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Opa di Intesa su Ubi: "Ancora un terremoto bancario? Per Arezzo non c'è tregua"

La dichiarazione di Francesco Macrì, esponente di Fratelli d'Italia e presidente di Estra

Francesco Macrì, esponente di spicco di Fratelli d'Italia e presidente di Estra, prende posizione in merito alle possibili conseguenze dell'offerta pubblica di acquisto che Banca Intesa ha lanciato su Ubi, puntando l'attenzione sul fatto che Arezzo, da poco tempo, ha già subito un terremoto bancario con il crack e la scomparsa di Banca Etruria.

La finanza funziona, l'economia no. Intesa San Paolo ha avviato un'operazione destinata a trasformare sensibilmente il sistema bancario italiano e quindi anche l'economia del nostro paese e della nostra provincia. Abbiamo registrato l'offerta, da 4,9 miliardi di euro di Intesa San Paolo su Ubi Banca. Un'offerta pubblica di scambio volontario sul totale delle azioni che è stata qualificata come non ostile ma che non era stata nemmeno concordata. Un'offerta che, comunque, risponde ad una logica della concentrazione del sistema bancario e che potrebbe privare la nostra realtà territoriale di un punto di riferimento preciso e vicino con il quale, dopo le note vicende bancarie, il sistema economico locale tentava di ricostruire nuovi e positivi rapporti di collaborazione. In attesa di conoscere i dettagli dell'operazione e la valutazione ufficiale di Ubi Banca, non posso che valutare con estrema preoccupazione i riflessi negativi che questa operazione potrebbe avere sull'economia locale e sull'occupazione. Il gigantismo mal si addice al nostro modello economico. Arezzo ha perduto la storica banca del territorio, ha poi lavorato per riaprire un serio dialogo con Ubi e adesso si rischia il “punto e accapo.” Il tentativo in atto è quello di mettere insieme la prima e la quarta banca italiana: è evidente che i temi dello sviluppo del territorio, delle piccole e medie imprese, dell'artigianato, della tutela dell'occupazione, diverranno marginali nel futuro gigante internazionale del credito
Il sistema politico, istituzionale ed economico dovrà necessariamente chiedere il rispetto rigoroso delle intese territoriali faticosamente costruite. Per Arezzo non c’è tregua,combattere è un destino.

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