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Casa delle culture a tempo, poi solo in front office. Arezzo in Comune solleva il caso, protestano Pd e Popolari

Nella seduta di ieri a Palazzo Cavallo è emersa la questione del futuro della Casa delle Culture. La convenzione tra il gestore, Oxfam, e il Comune scadrà a breve, il prossimo marzo. Francesco Romizi di Arezzo in Comune ha presentato...

Nella seduta di ieri a Palazzo Cavallo è emersa la questione del futuro della Casa delle Culture. La convenzione tra il gestore, Oxfam, e il Comune scadrà a breve, il prossimo marzo. Francesco Romizi di Arezzo in Comune ha presentato un'interrogazione: "La Casa delle Culture sorge in uno degli edifici meglio recuperati della città. Dal 2013 è gestita da Oxfam Italia. Il front office gestisce 8.000 utenti annui. A marzo scade la convenzione senza che emerga un qualche interesse a rinnovarla". Sul futuro, però, non ci sono certezze. "Ci sarà una proroga della convenzione di pochi mesi - ha detto l'assesore Magi -. Dopo di che sarà mantenuto il servizio di front office mentre per il resto dell’edificio è stato rilevato come ci siano spazi e condizioni per un suo diverso utilizzo".

Lo stesso Romizi, a distanza di 24 ore, torna sull'argomento con una nota:

Al consiglio comunale di ieri ho presentato un interrogazione sulla Casa delle Culture che è un fiore all'occhiello della città, frutto di un progetto e di una visione politica. Il progetto era quello che ha permesso di ottenere finanziamenti europei per la sua realizzazione, la visione era quella di una città integrata, dove gli immigrati e la loro cultura trovassero, appunto, una “casa”. Un ascolto. E questo ascolto si sostanzia in 8.000 utenti che in un anno non hanno affollato gli sportelli dei servizi sociali ma si sono recati al front office della Casa delle Culture, che ha dunque svolto anche un ruolo importante di “ammortizzazione” sociale. La gestione di Oxfam Italia sta per scadere e non c'è interesse da parte di una Giunta che ha per modello Trump di proseguire in questo percorso. Resterà il front office, forse, ma l'edificio e i suoi spazi verranno destinati ad altro rispetto al ruolo che hanno avuto in questi anni. Anche l'ultimo baluardo di una cultura positiva, non criminalizzante e di apertura corre il rischio di chiudere i battenti.

E sull'argomento intervengono anche Pd e Popolari per Arezzo.

La Casa delle Culture - spiega una nota del Gruppo Pd in consiglio comunale - è un progetto che caratterizza la città di Arezzo. Un progetto sociale innovativo, che è nato da un percorso partecipato tra comune, cittadini italiani, stranieri e terzo settore. Il progetto parte integrante del Piuss, primo in graduatoria Regione Toscana, è stato premiato da un importante finanziamento europeo che ne ha consentito l’avvio, ed ha trovato sostenibilità con la sola quota destinata allo sportello informativo, quindi, nella responsabilizzazione degli utilizzatori. Ha fatto da modello a progetti analoghi in altre parti di Italia e di Europa. Lo spazio è utilizzato come luogo di incontro tra culture diverse, con un plurale che sottintende diverse forme di espressione culturale (musica, cucina, teatro, letteratura, laboratori artistici) e di diverse origini culturali geografiche. È luogo privilegiato per l'insegnamento della lingua italiana ad adulti e bambini. È il luogo internazionale nel centro di Arezzo, che ha visto tante iniziative di scuole della città, università americane, studentato di Rondine, Unesco, associazioni ed Ong. Il Comune deve proseguire e rilanciare questo progetto assumendo il ruolo che gli spetta di governance delle reti territoriali, di conoscenza ed integrazione dei cittadini stranieri, ed un ruolo di protagonista nella innovazione sociale al di fuori dei nostri confini. In conclusione, auspichiamo che non prevalgano l’oscurantismo e l’inerzia, e che il Comune non rinunci al suo ruolo di governo di tutti i cittadini.

E i Popolari per Arezzo aggiungono:

Almeno per una volta l'amministrazione deve essere chiara e spiegare come intende procedere - commenta Massimo Soletti dei Popolari per Arezzo. - È nell'interesse di tutti un atto di responsabilità rivolto a quella dimensione dell’immigrazione ormai stanziale, quotidiana e lecita. Se la giunta ritiene troppo onerosa la gestione della Casa delle Culture può provvedere ad un bando più sostenibile che però mantenga le attività necessarie per una corretta integrazione, ma riteniamo che una rinuncia globale non possa essere accettabile.

Immagine tratta da facebook

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