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Giorgi: "Lo spirito repubblicano del 4 dicembre per la primavera della politica italiana"

Il 4 dicembre è stata una bella giornata per la democrazia italiana. La straordinaria vittoria referendaria del NO alla controriforma costituzionale ha segnalato una voglia di partecipazione che ha preso in contropiede anche i più acuti analisti...

Il 4 dicembre è stata una bella giornata per la democrazia italiana.

La straordinaria vittoria referendaria del NO alla controriforma costituzionale ha segnalato una voglia di partecipazione che ha preso in contropiede anche i più acuti analisti e politologi, una partecipazione che a mio avviso non può essere considerata contro o di carattere conservativo ma anzi segnala un desiderio di scelta, di contare. Una volontà popolare che vuole esserci e spazza via i piccoli cabotaggi, coloro che stanno sempre con i potenti, che scelgono gli uomini soli al comando, vince nonostante il volume di fuoco di quasi tutto l’establishment, da Farinetti in su, delle confraternite che dicono di contare, dei maggiori organi d’opinione e di opinionisti con tante barbe bianche o colorate, gli errori amari di Prodi e Cuperlo. Lo spirito del 4 dicembre è una grande occasione per dare una svolta popolare e riformatrice al Paese e alle nostre comunità locali. L’altissima percentuale di giovani che votato NO è il segno di una nuova speranza insita nello spirito repubblicano, un grido costituzionale che vuole opporsi alle deregulation selvagge, alla politica delle mance, al solipsismo del caro leader. Giovani che vogliono il cambiamento, quello vero, che cerca di governare la globalizzazione e non solo di subirla semmai utilizzando il surfismo politico della tecnologia senza cultura.

Lo spirito del 4 dicembre c’invita a un soprassalto di unità che rigetta coloro che vogliono dividere ballando sulla pelle del Paese, desidera uno scatto d’orgoglio selezionando una classe politica che sia diversa dalla pochezza di quella attuale, che premi la professionalità e sobrietà politiche. Per questo sono convinto che la guerra delle percentuali è una idiozia politica. Nessuno può ripartire dal 40% e neanche dal 60% e come se io e altri amici, in provincia di Arezzo, c’intestassimo il 45,93 %, sarebbe politicamente ridicolo.

Negli ultimi anni le strumentalizzazioni a rovescio vanno per la maggiore, quando si perdono Roma, Torino e Arezzo, quando si perde duramente un referendum costituzionale schierandovi il governo della repubblica e dividendo il Paese se ne traggono le conclusioni e andare a portare il carrello della spesa può essere non solo una foto ruffiana ma anche una alternativa di lungo medio periodo.

Lo spirito del 4 dicembre rilancia quella sintesi popolare che, per la mia parte, il centrosinistra, ci chiama a nuove responsabilità di programmi comuni e al di là delle vie corte della rottamazione e di uno pseudo giovanilismo, semmai invocato da quelli che hanno sempre vissuto di politica, interpella tutti per una sintesi che organizzi su pochi punti qualificanti il nuovo programma comune per combattere le sempre maggiori diseguaglianze, per rafforzare i diritti del lavoro, per un nuovo welfare di comunità, per investimenti pubblici strategici.

Un programma autenticamente riformatore che coniughi sobrietà e qualità anche nella riforma parlamentare delle rappresentanze. Il coraggio di essere democratici e riformatori ci porta a proporre una camera alta con 100 senatori e una camera bassa con 300 deputati. Il fallimento della legge Del Rio prospetta, all’indomani del 4 dicembre, la elezione diretta da parte dei cittadini dei rappresentanti dei territori nelle amministrazioni provinciali con una riappropriazione di sovranità popolare.

Per tutto questo rifondare il PD può essere uno degli strumenti di rinnovamento per il centrosinistra che verrà, con un cambio radicale di linea, alternativa all’ubriacatura del neo liberismo e al populismo dell’antipolitica, chi perde non può guidare il futuro politico della nostra comunità.

Riprendiamoci le regole come ci ha insegnato il 4 dicembre. Ha ragione quel filosofo veneziano quando dice “ basta con quello di destra che va a votare nel PD per il candidato degli amici “.

Lo spirito del 4 dicembre per la primavera della politica italiana.

Giuseppe Giorgi Convenzione Democratica

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