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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Bertoli (Pd): "Con la destra aretina si passa dalla tolleranza zero all’eguaglianza zero"

"L’assessore Tanti, con il sostegno del Sindaco Ghinelli, sembra continuare a svolgere un ruolo di dirigente politico e non di rappresentante istituzionale. Nella sua veste di assessore alle politiche sociali annuncia di “sostenere gli aretini”...

"L’assessore Tanti, con il sostegno del Sindaco Ghinelli, sembra continuare a svolgere un ruolo di dirigente politico e non di rappresentante istituzionale. Nella sua veste di assessore alle politiche sociali annuncia di “sostenere gli aretini”. Agli extracomunitari senza lavoro da due anni “sarà consigliato di tornare a vivere nel proprio paese di origine”". A intervenire sullo scottante tema è Elisa Bertoli, vice capogruppo Pd al Comune di Arezzo del Pd.

"Nella sede istituzionale e cioè il Consiglio comunale - prosegue Bertoli con una lunga nota -, avremo modo di discutere la coerenza costituzionale di queste intenzioni, l’eguaglianza dei cittadini, la correttezza formale della distinzione tra gli aretini e il “resto del mondo”. E poi i dubbi interpretativi: non esistono solo gli “aretini” e gli “extracomunitari” ma anche gli stranieri comunitari e gli italiani non aretini. Quelli di loro che saranno disoccupati per due anni, verranno “invitati” ad abbandonare Arezzo? Ma le questioni amministrative, per quanto paradossale, sono secondarie rispetto al messaggio politico ed etico dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Arezzo. Penso sia una lettura corretta affermare che la sua visione strategica sul futuro di Arezzo è quella della cittadella medievale, fortificata con ordinanze sindacali, dotata del ponte levatoio realizzata dallo stesso assessore. All’interno solo gli aretini (da quante generazioni?) e gli stranieri che portano soldi (i turisti). Fuori la moderna “plebe”: le badanti, le colf, i lavoratori stagionali, tutti gli extracomunitari che fanno comodo per alcuni attività ma che diventano donne e uomini senza diritti appena il lavoro lo perdono.

Credo che il futuro di Arezzo, come del resto del mondo, sia quello di affrontare le crisi con la testa alta per immaginare e costruire una vita diversa e migliore. Per tutti. Non penso che la soluzione sia quella di tentare di bloccare gli ingranaggi del tempo e della storia per ripristinare un passato che non potrà più tornare.

Gli arroccamenti sono pericolosi perché generano conflitti. Ed anche la paura è pericolosa. Un assessore comunale è assessore di tutti, anche di coloro che, pur essendo nati in un altro paese, sono cittadini italiani (sempre che la destra non intenda introdurre il concetto amministrativo di cittadinanza aretina) disoccupati. Il futuro lo si costruisce guardando avanti e non avremo mai più una comunità di puri aretini. La contaminazione delle razze, delle religioni, delle etnie, della culture e delle idee è il vero motore progressivo della storia umana.

L’eguaglianza è un valore irrinunciabile, nei diritti ma anche nei doveri. Nessuna tolleranza non solo per chi vive ed opera al di fuori dei limiti stabiliti dalla legge ma anche per chi pensa di poter vivere sulle spalle degli altri. E anche qui non contano né razze né origini. Abbiamo un problema internazionale di dimensioni enormi e cioè i flussi migratori. Un problema che una piccola istituzione locale non è in grado di gestire. Il “chiamarsi fuori”, però, non è la soluzione. Dal mio punto di vista non lo è sotto tutti i punti di vista. Dovrebbe però essere chiaro anche al Comune di Arezzo che non lo è nemmeno dal punto di vista pratico. Le fortezze di carta, seppur bollata, non resistono ad impatti così violenti. Meglio, quindi, affrontare i problemi con la massima severità amministrativa e con la massima apertura culturale".

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