"Cura dei figli, dei cari non autosufficienti, lavoro: la fatica delle donne non interessa al Comune"
L'attacco arriva dalla Conferenza delle Donne Democratiche che accusa le politiche dell'amministrazione che non intervengono a dovere per evitare che le donne siano sempre più costrette a licenziarsi o a farsi carico di un sempre più gravoso carico di lavoro
La conferenza delle Donne Democratiche di Arezzo pone l'attenzione sui servizi a sostegno delle famiglie. A scrivere sono Donella Mattesini portavoce provinciale Conferenza Donne democratiche, Alessandra Nocciolini che ne è la delegata nazionale e Giulia Travi che è la portavoce Conferenza Donne democratiche Arezzo.
"L’ISTAT ogni anno ci conferma che noi donne rispetto agli uomini, lavoriamo in media 4 ore in più al giorno. Questo perché il lavoro di cura è purtroppo, ancora o quasi tutto, sulle nostre spalle. Lavoro fuori casa, lavoro in casa, cura della famiglie e dei figli: il tempo per noi è sempre meno o sempre troppo poco. Ma non è un destino ineluttabile. Tutto ciò dipende da modelli culturali resistenti al cambiamento e molto anche dai servizi e dalle attività di supporto e sostegno alla famiglia e alla cura delle persone. Competenze queste che sono in capo al Comune: quello di Arezzo di fronte a questo tema è sordo e muto. Esempio ne sono l’erogazione dei servizi educativi rimasti fermi ormai da molto tempo. Gli orari che sono sempre gli stessi - eppure i bisogni delle famiglie sono cambiati - ma fermi anche nella tipologia dei servizi offerta, nonostante la legge 65/2020 che ha istituito il “sistema integrato dei servizi educativi”."
"Arezzo è stato negli anni passati, riferimento nazionale per l’innovazione e non solo, tant’è che qui, già molti anni fa, fu attivato e aperto alle famiglie e ai bambini, il “Centro per l’ascolto”. Purtroppo la soppressione di questo servizio, è stato uno dei primi atti compiuti dall'amministrazione Ghinelli. Quella Legge del 2017, oltre ai nido e alle scuole dell’infanzia, prevede e finanzia servizi quali: spazi gioco, servizi educativi in ambito familiare e centri per bambini e famiglie. Arezzo ha ricevuto già nel 2018 348.792 euro, nel 2019 ancora 375.486 euro e nel 2020 ben euro 766.000. a cui vanno aggiunte le risorse della Regione Toscana. Tanti soldi spesi come e dove non si sa, visto che non c’è nessuna nuova risposta, nessun progetto innovativo che favorisca l’aumento sia quantitativo che qualitativo dei servizi per bambini e per famiglie. Ma nemmeno attività per dare risposte ai bambini e alle bambine dai 6 anni in poi. Finito l’orario scolastico: trulli trulli, chi l’ha fatti li trastulli. Non c’è nessun specifico servizio, ma nemmeno una progettazione alternativa per il sostegno dei familiari non autosufficienti e/o con malattie croniche. Questione questa che attiene e riguarda anche i servizi sociali. Tanto disinteresse lascia sole le famiglie e soprattutto le donne. Donne che sono ancora sempre costrette a licenziarsi o in alternativa a farsi carico di un sempre più gravoso carico di lavoro. Adesso ci si inventa la “Fondazione di Comunità” così si potrà nascondere il fallimento causato, sia dall’incapacità di governare ma anche dall’indifferenza di chi dice di amministrare ma che invece non è in grado di prestare la minima attenzione alla vita reale delle persone e alle loro richieste."