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"Bocciato il progetto per una fabbrica che avrebbe assunto 500 dipendenti". Brocchi attacca il Comune

"Ridotto il valore delle case di campagna. L’area agricola arriva dentro la città (alla Tricca e sulla Setteponti vicino a Konz e potrebbero nascere allevamento di suini accanto alle scuole e alle ville"

"È stato approvato il nuovo “piano regolatore” della città. Chiamandolo piano strutturale più piano operativo più regolamento urbanistico ed edilizio, si sono create le condizioni perché nessuno riesca a capire la reale portata di questi strumenti. Ma che faranno molto male proprio ai comuni mortali. Questo piano, che discende da una legge della Regione anch’essa colpevole di iperburocrazia e della pretesa di imporre da Firenze le regole di vita delle diverse città, non ha una visione dello sviluppo di Arezzo. Si è accomodato dietro il paravento regionale del “consumo zero del territorio”: un concetto teoricamente corretto e bello. Non cementificare e se serve, prima trovare cosa abbattere dell’esistente".

Comincia così l'ultimo intervento del candidato consigliere Ivo Brocchi, membro del gruppo CuriAmo Arezzo costituitosi in sostegno alla corsa elettorale di Luciano Ralli come prossimo sindaco della città. 

“Siamo alla utopia o alla dittatura - afferma Ivo Brocchi -  e di certo siamo alla non conoscenza della cultura del nostro territorio, alla incapacità di trasportare nella realtà aretina una regola nata altrove. A studiare questo piano voluto da Ghinelli è stata una società del nord Italia. Il suo concetto è stato questo: riportiamo il più possibile tutto quello che è costruzione abitativa dentro la città, e liberiamo la terra dalle case e dalle costruzioni. Ma se non vogliono buttarle giù facciamo di tutto per impedirne l’uso con piccole aggiunte e trasformazioni, suddivisioni, costruzioni di annessi a servizio. Nel nord Italia (impostazione condivisa dalla Giunta Ghinelli) sono abituati alla pianura Padana dove c’era un edificio al centro della fattoria di 3-4.000 metri quadrati, con un podere di cento o duecento ettari. Da noi ci sono una casa colonica per ogni vecchio poderino che andava da uno a due a cinque ettari. Nessuno li ha fermati. Anzi, quando si sono accorti che stavano provocando un danno spaventoso alle migliaia di proprietari di case sparse nel nostro Comune, qualcuno ha iniziato a metterli in guardia dicendo: qui ci vengono a prendere a schiaffi quando chiederanno di recintare casa e gli diremo di no, chiederanno di costruire un garage e gli diremo di no, se hanno un angolo della casa che cade e vogliono risanare e ricostruire con sistema antisismico gli diremo di no.  E allora hanno pensato di trovare un escamotage con degli emendanti che avrebbero salvato un po’ la situazione, emendamenti presentati dal Presidente della commissione assetto del territorio (uomo di punta della lista OraGhinelli, nonche assessore in provincia e vicepresidente dell’ente guidato da Silvia Chiassai fino a gennaio scorso). In consiglio comunale, sindaco e assessore all’urbanistica in testa con l’appoggio degli uffici tecnici che si sono appiattivi sulle scelte dell’estensore del piano venuto dal nord (un autentico Attila dei tempi nostri), glieli hanno bocciati tutti, facendo dei danni incommensurabili agli aretini. Ma al danno si aggiunge la beffa. Il piano ha ristretto all’inverosimile l’area urbana. Tant’è che l’aria agricola si insinua in città in vari punti, alla Sella, a Santa Maria delle Grazie accanto alla Tricca. Per non parlare di Pantano, Marchionna, villaggio Oriente Orciolaia, Pescaiola, Meridiana, Tortaia, la Mossa, San Marco. “In pratica da domani potrebbero collocare allevamenti di suini, bovini, polli e pecore in mezzo a ville, villette, palazzi e scuole. Hanno messo area agricola luoghi come la Setteponti, con la ex Konz che ora è diventata una cattedrale nel deserto destinata (salvo ravvedimenti) a quasi certa demolizione, con danno enorme per la proprietà. O a San Zeno, sona industriale, dove non hanno concesso ad una azienda che avrebbe assunto ben 500 dipendenti, di costruire un capannone. Roba da matti.” 

“Andate in giro – sollecita Brocchi - a chiedere alle persone se sanno cosa contiene il “Piano regolatore nuovo”? Nessuno. Ci sono in compenso geometri, ingegneri, architetti, costruttori, agenti immobiliari, la quasi totalità delle categorie economiche con la bava alla bocca, ma niente. Così è stato deciso e cosi sono andati avanti. Lucherini a inizio anni duemila, fece un piano regolatore con un progetto chiaro di città. Poteva piacere o non piacere, ma aveva una sua filosofia. E andava zona per zona a spiegare cosa accadeva con quel piano. Ebbe degli scontri feroci con le popolazioni. Lo modificò. Dimostro di essere un sindaco liberale. Ghinelli ha fatto l’opposto. Ogni passaggio è stato fatto nel chiuso dei palazzi, senza un confronto vero con la popolazione. Evidentemente temeva la rabbia popolare. Ma quando scopriranno cosa c’è in questo piano, la rabbia tornerà". 

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