adesso una nuova fondazione? Quale la sua governance e quali i suoi obiettivi strategici? Chiediamo che venga data risposta a queste domande in un incontro pubblico rivolto e condiviso con operatori e utenti dei servizi alla persona e l'istruzione per spiegare, ma soprattutto per mettersi in ascolto dei bisogni del territorio, perché ogni scelta verticale e metodo accentratore soprattutto su temi così pervasivi e importanti per il benessere della comunità, rischiano di avere ricadute nefaste come banalmente è accaduto per i test sierologici nelle scuole, poi sostituiti tardivamente con i test rapidi per mancanza di un vero e sano confronto con gli addetti ai lavori. Per fare rete, collaborazione e co-progettazione tra pubblico e privato, gli strumenti ci sono già e la sussidiarietà circolare che abbiamo sentito nominare in conferenza stampa, parte proprio da una modalità di condivisione dei bisogni, i mezzi e le finalità che in nessun caso possono arrivare come una scelta calata dall'alto".