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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Banca Etruria, Macrì (FdI An): "In trincea per salvare Arezzo"

Sulle vicende di Banca Etruria interviene Francesco Macrì capogruppo consiliare di Fratelli d'Italia-Alleanza per Arezzo: "In questi giorni le cronache hanno portato Arezzo all'’attenzione nazionale, dandone un quadro tutt'’altro che edificante...

Sulle vicende di Banca Etruria interviene Francesco Macrì capogruppo consiliare di Fratelli d'Italia-Alleanza per Arezzo:

"In questi giorni le cronache hanno portato Arezzo all'’attenzione nazionale, dandone un quadro tutt'’altro che edificante: una città della Toscana rossa popolata da ingenui risparmiatori che si sono lasciati truffare da Banca Etruria. Le cose non stanno esattamente così: se da una parte è vero che Banca Etruria è stata la roccaforte finanziaria di potentati locali, di fatto questa banca, la quinta popolare italiana, è stata creata dagli aretini stessi e fatta vivere e prosperare per 133 anni dal corpo sano della città. Quando questa banca è stata smantellata dall’'accoppiata Renzi-Boschi, il duo si è fatto garante di quei potentati a dispetto del corpo sano. Anzi, l'’operazione è presentare quest’'ultimo come un insieme di… bischeri a cui ben gli sta perché dovevano leggere le carte quando firmavano le famigerate obbligazioni subordinate. Questa manovra sottile è da rovesciare in toto perché il tessuto di risparmiatori che in buona fede si era rivolto, come faceva da più di un secolo, alla “sua” banca, è composto da cittadini e piccoli imprenditori che rappresentano la forza economica di Arezzo da sempre, mentre i cda in questi anni sono stati in mano a ben altri. I numeri: operazioni di finanziamento da 60 milioni di euro al gruppo Sacci, il cui presidente Federici era in consiglio di amministrazione; Rigotti, poi arrestato, socio di dell’Utri in e-polis, è stato finanziato per 30 milioni euro. E ancora: un ramo della famiglia Caltagirone, il porto di Imperia, in tanti hanno attinto ai soldi della banca. Infine sono arrivati Boschi padre e Rosi a fare una “svalutazione volontaria” che ha aperto le porte al commissariamento e all’esproprio di questi giorni. Banca d’Italia ha caldeggiato se non imposto tale svalutazione per concentrare tutto il credito nelle mani di pochissimi soggetti bancari. D’altronde Matteo Renzi, all’ultima Leopolda, ha detto chiaramente che vuole ridurre il sistema creditizio italiano a pochi istituti, strategia che parte da lontano e che vede garante il presidente del consiglio. Chi la asseconda viene “graziato”, vedi Popolare di Vicenza, che sotto la vigilanza di Banca d’Italia ha chiuso il bilancio con un utile di 30 milioni e ha manifestato in passato velleità di acquisto proprio di Banca Etruria. Adesso ci travestiamo da ingenui noi che facciamo politica e ci chiediamo: chi comprerà i crediti deteriorati di Banca Etruria, svalutati al 17% del loro valore iniziale ma corredati delle iniziali garanzie ipotecarie, o fideiussorie magari controgarantite dallo Stato stesso tramite Mediocredito Centrale? A chi hanno già deciso di vendere la banca espropriata a zero valore agli aretini? Perché dinanzi a questa prospettiva non sarebbe soltanto l’immagine di Arezzo a uscirne compromessa, cosa di per sé già grave, ma verrebbe distrutta l’intera comunità nei suoi aspetti sociali ed economici. Propongo, come immediata soluzione, di affidare la gestione di questa fase a un certo Tiziano di Rignano, aspetto inquietante ma, credetemi, tutte le griffe di moda si rivolgono a lui. Fa miracoli".

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