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Fine del Governo Draghi

Draghi va al Quirinale per le dimissioni: 2 ottobre probabile data delle elezioni

È l'epilogo degli ultimi convulsi giorno della politica italiana che hanno visto terminare la maggioranza che sosteneva il Governo Draghi

Mario Draghi si sta recando al Quirinale per consegnare nelle mani del Presidente della Repubblica le sue dimissioni. Le ultime giornate convulse della politica italiana hanno portato alla fine della maggioranza allargata che sosteneva il governo Draghi. Prima la crisi innescata dal Movimento Cinque Stelle con il mancato voto del Dl Aiuti da parte dei parlamentari grillini, poi la crisi rafforzata dalle posizioni assunte dai partiti di centro destra che finora erano stati al Governo e cioé Lega e Forza Italia. Ferma sulle sue posizioni Giorgia Meloni leader di Fratelli d'Italia che chiedeva e continua a chiedere di andare al voto prima possibile.

La probabile data per l'apertura delle urne è quella del 2 ottobre, scartando quella del 25 settembre che coincide con una festività religiosa ebraica. 

Tanti i commenti anche degli esponenti politici aretini.

Fra tutti spicca quello di Francesco Macrì, dirigente proprio di Fdi, che scrive a Giorgia Meloni attraverso i suoi social, postando una foto della leader in una tappa elettorale ad Arezzo.

"Cara Giorgia Meloni hai ragione: Andiamo a votare, è meglio. Per tutti. La giornata di oggi porta due convinzioni: non è vero che dopo Draghi ci sia il diluvio e se la classe politica che ci deve governare è quella che stiamo vedendo, allora il voto è indispensabile. Sgombriamo il tavolo dalle carte false: il rischio di perdere i fondi del PNRR, senza Draghi, è semplicemente una bufala. Ormai le procedure sono avviate e incanalate in un percorso stabilito, peraltro dichiarato dallo stesso Draghi. La verità? E’ la continuità di questa maggioranza che mette a rischio i fondi del PNRR. Questi sono legati alla riforme e una maggioranza arcobaleno dove coesistono tutto e il contrario di tutto non crea le condizioni per riforme serie e strutturalmente necessarie al paese. Ministeri con ministri, vice ministri e sottosegretari che la pensano in maniera totalmente opposta fra loro non facilita l’attuazione dei progetti. Prova ne sono i tanti decreti attuativi necessari a dare gambe ai progetti e alle leggi che sono incagliati all’interno dei ministeri. Quella di stamani è la fotografia politica del paese. Draghi non riesce ad avere una maggioranza politica degna di questo nome e coesa. Ed ecco la sostanziale richiesta di pieni poteri con l’abdicazione da parte della politica e l’affermazione del sillogismo in base al quale l’assenza di Draghi è il fallimento del paese. E’ una tesi che molti sindaci hanno sostenuto con convinzione e altri con un pizzico d’ingenuità che forse restituisce ai mittenti le critiche rivolte a Giorgia Meloni. Draghi non può chiedere pieni poteri perché non è stato votato dai cittadini e nemmeno dai sindaci. Se il Presidente del Consiglio si sente obbligato a trovare le ragioni del suo ruolo non nei partiti che glielo hanno assegnato ma nei cittadini, allora Fratelli d’Italia ha veramente ragione: facciamo decidere i cittadini. Subito."meloni-macrì-2

L'appello dei sindaci, le parole di Ghinelli su Meloni

Nei giorni scorsi molti sindaci, tra cui quello di Arezzo avevano sottoscritto una lettera per Draghi per chiedergli di rimanere e nell'intervista rilasciata ieri a La Stampa, Alessandro Ghinelli aveva espresso un concetto riferito a Giorgia Meloni: "Meloni ha le carte in regola ma per il Governo deve studiare" . Un concetto che non deve essere piaciuto agli esponenti di Fratelli D'Italia se poi lo stesso primo cittadino ha sentito di dover dare spiegazioni attraverso Facebook:

"In merito all’intervista pubblicata questa mattina dal quotidiano La Stampa rinnovo e confermo la stima nei confronti di Giorgia Meloni che, come ho dichiarato, ha tutte le carte in regola per assumere incarichi istituzionali di assoluto rilievo. Ho firmato l’appello a Draghi perché rimanga fino a primavera 2023 perché in questo momento i comuni italiani che hanno sulle spalle l’impegno per investire 240 miliardi di euro entro il 2026 non possono permettersi battute d’arresto. Quello che ho detto è che temi come ambiente, sostenibilità, cambiamenti climatici, che a mio avviso sono prioritari nell’agenda politica dei prossimi anni non hanno al momento il giusto spazio nel programma politico di Fratelli d’Italia. Da qui il mio appello a Giorgia Meloni di entrare di più dentro a questi temi, e cavalcarli politicamente da un’ottica di centrodestra. Tutto qui."

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