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Gioco d'azzardo. La sindaca Neri: "Distanziometro e fasce orarie non hanno senso se applicate senza uniformità"

"Dobbiamo monitorare l'evoluzione di certi giochi, tenendo sotto sorveglianza i numeri del fenomeno per capire se stiamo facendo un buon lavoro in termini di contrasto al Gap"

"L'Osservatorio nazionale di contrasto al gioco d'azzardo ha il compito di dare il via libera al piano di contrasto del gap (gioco d'azzardo patologico). Il Governo ha stanziato 50 milioni di euro per le Regioni, di cui 3,5 milioni vanno alla Toscana, per contrastare questo fenomeno. L'argomento va affrontato su vari livelli, nelle nostre comunità questo aspetto viene gestito dai Serd, ma non si può prescindere dall'intervento dei Comuni, del terzo settore e a volte anche delle forze dell'ordine. C'è un mondo che cerca di creare prevenzione ed uno che cerca di costruire macchine da gioco sempre più accattivanti e più pericolose. Dobbiamo monitorare l'evoluzione di certi giochi, tenendo sotto sorveglianza i numeri del fenomeno per capire se stiamo facendo un buon lavoro in termini di contrasto al Gap".

Lo ha affermato - come rende noto l'agenzia Agimeg - Simona Neri, Rappresentante Anci Osservatorio Nazionale di contrasto al gioco d'azzardo e Sindaco del Comune di Laterina Pergine Valdarno, in provincia di Arezzo, nel corso del webinar di Anci Toscana "Costruire politiche di prevenzione al gioco d'azzardo patologico: il ruolo dei Comuni. "La legislazione di base è demandata a Governo, Questure attraverso i Tulps e Adm, ma anche alle sentenze della Corte Costituzionale. Tuttavia nel momento in cui nel 2012 il Gap è entrato a far parte dei Lea (Livelli essenziali di assistenza ndr) ed è iniziato ad essere trattato all'interno dei Serd, anche le regioni hanno cominciato a deliberare con una propria legislazione per la salvaguardia salute pubblica - anche con la costituzione di osservatori regionali - attraverso strumenti molto dibattuti come i distanziometri, a cui è seguita l'attività dei Comuni attraverso il lavoro dei sindaci. Oggi dunque contiamo su tre livelli di intervento: Stato, Regioni, Enti locali, ma quando i Comuni fanno un passo in più per regolamentare gli orari di apertura degli esercizi di gioco, le ordinanze sono finite al Tar. Credo - ha proseguito la Neri - che non abbiano senso singole misure restrittive limitate ai nostri piccoli territori. Il mio comune conta ad esempio 6.700 abitanti, ma che senso ha un'ordinanza che regoli l'apertura e la chiusura delle sale gioco in certe fasce orarie se poi si può giocare nei Comuni limitrofi a pochi chilometri di distanza? Serve agire in modo coerente ed uniforme tra tutti gli enti locali".

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