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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Bianconi: "Arezzo una città senza borghesia. Quanti accordi paesani trasversali"

Innamorato di Arezzo, ma allo stesso tempo molto critico con le istituzioni e con il popolo. Ironico, ma anche arrabbiato. Maurizio Bianconi, avvocato dell'oro e delle imprese, parlamentare del gruppo misto, fondatore insieme a Capezzone e Fitto...

Innamorato di Arezzo, ma allo stesso tempo molto critico con le istituzioni e con il popolo. Ironico, ma anche arrabbiato. Maurizio Bianconi, avvocato dell'oro e delle imprese, parlamentare del gruppo misto, fondatore insieme a Capezzone e Fitto del movimento dei Conservatori e Riformisti è pronto a lanciare da Roma il nuovo partito frutto della Convenzione Blu. Ma non sono certo i temi nazionali quelli che ci hanno tenuti un'ora e mezzo seduti ad un tavolino. Le domande sono tante, molte le volte che ha detto "questo però non lo scrivere". Nelle sue risposte i riferimenti continui agli accordi trasversali, agli interessi privati che secondo Bianconi muovevano e muovono tutt'ora la politica e l'amministrazione della cosa pubblica ad Arezzo.

Che città è Arezzo?

"Arezzo è una città che non si sa autotutelare. Lo dimostra la storia, per centinaia di anni dominata da Firenze, Arezzo non ha sviluppato mai una borghesia urbana. Tanto più che dalla metà degli anni '50, quando il 52% della popolazione era impiegata in agricoltura, è arrivato lo sviluppo industriale e le improvvise fortune portarono molti denari agli aretini, ma non lo sviluppo di una cultura urbana."

E gli aretini?

"Gli aretini, di conseguenza sono ottimi agricoltori e buoni commercianti, sono capaci di far rendere la terra coltivandola oppure costruendoci sopra, ma questo è uno sviluppo problematico. Il denaro ha provocato una sbornia collettiva, gli aretini hanno agito con animo coloniale, un atteggiamento cieco, depredando. L'aretino è un grande lavoratore, ma non inventore, pochi sono stati gli innovativi, gli altri copiavano, tutti a rincorrere, basta vedere ad esempio sulla lavorazione dell'oro. In sostanza Arezzo si è sviluppata come Prato, senza una borghesia urbana."

Venendo ai giorni nostri, come vede la città da fuori, visto che viene ad Arezzo due giorni alla settimana?

Non vedo lume per Arezzo ci sono problemi che la gente fa finta di non vedere, certo l'assenza di lavoro, ma io direi soprattutto il fatto che Arezzo non è un centro di comunicazione e nemmeno un centro di innovazione, manca una vera università specializzata per l’economia della città. Turismo? Non ne parliamo, potremmo sfruttare la nascita ad Arezzo dei grandi, ma non lo facciamo, i pesci siluro hanno preso tutto.

La giunta Ghinelli?

E’ una continuazione di quella di Lucherini, la sinistra ad Arezzo si è suicidata dai tempi del successo di Ducci in poi perché ha preferito scompartire i pezzi di potere invece che pensare a un sistema per la città, hanno provato a fare il Ducci, ma non gli è riuscito. La giunta Ghinelli non è di largo respiro, ma è di grande continuità.

Parlano di ordine pubblico? Ma se gli hanno rubato l’albero in piazza Guido Monaco. Domandatevi, è un’Arezzo più pulita, migliore, più sicura? Siamo il centro mondiale delle migliori fiere del mestolo, vi rendete conto, il mercato tirolese sotto le logge del Vasari?

Cosa ne pensa della gestione dei rifiuti e dell'acqua?

E’ pazzesco che un sindaco di centrodestra abbia in mano la cassaforte di sinistra e un suo assessore che ne faccia parte e si occupi di rifiuti e mi dicono che sia di sinistra. Macrì? E’ diventato uno dei più importanti imprenditori italiani, con la sua nomina hanno inteso premiare la sua fortissima militanza a sinistra. Sono accordi tutti legali, ci mancherebbe, ma è una spartizione di potere trasversale. Quando mi dimisi da presidente del consiglio comunale dissi una frase ancora molto attuale, qui prevalgono interessi paesani, trasversali ma tenacissimi."

Il servizio idrico?

E’ da 15 anni che dico che non va bene lo feci notare anche contro i miei partiti. Tutti si preoccupavano solo di piazzare qualcuno a l’Ato.

Bianconi per Arezzo?

Mi dicono che per Arezzo non ho fatto niente, ma non è vero, proprio per i motivi di mancanza di una borghesia che componesse la classe dirigente di questa città ho provato a fare leva sull'identità culturale con le campagne per i simboli di Arezzo come il ritorno della Chimera. Rispetto a quello che c'è ora, io avrei voluto contrapporre la giunta delle cose da fare. Tra il '91 e il '92 ci provai con l’Unione dei Cittadini un momento civico per il bene comune, si sarebbe potuta fare anche adesso. Ma questa città i migliori non li vuole. Se ci fate caso, i migliori di Arezzo, tra i quali io mi metto, sono fuori dalla città, qui prevale l’interesse privato. Ho capito io stesso di essere un corpo estraneo in questa città, forse la virtù è essere figlio di un non aretino, c'è minore coinvolgimento acritico, sono diventato qualcuno quando ho lasciato Arezzo.

L'abbiamo più volte sentita parlare della vicenda di Banca Etruria, del Monte dei Paschi di Siena, ha spiegato alla Camera anche recentemente come la pensa.

Innanzitutto noi aretini siamo più inc...ti per quello che danno al Monte Dei Paschi che per quello che hanno tolto a noi, sia le istituzioni aretine che il popolo, Ghinelli compreso. Nel sistema banche c’è una finalità chiara, di alcuni gruppi di occupare il territorio toscano, è una tradizione che si ripete.

Il Monte dei Paschi era il vero avversario politico del centro destra toscano. Non c’è mai stata iniziativa regionale senza il sostegno di Mps. Il piano adesso è di avere un nuovo istituto di riferimento, banca del territorio gestita da piccole lobby. Arezzo, anche in questo caso, è stata una città che non si è saputa autotutelare.

Cosa si deve fare ad Arezzo?

Punto e accapo, tutti gli attori attuali devono lasciare, meno coloro che fanno un patto per la città, perché si operi certo secondo legittimità, ma recuperando il senso dell'eticità di quello che si fa ed anche di quello che non si fa. Sono in politica dal 1959, dal 1990 a livello nazionale, tra pochi anni ne uscirò con qualche soldo in meno di prima, perché la politica non deve servire per arricchire chi la fa, ma per il bene comune. Per Arezzo non dobbiamo lavorare sui partiti, perché c’è da costruire una classe dirigente per la guida della città.

N.d.a - Questa è la prima di una serie di interviste con i politici aretini impegnati a livello nazionale che la nostra redazione ha messo in calendario. Un appuntamento settimanale con il quale chiederemo prima di tutto ai parlamentari aretini di confrontarsi con i temi della città. Buona lettura.

@EnricaCherici

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