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Il Pd verso le politiche. Ruscelli: "Ceccarelli candidato autorevole. Ma il territorio aretino è penalizzato"

Il segretario provinciale: "Dovremo andare casa per casa e convincere gli indecisi a darci fiducia. Siamo l'unica alternativa al sovranismo della destra. Amarezza per le scelte del segretario Bonafè: dopo il voto chiederemo chiarezza. Polemiche interne contro di me? Non mi tangono"

In casa Pd il dado per le politiche è tratto. Vincenzo Ceccarelli, ex presidente della Provincia di Arezzo ed ex assessore regionale, correrà nel collegio uninominale per la Camera. Roberta Casini, sindaco di Lucignano, invece è terza nel listino del proporzionale, in un collegio extralarge che comprende Arezzo, Grosseto, Siena e Livorno. In corsa per il Senato non c'è alcun aretino, all'alba di una campagna elettorale che il segretario provinciale del partito, Francesco Ruscelli, definisce complicata.

Perché?

Perché il periodo generale è difficile. Perché la crisi di governo, aperta dai 5 Stelle e portata a compimento da Lega e Forza Italia, ha impedito a Draghi di mettere in campo le misure anticrisi dell'autunno. Abbassamento del cuneo fiscale, aumento degli stipendi per i lavoratori avrebbero dato una grossa mano.

Il Pd ha qualcosa da rimproverarsi su questo?

No. Il partito, con grande senso di responsabilità, ha provato ad arginare la crisi e adesso è pronto ad affrontare la sfida elettorale. Anche se gli equilibri politici, a livello nazionale e locale, sono spostati verso il centrodestra.

Diritti, lavoro, ambiente e pace. Lei ha scritto che il Pd dovrà puntare soprattutto su questi temi. Pensa che sia un'impresa possibile o teme una campagna elettorale esasperata nei toni e povera di contenuti?

Noi abbiamo il dovere di puntare sulla concretezza. Certo, se contasse solo la qualità dei candidati, ad Arezzo partiremmo in netto vantaggio. 

Si riferisce a Ceccarelli?

Sì. La sua è una candidatura autorevole, radicata nel territorio, competente. Ceccarelli ha già dimostrato in passato una grande capacità di raccogliere consensi. E' vero però che le politiche sono un capitolo a parte, influenzate dal trend nazionale.

Quello di Arezzo è ancora un collegio sicuro per il Pd e il centrosinistra? O i tempi sono definitivamente cambiati?

Lo vedremo dopo le elezioni. Però è vero che i dati delle ultime consultazioni non ci hanno premiato. Ed è per questo che, nonostante tutto, avrei allargato il perimetro della coalizione anche al Movimento 5 Stelle. Il dietrofront di Calenda non ci agevola, dovremo essere bravi ad andare casa per casa, mercato per mercato, azienda per azienda e convincere gli elettori a darci fiducia.

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I sondaggi danno il centrodestra in netto vantaggio. Come si recupera un gap del genere?

I sondaggi dicono che c'è un 40 per cento di italiani che non sanno se andare a votare. E' lì che si gioca la partita. Abbiamo l'obbligo e gli argomenti per persuaderli a recarsi alle urne e mettere la croce sul simbolo del Pd, unica alternativa credibile al sovranismo della destra.

Cos'è il sovranismo, spiegato a un signor Rossi qualunque?

E' quella originale circostanza che potrebbe portare a capo del governo la leader di un partito che ha sempre votato contro il Pnrr. Invece quei duecento miliardi del piano di resilienza, all'Italia, servono eccome.

Le candidature decise dal Pd per il territorio aretino sono le migliori possibili? 

Noi avevamo proposto una rosa di nomi assolutamente all'altezza. Il vero rammarico è che la segretaria regionale, Simona Bonafè, non è stata in grado di assicurare ad Arezzo una posizione competitiva nel proporzionale. Il partito dovrebbe raggiungere numeri straordinari per garantire l'elezione di Casini. Questo è molto penalizzante, anche perché il territorio aretino non ha una rappresentanza parlamentare del Pd né un assessore in Regione. Del resto, nessuno ci ha mai regalato nulla. Adesso lavoreremo a fondo nel collegio, con amarezza ma senso di responsabilità, e dopo le elezioni chiederemo chiarezza.

Nella rosa di nomi c'era anche il suo. E lei tra l'altro compare nella foto scelta dal segretario Letta per lanciare la campagna elettorale. Si aspettava una considerazione maggiore in questo frangente?

La candidatura avrebbe fatto piacere a tutti, anche a me. Ma io non ho mai vissuto la politica come una questione personale, altrimenti non avrei accettato di fare il segretario provinciale del partito in un momento così spinoso. E comunque non mi piace parlare di ciò che poteva essere. Mi sento un candidato al pari di tutti i nostri militanti, con un obiettivo comune da raggiungere.

Dentro il Pd locale c'è chi ha esternato pubblicamente un forte dissenso rispetto al suo operato, anche in relazione alla sua eventuale candidatura. Che effetto le ha fatto?

Ogni decisione è stata presa all'unanimità, e sottolineo all'unanimità, dagli organi provinciali. E quello sarebbe stato il contesto giusto per esprimere le proprie opinioni. Evidentemente non tutti si comportano così, ma ripeto quel che ho detto prima: non vivo la politica come una questione personale. Quindi le polemiche non mi tangono.

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