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Congresso regionale Pd: Bonafé al 63% nell’Aretino. La scheda bianca di Brandi e i circoli che non hanno votato

E se c’è chi non ha votato, c’è anche chi per la prima volta nella sua personale storia di iscritto ha lasciato scheda bianca come Paolo Brandi

I voti nei circoli del Pd si sono chiusi, i primi giochi, seppur con numeri risicati sono fatti e il risultato si sta delineando, anche se tutto poi si deciderà con le primarie aperte del 14 ottobre. Il Pd toscano cerca il suo nuovo segretario regionale dopo la reggenza di Dario Parrini.

L’affluenza è stata molto bassa, con nel resto della regione circa. In provincia di Arezzo si è attestata al 28% dei tesserati, meno di uno su tre è andato a fare la sua scelta tra Simona Bonafè e Valerio Fabiani, sostanzialmente una renziana e un orlandiano.

Ad Arezzo città stesso tipo di affluenza con 161 votanti su 570 che hanno scelto per il 13,66% Fabiani e per ben l’84,47% Simona Bonafé.

In totale il territorio ha espresso il 63% delle preferenze per la parlamentare europea e il 37 per Fabiani. Ci sono circoli in cui il 100% è andato alla Bonafè, ma in numeri assoluti si tratta di 7, 11 iscritti, numeri che non possono dare la misura di questo voto. “Un dato importante su cui riflettere? I circoli che hanno deciso di non votare – spiega il segretario provinciale Albano Ricci – che si sono riuniti e hanno scelto di non partecipare a queste convenzioni prima delle primarie aperte. Non hanno condiviso le modalità del congresso, troppo veloce, poco condiviso nei modi. Questo è successo nel cortonese ad esempio, alle Chianacce, Val di Loreto, Vald’Esse, ma anche a Montemignaio e lo hanno fatto con fierezza.”

Pensieri condivisibili. “Anche io avevo sollevato delle indicazioni con un documento con il quale chiedevo di non burocratizzare troppo, di non spremere i nostri iscritti di non affaticarli con percorsi imposti e di andare direttamente alle primarie del 14 ottobre ad esempio.”

E se c’è chi non ha votato, c’è anche chi per la prima volta nella sua personale storia di iscritto ha lasciato scheda bianca come Paolo Brandi:

“Stavolta, per la prima volta in vita mia, non ho dato retta alle indicazioni degli antichi e ho deposto la scheda bianca nell’urna. L’ho fatto, come iscritto, per la votazione del Segretario Regionale del PD. I motivi sono più di uno: Il primo è che si tratta di una votazione che serve a poco, per non dire a niente. Le elezioni “vere”, le così dette primarie aperte, quelle dove parteciperanno anche i non iscritti, ci saranno il 14 ottobre ed è lì che si sceglierà il segretario. Che la consultazione degli iscritti sia poco sentita lo dimostrano le percentuali dei votanti, come a dire: cari dirigenti fate quel che vi pare, tanto a noi non ce ne frega niente. Secondo perché ritenevo che le assemblee degli iscritti, invece che diventare dei “contifici”, potessero essere usate per riaprire un dialogo con la gente sui problemi della Toscana e questo non è stato fatto. Terzo perché i programmi, o meglio le piattaforme, che i due candidati hanno presentato, sono così poveri d’idee da non consentire alcun tipo di scelta: solo titoli e niente sostanza. In ultimo credevo che occorresse ribaltare completamente la prospettiva. Ho l’impressione, ma a questo punto è più di un’impressione, che in troppi passino da una riunione all’altra, senza fermarsi a guardare quello che succede intorno. Occorreva per prima cosa partire da un’analisi su quello che è successo in Toscana, dove abbiamo perso tutto quello che si poteva perdere, poi affrontare i bisogni della gente, comprendere le loro preoccupazioni, decifrare le loro aspettative e su questo mettere in fila i candidati e i programmi. Invece si è fatto il contrario: prima i nomi poi si vedrà.
Detto in maniera brutale ho la sensazione che ci sia già un tentativo di accaparrarsi poltrone future, senza rendersi conto che, di questo passo, non ci sarà nemmeno uno strapuntino.”

Un partito che annaspa, da un lato si sfalda e si divide, dall’altro si irrigidisce:“Un partito in difficoltà non lo si risolleva con le rigidità statutarie – dice ancora Ricci – abbiamo bisogno di slancio ed entusiasmo, non di burocrazia,regole e statuti, siamo imbrigliati in un congresso permanente, perché dopo il 14 si apre quello nazionale e si ricomincerà con il voto nei circoli.”

Le divisioni interne, un grande male del Pd.

“Siamo un partito bravo a dividersi su tutto, ci dividiamo anche su come dividerci, invece dovremmo essere più aperti, più vicini alle persone, agli amministratori che sono lasciati soldi di fronte ai cittadini e di fronte alle istituzioni superiori.”

@EnricaCherici

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