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Arezzo Fiere, Possibile: "Un patrimonio della città, oltre all'oro c'è di più"

Possibile invita il Sindaco Ghinelli ad aprire un dibattito pubblico, quanto più aperto ed inclusivo, volto a definire una strategia precisa circa il futuro di uno degli “asset” più importanti della città, il Polo Fieristico. Arezzo Fiere e...

Possibile invita il Sindaco Ghinelli ad aprire un dibattito pubblico, quanto più aperto ed inclusivo, volto a definire una strategia precisa circa il futuro di uno degli “asset” più importanti della città, il Polo Fieristico.

Arezzo Fiere e Congressi e la sua manifestazione principale, “Oro Arezzo”, stanno vivendo ore difficili. La crisi della politica, dell’attuale amministrazione, ma anche di quelle precedenti, appare macroscopica. Il Centro Affari è infatti proprietà al 75% di istituzioni pubbliche ma nonostante questo sembra chiaro, oggi più che mai, la totale incapacità delle stesse istituzioni a svolgere una qualsivoglia forma di “governance” che garantisca un progetto per il futuro. Anni di scelte sbagliate, ma anche di disinteresse ed abbandono degli Enti Locali, hanno portato la gestione ad un passo dal collasso. Sviluppo della struttura improntata al gigantismo, immotivato nelle realtà, scarsa capacità organizzativa e di qualità del management, che gli amministratori hanno saputo esprimere nel corso degli anni, portano oggi a squilibri finanziari pesanti, come ha ammesso anche il Sindaco Ghinelli nel corso dell'ultimo Consiglio Comunale. Secondo Possibile oggi si compie l’atto finale di un percorso già tracciato nel passato, in cui adesso la città è soggetto passivo e non protagonista. Mentre Arezzo indulgeva sul business generato da un'unica fiera orafa, altre piazze, come Basilea, cercavano invece con successo di connotarsi in modo diverso in un calendario altrimenti sempre più congestionato, mentre Vicenza ed altri poli fieristici si spartivano le manifestazioni a carattere internazionale e trovavano accordi reciproci che, di fatto, relegavano Arezzo nell'ambito della marginalità. Trovare un accordo con il più forte per non essere schiacciati. Una soluzione per dare un minimo di respiro, ma anche l’implicita ammissione di una incapacità prospettica che il nostro territorio, la politica, la classe dirigente aretina hanno saputo esprimere. L’accordo che va delineandosi, peraltro, è vincolante per soli 4 anni, al termine dei quali OroArezzo potrebbe nuovamente – anzi, più di prima – venire relegata in un angolo, portando ad una fine di Arezzo Fiere e Congressi che stante la situazione attuale apparirebbe inevitabile. A questo proposito per Possibile appare puerile oggi, quando ormai tutti i buoi sono scappati, il grido di dolore che alcune forze politiche della maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia) in Consiglio Comunale hanno lanciato in difesa della gestione locale dei due eventi. Viceversa, ad esempio, molto più costruttivo sarebbe, per lo stesso Comune di Arezzo, avendone il potere fin da subito, di riorganizzare, valorizzandolo, il patrimonio di sale congressi, teatri ed auditorium, tra cui quello bellissimo del Centro Affari, di cui si è dotato negli ultimi anni, spesso con scelte schizofreniche e concorrenti tra loro. In definitiva secondo Possibile quello che occorre fare, piuttosto che sterili battaglie di retroguardia, è ripensare all’attuale Polo Fieristico, al sistema infrastrutturale che gli ruota intorno e al modello di business che propone, probabilmente superato, al suo possibile utilizzo sotto altre forme e prospettive coinvolgendo tutta la città ed il suo territorio in un piano di riqualificazione e sviluppo concertato e condiviso. Abbiamo quattro anni di tempo per progettare un Centro Affari e Congressi che non sia dipendente in maniera esclusiva dagli eventi orafi: c’è tempo, non perdiamo tempo.
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