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Venerdì, 19 Aprile 2024
Elezioni-2020

"Punto al ballottaggio. Apparentamenti? Il 21 vedremo". Parla Donati: dall'addio a Renzi ai progetti per Arezzo

Intervista al candidato sindaco, ex assessore al Bilancio ed ex parlamentare, che si è staccato dal centrosinistra e corre sostenuto dalle liste civiche Con Arezzo e Scelgo Arezzo: "Destra o sinistra? Siamo trasversali"

L'ormai ex profeta di Renzi in terra d'Arezzo ha sparigliato le carte, quando il gioco dei big sembrava ormai fatto. Marco Donati, consulente, 40 anni appena ma già una legislatura alla Camera alle spalle, si è messo in proprio per la corsa a sindaco. Addio al Pd prima, saluti a Italia Viva poi: saltato il dialogo con la coalizione di centrosinistra, l'ex assessore al Bilancio, lo scorso giugno, ha deciso di misurarsi di persona, cercando di cogliere quel successo che Matteo Bracciali, il primo dei sodali renziani del tempo che fu, mancò 5 anni fa. Stavolta i Dem - coi nuovi renziani di Italia Viva - sono dall'altra parte (meglio, da una delle altre 7 parti) della barricata. E Donati, tra destra e sinistra, non si sbilancia: "Ci sono esperienze trasversali nelle mie liste", dice. Corsa dura, difficilissima per l'ex parlamentare, ma lui sfoggia un ottimismo nemmeno troppo cauto, immaginando di esser il vero antagonista di Ghinelli. E di trascinare l'attuale inquilino di Palazzo Cavallo, il prossimo 21 settembre, almeno al ballottaggio. E poi? Apparentamenti? "Ne parlerò con i miei, prima. Nessuna scelta è stata ancora fatta".

Da tempo si sapeva del lavoro a una lista civica, a giugno gli indugi sono stati rotti: niente sostegno a Ralli, ma candidatura a sindaco. Perché?

“La motivazione principale è legata al mettere in campo un dibattito serio su alcuni temi cruciali, primo fra tutti quello della sanità pubblica. La pandemia ha rivoluzionato tutto: c'è stata una scarsa attenzione al pubblico durante il lockdown, favorendo il privato. E mi sembra anche che ci sia un'incapacità del centrosinistra di rigenerarsi. Voglio essere un'attrattiva per i più giovani: i ragazzi vanno via da Arezzo e non tornano. Intendo esprimere una serie di posizioni, parlando direttamente a loro".

Fuori dai partiti: Pd e Italia Viva. Perché?

"Ho sperato nascesse una grande forza liberaldemocratica e riformista in seno al Pd, con risposte su scuola e sanità. Ci sono stati interpreti come Veltroni prima e Renzi poi che hanno provato a fare cambiamenti, ma hanno fatto fatica. E adesso questo Paese rischia di schiacciarsi su politiche assistenzialiste non sostenibili. Nel centrosinistra c'è spesso una doppia morale, penso alle partecipate e alla necessità di competenza. Penso alla sanità pubblica e una vicinanza spesso di facciata da parte del centrosinistra, che si dichiara migliore e poi lavora per indebolirla".

Sanità. Quale futuro per il San Donato, una volta terminata l'emergenza Covid?

"La sanità aretina non ha ricevuto molti vantaggi dalla nuova gestione regionale. Arezzo ha solo il 10% dei posti letto ma quasi la metà (46%) della popolazione del territorio della Asl Sud Est. E' difficile tornare all'impostazione di un tempo, alle vecchie Asl, ma ritengo che ogni provincia debba gestire in proprio le risorse: penso che Arezzo ci abbia rimesso. Servono investimenti: nella battaglia Covid l'ospedale San Donato ha dato risposte solo grazie all'impegno personale di medici, infermieri, operatori. Investire su qualità e risorse umane per evitare di doversi rivolgere a strutturare private. E non si capisce poi perché non si riesca a strutturare un'assistenza territoriale adeguata, per non intasare l'ospedale. Il pronto soccorso è ciclicamente sotto pressione".

Donati a chi pensa di fare più male: destra o sinistra?

“E' complesso da dire, ma c'è una fascia di cittadini che si rivede in noi. Centrodestra e centrosinistra, poi, vanno spesso nella stessa direzione, come ad esempio sull'ampliamento dell'inceneritore. Sulla sanità c'è convergenza”.

A proposito, quale è la valutazione sul progetto di ampliamento della capacità di San Zeno? E come si pone rispetto a un'eventuale nuova discarica nell'Aretino, come fatto trapelare dal sindaco Ghinelli?

"Non sono ideologicamente contro il modello degli impianti. Ma ad Arezzo nulla è stato fatto per migliorare la raccolta differenziata. Se un impianto deve essere ampliato, non si può fare altrimenti. Ma questa scelta mi pare determinata da una scarsa capacità di organizzare meglio la raccolta. Arezzo ha il 45% di differenziata: si è fatto davvero poco. L'impianto? E' ben gestito, ma ricordiamo che un impatto c'è sempre. Una nuova discarica? No, vanno ridotti i rifiuti".

Tema ballottaggio. A prescindere dall'esito (essere dentro o fuori), il tema si pone: chi sostenere eventualmente? O con chi cercare accordi?

"Non ci siamo dati obiettivi. Ma la nostra presenza dà un'offerta più amplia e, forse, così si andrà davvero al ballottaggio. Ma questo scenario deve essere valutato dopo il 21 settembre, alla luce del risultato e lo farò con tutti i miei. Nessuna scelta a priori".

Fronte sicurezza legata a microcriminalità, ci sono zone di Arezzo che meritano maggiore attenzione? I presidi diffusi di Polizia municipale servono o sono operazioni di facciata?

"Non c'è soltanto la percezione, spaccio e degrado hanno cambiato intere zone della città. E non credo non si possa intervenire in una città così piccola. Dobbiamo dividerla in quadranti, ognuno pattugliato da squadre di vigili che si occupano solo di quello, in modo da far emergere un rapporto di vicinato tra agenti e popolazione. In più dobbiamo formare i nostri vigili, per avere competenze che li portino a poter affrontare situazioni piu complesse che in passato. Chiaramente, bisogna stare attenti a usare parole come 'esercito' che fa crollare il valore immobiliare di una zona. Così si innesca la paura, che porta le persone ad allontanarsi: se un luogo non è più frequentato, poi muore".

Nuovo regolamento urbanistico e grandi opere. Un giudizio.

"C'è una difficoltà dell'amministrazione comunale ad interloquire con i privati che produce solo lentezza. Propongo una conferenza dei servizi permanente sull'edilizia sull'Ecosismabonus al 110%. Serve una variante al regolamento, perché c'è una certa approssimazione su questo piano, da cui traspare una scarsa conoscenza del territorio. Sono mancati il confronto e l'ascolto degli ordini professionali di ingegneri e architetti: l'urbanistica impatta sull'economia. Sulle grandi infrastrutture, credo che Arezzo debba ripensarsi come città della logistica".

Si presume che possano arrivare, grazie al Recovery Fund, molte risorse per gli enti locali. Come indirizzarle?

"Arezzo deve strutturarsi per intercettare queste risorse, cè un difetto in questo senso da correggere rapidamente. Occorre progettare: in particolare servono investimenti per lo sviluppo economico, molte persone rischiano di uscire dal mondo del lavoro. Arezzo perderà il 27% del fatturato. Ecco, la risposta è la formazione. Di chi rischia di uscire dal mondo del lavoro e dei giovani. Rischiamo di subire criticità per non avere un'offerta formativa adeguata. E poi bisogna puntare sulla sanità".

Turismo e cultura. Cosa va e cosa non va?

"Finora è mancata la capacità di Arezzo di diventare capoluogo turistico, si è iniziato, ma non c'è una proposta adeguata che faccia aumentare il numero dei pernotamenti. Il mordi e fuggi turistico è molto rilevante. Sulla cultura occorre scommettere per ridare identità alla città. Bisogna avvicinare i giovani: servono nuove forme di cultura, teatro, musica. Penso alla polifonia, a una nuova stagione teatrale, a un festival della letteratura, a laboratori culturali".

La crisi post-Covid rischia di creare sempre più ampie sacche di povertà. Proposte sul versante sociale?

"La città è cambiata e sono aumentate le esigenze. Bisogna puntare sulla consulta del volontariato. E' mancata attenzione nelle politiche sociali di questa amministrazione, sono state fatte scelte errate. Serve un'analisi dei bisogni, occorre capire dove intervenire, mappare le marginalità. Propongo un numero verde per gli anziani che hanno meno dimestichezza con la tecnologia, per dare risposte alle fragilità".

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