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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Gamurrini prepara il rientro: "Ma solo con un progetto civico vero. Comanducci? E' con me"

L'ex vicesindaco, dopo il passo indietro dalla politica, si muove per tornare sulla scena: "Ci lavoro, anche se il 2025 è lontano". Ghinelli e Vedovini, i lavori pubblici e le partecipate: intervista a tutto tondo

Fuori per scelta dall'agone politico, l'ex vicesindaco Gianfrancesco Gamurrini progetta il rientro per le amministrative 2025. Ogni tanto, strappando un po' di tempo al lavoro di perito assicurativo, cui ha aggiunto quello di produttore di gin, rimette bocca nel dibattito. Come quando si è intestato il progetto che sta rivoluzionando la viabilità in zona Baldaccio.

E' davvero l'opera più importante degli ultimi trent'anni?

Per me sì. Abbiamo dovuto mettere al tavolo enti pubblici, società private, ferrovie dello Stato. Ghinelli era convinto che non ce l'avremmo mai fatta, troppo complicato il quadro generale. Ci ho lavorato personalmente con l'ingegner Fabbianelli, dirigente del Comune. Tra poco gli interventi saranno finiti. Ma all’inaugurazione non credo che mi inviteranno.

Magari invece sì.

Ci scommetto un caffè, non succederà.

C’è stato il tanto invocato cambio passo nei lavori pubblici oppure no?

Alla fine le opere veramente importanti sono tre: viabilità Baldaccio, nodo di via Fiorentina e caserma della polizia municipale in via Filzi. Quest’ultimo progetto a me non è mai piaciuto.

Via Fiorentina sì.

Certo. Lì i tempi si sono allungati perché è sorto un problema tecnico che avremmo potuto risolvere già nella scorsa legislatura. Invece è stato tutto rimandato al dopo elezioni e abbiamo perso due anni. Mi viene da pensare male e cioè che il sindaco non gradiva cominciare i lavori in via Fiorentina prima che alla caserma di via Filzi, opera cui tiene particolarmente.

Questi lavori pubblici sono una patata bollente. L’ha avvertito il suo successore Casi?

Lo avrei avvertito e gli avrei anche lasciato alcune consegne. Ma non mi ha fatto mai una telefonata.

Motivo?

Nei miei confronti avverto una chiusura generale. Come nei confronti di Comanducci. Alla città del Natale, lo scorso novembre, non l’hanno neppure chiamato per un saluto.

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Se tornerà a fare politica attiva, Comanducci tornerà insieme a lei?

Vediamo, siamo amici da vent’anni. E squadra che vince, non si cambia. Comunque è presto, le elezioni ci saranno fra tre anni e mezzo e in politica sono un periodo lunghissimo.

Ma lei sotto quale bandiera si colloca adesso? Lega?

Mi hanno accostato alla Lega perché avevo un bel rapporto con la senatrice Nisini. In realtà sono un liberale di centro destra che su alcuni temi, come quelli dei diritti delle persone, si sente vicino al centrosinistra. Tessere di partito non ne prenderò più.

Quali ha avuto?

Quella di Alleanza Nazionale per un paio d’anni. Oggi mi piacerebbe un progetto civico vero, con una lista trasversale slegata dai partiti. Non è facile, la politica ti scotta, chi ha un'attività, una professione, diffida dal metterci la faccia. In ogni caso, ci lavoriamo.

Come successe nel 2015.

Ci misi passione e impegno. Poi Ora Ghinelli, alla fine del percorso, non era più come l’avevo immaginata. E io sette anni fa non ero pronto per un ruolo di primo piano.

Cioè per fare il sindaco.

Esatto. Oggi, con l’esperienza che ho alle spalle, sarebbe diverso. Con la squadra giusta si potrebbe fare. Se tu tracci la linea, sei presente, gli altri ti seguono. Se manca la guida, crolla il castello. Io e Comanducci abbiamo ottenuto risultati perché avevamo le idee chiare, anche se la guida ci è sempre mancata.

Però c’è chi dice che il turismo con Comanducci si era ridotto a tanti eventi spot uno dietro l’altro.

I numeri dicono altro e i numeri non mentono. A proposito di eventi, sarebbe giusto che il Comune ne progettasse alcuni con Ieg, fin da subito, per valorizzare il nostro polo fieristico. Darebbe una spinta anche al turismo.

Si aspettava tutte queste fibrillazioni dentro la maggioranza ad Arezzo?

Fibrillazioni fisiologiche, non è certo su queste schermaglie che può saltare una legislatura. Lega e Fratelli d’Italia hanno peccato entrambi di populismo, che a me non piace. Porta un consenso che non dura, o meglio: dura finché stai all’opposizione. Poi vai a governare e la gente non ti vota più.

Un tema caldo è quello delle partecipate. Possibile che la politica non riesca a staccare le mani da quelle poltrone?

Non facciamo troppa demagogia. E’ giusto anche premiare chi ha sostenuto una certa coalizione nel passaggio elettorale. Poi ci sono partecipate e partecipate. In certi casi maggiore competenza non guasterebbe.

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Le indennità degli amministratori pubblici sono aumentate sensibilmente su decisione del governo nazionale. Non sono questi i dettagli che acuiscono la distanza tra politica ed elettorato?

Secondo me un amministratore che rinuncia al suo lavoro, alla sua famiglia, per dedicarsi alla comunità, ha diritto a una retribuzione adeguata. Il punto è capire se certi amministratori sono all’altezza. Su questo, guardando il contesto italiano, avrei diversi dubbi.

In campagna elettorale lei annunciò che avrebbe votato Federico Scapecchi, poi diventato assessore allo sport. Gli ha portato fortuna.

Mi fa piacere, anche se speravo che avrebbe mantenuto uno spirito più critico, come quando era un semplice consigliere comunale. Certi incarichi, ma parlo in senso generale, a volte ti fanno perdere la giusta percezione della realtà.

Ha cambiato idea sulla Giostra dello scorso settembre? Lei non l’avrebbe corsa, invece alla fine è andata benone.

Non ho cambiato idea, per me è stata una farsa: poca gente in piazza, ressa fuori e sulla lizza dopo la consegna della lancia d’oro. Non è stato un grande spettacolo, mi auguro che per le prossime edizioni vengano prese decisioni più consone. La Giostra o si fa per bene o non si fa. E i protagonisti veri vanno ascoltati di più.

In che senso?

La consulta e le esigenze dei quartieri devono essere maggiormente considerate. Non si può dedicare attenzione al Saracino unicamente un quarto d'ora prima della Giostra.

Saracino che non avrà più Vedovini. Ora che ha lasciato, ha messo tutti d’accordo: gli sono arrivati attestati di stima trasversali.

Giusto così. E’ stato un punto di riferimento per la manifestazione e ha accompagnato la crescita di tanti appassionati di Giostra, compreso me.

Lei un po’ di autocritica la fa mai?

Spesso. In campagna elettorale riconosco di aver alzato troppo i toni, anche nei confronti del sindaco. Ero esasperato e deluso, aver fatto un passo indietro è stato come tagliarmi un braccio. Credo però, e lo dico senza nessuna acredine, di non aver sbagliato giudizio né sul piano personale né su quello politico.

Va sempre in moto?

Sì, anche se dopo la morte di Thomas Lorenzetti non è più come prima. Ho provato a lasciare la mia Bmw in garage ma non ci riesco. E quando tolgo il cavalletto, ho sempre un po’ di paura.

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