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Verso le elezioni

Elezioni: la maratona del centro destra per definire i candidati, sale l'ipotesi Mugnai alla Camera

Accanto al nome di punta di Francesco Macrì e a quello di Bernardo Mennini per Forza Italia c'è anche quello dell'ex deputato del partito di Toti. Uno di loro potrebbe sfidare Ceccarelli all'uninominale per un posto alla Camera

Quella di oggi pare una giornata molto importante se non decisiva per la ripartizione dei candidati del centro destra nei collegi uninominali. Il tavolo permanente aperto nei giorni scorsi procede con i lavori. Ci sono i leader di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, Noi con l'Italia di Maurizio Lupi, Coraggio Italia del sindaco di Venezia Brugnaro e infine si è aggiunto Giovanni Toti con Vinciamo Italia - Italia al Centro. Ad esultare per quest'ultimo passaggio è la vicesindaca di Arezzo Lucia Tanti, fedelissima del governatore della Liguria fin da quando lasciò Forza Italia per aderire, tra le prime, alla nuova formazione politica. "Al tavolo sui collegi c'è anche Giovanni Toti. Adesso il centro destra è al completo"scirve su Facebook riportando il titolo di un articolo de Il Tempo che traccia i criteri e il cronoprogramma del centro destra per la scelta dei candidati. "E ora avanti tutta" dice ancora Lucia Tanti. 

MacrìProprio su questo fronte si apre una nuova breccia. Fino a ora i nomi più forti sul piatto del centro destra sono stati quelli di Francesco Macrì, per l'uninominale alla Camera e se il collegio non restasse in quota Fratelli D'Italia potrebbe toccare a un candidato più vicino al centro come Bernardo Mennini di Forza Italia. In queste ore in cui Toti è entrato a tutti gli effetti nei lavori dove il centro destra decide lo scacchiere dei candidati sono salite le quotazioni del deputato uscente Stefano Mugnai, eletto nel 2018 quando era ancora esponente di Forza Italia e invece adesso con Toti nella componente di Vinciamo Italia, Italia al Centro. Dei collegi che nella spartizione spettano alle forze minori come questa, come quella di Brugnaro e di Lupi, se ne farà carico Fratelli d'Italia stessa. Ed è in questo scenario che prende corpo la possibile candidatura del valdarnese Stefano Mugnai, che potrebbe trovarsi a sfidare una sua vecchia conoscenza come quella di Vincenzo Ceccarelli. Mugnai era consigliere regionale di opposizione quando l'esponente di punta del Pd era nella giunta di Enrico Rossi come assessore alle infrastrutture e ai trasporti. Potrebbero ricontrarsi di nuovo nell'interessante sfida per l'uninominale alla Camera. 

Gli altri fronti

"Non barattiamo le nostre idee per un posto al sicuro" è la dichiarazione di Maria Elena Boschi, aretina di Italia Viva che potrebbe essere ricandidata proprio nel collegio di nascita. Il suo riferimento è all'accordo stretto tra Letta e Calenda per il centro sinistra e la corsa, per adesso solitaria del partito di Matteo Renzi. 

L'accordo Pd-Azione, del quale fa parte anche +Europa, ha portato a scrivere di nuovo di politica anche Michele De Angelis, il medico aretino, vicino alle posizioni di Calenda ha dichiarato: "Azione non nasce come partito liberale, ma partito liberal-democratico che ha come interlocutore privilegiato il mondo socialista. Quindi nessuna equidistanza tra destra e mondo Pd, con tutti i suoi limiti per carità. Purtroppo vedendo molti commenti di persone che si sono avvicinate a Calenda non mi sembra un concetto chiaro ma questa vuole essere Azione. Certo andare da soli sarebbe stato conveniente in termini di voti ma completamente sbagliato con questo sistema elettorale." E poi ha aggiunto: "Ho scritto prima dei dubbi che avevo ma ho chiaramente detto sempre prima che auspicavo l’accordo. Motivo: in questa fase e con questo sistema elettorale mi sembra l’unico modo reale per condizionare in senso riformista il Partito Democratico. Il patto repubblicano è stato proposto per questo. Renzi non ci vuole stare? Sbaglia. Il Pd non vuole Renzi? Sbaglia. Non sono renziano ma considero l’ex premier una risorsa importante. Non mi si dica però per amor di patria: ma l’alleanza ( coalizione ) con il Pd non ci convince. E con chi si deve dialogare con Salvini e la Meloni? Sappiamo tutti che Azione prenderà meno voti di quanti ne avrebbe preso correndo da sola. È proprio per questo che la ritengo una scelta coraggiosa e oggi la condivido ancora di più."

Con l'accordo con Azione a sinistra del centro sinistra si è aperto il fronte di Fratoianni e Di Maio che "faticano" a stare insieme a Calenda. Da Arezzo parte un appello all'unità. È la formazione politica Arezzo 2020 di Francesco Romizi che auspica un'intesa elettorale con le "forze politiche progressiste, di sinistra e moderate perché a livello nazionale si costituisca un'intesa elettorale per la difesa e l'attuazione dei principi costituzionali."

“Arezzo 2020 per cambiare a sinistra” è una delle tante realtà unitarie, civiche di sinistra e ambientaliste nata per unire esperienze progressiste presenti nel territorio. A livello nazionale avremmo voluto un’ampia coalizione progressista imperniata su Pd, M5s e forze ambientaliste e di sinistra, per incidere sulle scelte sociali e ambientali più importanti per i lavoratori e le lavoratrici, per i cittadini e le cittadine. Con questo spirito abbiamo anche seguito con interesse i vari tentativi di costruzione di un soggetto politico nuovo, di sinistra civico e ambientalista. Per questo consideriamo un errore l'abbandono del progetto di coalizione progressista e ci impegniamo per ricostruire questa prospettiva a partire dal territorio. È sbagliato, per tutte le forze democratiche e progressiste, adottare strategie elettorali che mettono la destra nelle migliori condizioni per vincere e realizzare politiche inaccettabili su diritti sociali, fisco, beni comuni, ambiente, diritti civili. Ed è ancora più grave e rischioso lasciare campo libero alla destra – che non è maggioranza assoluta nel Paese – per fare quello che vuole della Costituzione italiana. Infatti, una pessima legge elettorale – della quale era stato promessa la modifica - rischia di affidare a una maggioranza relativa di destra un numero sproporzionato di parlamentari, tale da rendere possibile uno stravolgimento della Costituzione senza neppure il ricorso al referendum. Per questo, in presenza di una crisi del progetto unitario, ci rivolgiamo - anzitutto al Pd e al M5s e poi alle altre forze - perché almeno trovino la strada per un'intesa tecnico-elettorale, che riconosca le divergenze di questo momento, ma garantisca un esito equo delle elezioni. L'obiettivo è di assicurare un risultato corrispondente alla reale rappresentatività delle forze politiche. Ogni forza politica di sinistra, progressista, democratica e liberale ha il dovere di presentare al Paese la sua visione dell’Italia e le proposte per il futuro, mostrando con nettezza come le sue proposte siano profondamente diverse da quella della destra. Noi pensiamo che le forze progressiste Paese debbano caratterizzarsi su una propria e autonoma agenda sociale e ambientale per contrastare la destra nel merito delle proposte, oltre che sui valori di democrazia e di libertà. Non bastano generiche enunciazioni di buoni propositi: per riportare al voto milioni di elettori ed elettrici di sinistra occorre dimostrare, con proposte precise su salari e reddito, salute, istruzione, ambiente, diritti civili, pace e giustizia globale, che le forze progressiste sono impegnate a difendere gli interessi popolari. Tuttavia, tutti quelli che non condividono le idee e i programmi della destra di Meloni Salvini e Berlusconi hanno un dovere in più: assicurare che nessuno sfregio sarà fatto alla nostra Costituzione. Ciò può essere fatto, come è stato suggerito da più parti, solo contendendo alla destra ogni collegio uninominale, grazie a un accordo tecnico-elettorale che, nelle sole forme rese possibili da questa pessima legge, consenta di concordare candidati comuni nei 147 e nei 74 collegi uninominali della Camera e del Senato, e di impedire così una vittoria a valanga della destra, anche laddove essa ha solo una maggioranza relativa dei voti. Ci sono le condizioni – noi crediamo – per realizzare un'intesa "istituzionale" di difesa e attuazione dei principi costituzionali, all'interno della quale ogni forza o gruppo di forze potrà dare la propria indicazione su programmi e alleanze di governo. Ci rivolgiamo perciò a tutte le forze progressiste, di sinistra, moderate affinché superino le barriere costruite in questi giorni e riaprano veramente la partita, consentendo a tutti di giocarla alla pari. Le aderenti e gli aderenti a “Arezzo 2020 per cambiare a sinistra” porteranno nella prossima campagna elettorale i programmi e le idee che hanno sostenuto in questi due anni di attività. Lo faranno liberi da indicazioni dell'associazione, ma con il medesimo spirito, qualsiasi sia la forza politica – tra quelle del campo progressista - che sosterranno. Cercheranno in ogni caso di evitare che il confronto elettorale nel campo progressista diventi aspro e comprometta la ricostruzione del progetto unitario. Che resta uno dei nostri obiettivi vitali."

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