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Dal primo gennaio la cultura alla Fondazione Guido Monaco. Sondaggio per lo spostamento dei dipendenti

Dal primo gennaio 2018 la cultura ad Arezzo sarà gestita dalla Fondazione Guido d'Arezzo alla quale sarà ampliato lo statuto per permettergli di fare ulteriori attività rispetto a quelle attuali. La notizia è contenuta nel documento unico di...

Dal primo gennaio 2018 la cultura ad Arezzo sarà gestita dalla Fondazione Guido d'Arezzo alla quale sarà ampliato lo statuto per permettergli di fare ulteriori attività rispetto a quelle attuali. La notizia è contenuta nel documento unico di programmazione del Comune di Arezzo.

Della fondazione cultura, al pari di quella del turismo, si sente parlare ormai da mesi, ma adesso pare che siamo vicini ad un traguardo.

Se quella destinata al turismo è stata sviscerata maggiormente e si sa che dovrà gestire le risorse che arriveranno dalla tassa di soggiorno, quella sulla cultura è invece molto più nebulosa.

Quali sono le notizie accertate? Il sindaco a fine ottobre in una riunione ha comunicato la chiusura dell'ufficio cultura e di quello del turismo ai relativi dipendenti, chiedendo loro anche se volessero accettare il trasferimento, a parità di contratto, dall'amministrazione centrale alla fondazione. Per adesso pare che nessuno di loro abbia aderito, nonostante dal punto di vista sindacale ogni aspetto sia già stato chiarito, fornendo ai dipendenti del comune un incentivo e anche 6 mesi di tempo per tornare indietro nella decisione presa di trasferirsi alla fondazione. Adesso l'amministrazione è passata a fare un sondaggio tra tutti i dipendenti per capire se ci sarà qualcuno che vorrà accettare il comando di trasferimento.

A puntarci le attenzione è il consigliere di Arezzo in Comune Francesco Romizi:

"Al momento non sappiamo cosa andremo a votare, non ci sono documenti che dettagliano l'operazione e se le informazioni che ho in possesso sono vere, sono fortemente preoccupato, porterò la questione anche in commissione controllo e garanzia. Intanto, pare che la sua costituzione verrà deliberata nel prossimo consiglio comunale. Siamo arrivati a ridosso di questa data e del nuovo soggetto giuridico sappiamo solo che sarà una sorta di estensione, di esplosione sarebbe meglio dire, di qualcosa già esistente, la Fondazione Guido Monaco, e che c’è la speranza, da parte della giunta, che qualche dipendente comunale di buona volontà dia la sua disponibilità a fare partire la macchina."

La fondazione, per sua natura sarà un ente di diritto privato, che gestirà i beni pubblici più importanti di Arezzo:

"Dunque: noi consiglieri comunali ci vedremo privare del potere di controllo, politico ed economico, su quanto adesso era di nostra competenza, la voce “cultura”, senza essere stati coinvolti preventivamente.

La cultura non è l’erba dei parchi pubblici, non è il tamponamento di una buca sull’asfalto, tutte cose nobilissime e necessarie sia chiaro, ma un elemento particolare per una città d’arte come Arezzo. Un unicum, per ragioni di prestigio, risorse, impegno da destinarvi, varietà di soggetti che la praticano in ogni ambito. Il Comune, l’ente pubblico, si spoglia del potere di intervenire in tutto questo a favore di un soggetto giuridico di diritto privato. Di cui non conosciamo i soci, la pianta organica, le professionalità necessarie, il piano di marketing per i prossimi anni, la pianificazione degli obiettivi a breve e medio termine. Se per ipotesi, nessun dipendente comunale desse la sua disponibilità a entrare a fare parte di questa nuova impresa, perché di nuova impresa si tratta, con quale personale funzionerebbe? E se invece, al contrario, tutti i dipendenti dell’ufficio cultura vi entrassero a fare parte, cosa avremmo? Che Arezzo sarebbe l’unico Comune capoluogo di provincia in Italia a non avere un ufficio del genere. O, a pensare male, che assisteremo a un semplice cambio di nome: da ufficio a fondazione cultura. Tuttavia avremo un nuovo cda e direttore generale e dunque cariche da assegnare.

Ed eccoci al punto più dolente: questo cda e questo direttore avranno carta bianca su un patrimonio immenso, dalla Fortezza al Teatro Petrarca, dal Pietro Aretino ai locali dell’amministrazione presso le logge Vasari. Una fondazione monstre, tuttologa e non di scopo come ce ne sono in Italia: soggetti che lavorano su progetti specifici come il Maggio Musicale a Firenze o il Festival del cinema a Roma. Ad Arezzo abbiamo scelto di giocare in grande e di creare un Leviatano della cultura. Così se oggi un’associazione culturale chiede il Petrarca al Comune di Arezzo per un saggio di danza dei suoi iscritti, pagando ovviamente quanto previsto nel regolamento di utilizzo, ottiene il teatro stesso e, se lo specifica, il patrocinio dell’ente. Si tratta di passaggi che avvengono praticamente in automatico. E domani? Questo cda, questo direttore generale, avranno carta bianca nel disporre o meno la concessione di spazi che, fino a prova contraria a oggi sono pubblici. Dal 2018 a disposizione di un soggetto privato che, legittimamente, potrà pure negarli."

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