Esposto contro Chiassai, la replica: "Ho ragione io non l'opposizione, altrimenti ci sarebbe un vulnus"
La presidente della Provincia al contrattacco: "Non è possibile che altrimenti il legislatore consenta all'opposizione di paralizzare i lavori dell'ente assentandosi dall'aula. Ho ascoltato i miei esperti e mi danno ragione"
Dopo l'esposto presentato dal centrosinistra in Provincia contro la presidente Silvia Chiassai, arriva la replica della diretta interessata che, in una lunga nota inviata dall'ente provinciale, parla di "inesattezze" a proposito di quanto affermato dai consiglieri di opposizione.
L'attacco del centrosinistra
I consiglieri provinciali di opposizione Alessandro Caneschi, Eleonora Ducci e Donato Caporali ieri hanno annunciato una formale istanza alla prefettura perché le presdiente Chiassai avrebbe tirato dritto, in occasione della seduta del 12 novembre, nonostante il parare contrario della segreteria generale dell'ente. Così come riportato dal verbale dell'amblea. "Il segretario - si legge - indica al presidente che a norma dell'art. 25 dello Statuto provinciale, proseguire in questa seduta, vorrebbe dire proseguire in una seduta non validamente costituita (...) perché come dice lo Statuto 'Le sedute sono validamente costituite con la presenza di 7 consiglieri computando a tal fine il presidente'. In questo momento - ha pronunciato il segretario - la invito a dichiarare non valida la seduta e di riconvocare il Consiglio perché non è validamente costituito". Il motivo è da ricondurre al fatto che al momento erano presenti solo 6 consiglieri.
La risposta Silvia Chiassai, presidente della Provincia
“Tanto rumore per nulla, se non per perdere l’ennesima occasione per tacere", attacca Chiassai, stigmatizzando un "evidente disprezzo della persona e dei titoli accademici" perché definita "signora Chiassai". Venendo alla questione solevata, Chiassai dice che l'opposizione avrebbe ricostruito "in modo frammentario quanto accaduto nell’ultimo consiglio provinciale; in considerazione che la minoranza ha abbandonato subito la seduta con il fine premeditato di bloccare il consiglio, probabilmente con la volontà di impedirne lo svolgimento anche in futuro, facendo mancare il numero legale".
La questione legata a Marcella Luzzi
Viene poi affrontata la questione della neo consigiera Marcella Luzzi. Ieri l'opposizione aveva tuonato: "In assenza del nostro gruppo, i consiglieri presenti erano solo 6 mentre per una seduta valida ne occorrono 7. La sua (di Chiassai, nda) soluzione: considerare presente e con voto valida la futura consigliera Marcella Luzzi il cui ingresso in Consiglio era una pratica all'ordine del giorno. Pensiamo che chiunque possa comprendere che quest'ultima sarebbe diventata consigliera dopo il voto e non prima. Contro ogni logica, Chiassai ha ordinato alla segreteria generale di considerare già presente la futura consigliera, passando quindi da 6 a 7 consiglieri e rendendo valida la seduta. La segreteria generale si è rifiutata di avallare un atto illegittimo ma Chiassai ha tirato diritto". Chiassai ha replicato che, uscendo dall'aula, "l'opposizione non ha permesso alla neo consigliera, presente alla seduta, di svolgere attivamente il ruolo di rappresentanza per la quale è stata democraticamente eletta. L’atto di surroga di un consigliere certifica soltanto i requisiti di eleggibilità e di incompatibilità senza implicarne la sua funzione".
Chiassai: "Ho ragione io, altrimenti ci sarebbe un vulnus"
E Chiassai chiarisce la sua posizione. "Si dimentica che l’inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio dell’investitura in surroga - è la replica al centrosinistra -, se si studiasse anziché parlare tanto per parlare, si saprebbe che è puro omaggio formale di notifica in quanto trattasi della prima uscita pubblica di un neo consigliere eletto democraticamente. Se fossero vere le affermazioni dell'opposizione, significherebbe che il legislatore avrebbe posto nelle sue stesse norme un vulnus ai principi democratici di rappresentanza consegnando di fatto alla opposizione, qualunque essa sia, la possibilità di paralizzare l’attività e la continuità di un organo costituzionale democraticamente eletto, molto semplicemente assentandosi dall’aula, come è stato tentato di fare. Ma così non è, come confermato da autorevoli organi, nonché costituzionalisti, da me sentiti prima di proseguire i lavori. Autorità che non hanno mancato di confermare la legittimità dei lavori. Nel verbale tra l’altro ho corretto un evidente errore materiale del vice segretario (e non della segretaria che versava in quel momento in uno stato di incompatibilità con l’ordine dei lavori) laddove ho rammentato che nell’appello aveva omesso di chiamare la neo eletta (e non eligenda) consigliera che era lì per volere dei cittadini e non dell’opposizione. Per onor del vero, il capogruppo del centrosinistra aveva già tentato pochi giorni prima di rinviare la seduta con motivazioni non corrette a cui avevo doverosamente risposto non con un semplice 'no', ma con un riferimento puntuale proprio all’articolo 44 del regolamento del Consiglio, che non può essere interpretato a proprio comodo. Non a caso, Il vicesegretario generale, in riferimento al mancato rinvio, afferma di 'essere d’accordo con me per la risposta data' e che 'l’intenzione di confermare e di tenere la seduta non costituisce motivo di illegittimità'". Nella lunga nota Chiassai ha aggiunto anche di ritenere "il comportamento dell’opposizione di una gravità inaudita, soprattutto in questo momento storico".