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Futuro del Pionta, Arezzo 2020 chiama in causa il Comune: "Parliamone in consiglio comunale"

Arezzo 2020 fa sue le rivendicazioni del Centro Franco Basaglia che nei giorni scorsi aveva reagito con argomenti forti e profondi al disegno del futuro del Pionta e chiama in causa il comune di Arezzo

"Cittadella della salute o soltanto Cittadella della sanità? Il Centro Franco Basaglia di Arezzo nei giorni scorsi ha posto il problema con un intervento del tutto condivisibile. Di fatto, nella presentazione della Asl, si parla esclusivamente della realizzazione in quell’area di alcuni servizi sanitari o socio-sanitari, utilizzando alcuni degli immobili esistenti o costruendone di nuovi. Certo l’Asl è l’azienda che gestisce i servizi sanitari e quindi di questi si occupa e questi propone negli spazi di sua proprietà. Ciò che manca è la presenza del comune che in quell’area così importante per la città dovrebbe svolgere un ruolo di regia e di intervento diretto per riqualificarla con servizi e attività che, accanto ad alcune strutture per la sanità, favoriscano anche le relazioni sociali. È da questo mix, infatti, che può nascere la promozione della salute."

Questa la presa di posizione di Arezzo 2020 che fa sue le rivendicazioni del Centro Franco Basaglia che nei giorni scorsi aveva reagito con argomenti forti e profondi al disegno del futuro del Pionta: "Ma l’amministrazione comunale, e in particolar modo la vicesindaca Tanti, preferisce apparire sugli organi di informazione senza fare sostanzialmente nulla: l’insieme degli interventi annunciati dall’Asl è a carico in modo preponderante della stessa Asl con risorse dello Stato e della Regione. Ma ci sono questioni importanti che non possono essere eluse. L’Hospice, l’Ospedale di comunità, la centrale operativa per l’assistenza domiciliare e le altre opere previste daranno una connotazione importante e duratura all’intera area: è necessario inserirle in un progetto urbanistico complessivo che definisca l’assetto dell’intera zona circostante il parco del Pionta, l’utilizzo degli spazi e i rapporti tra le diverse funzioni che vi sono insediate. Del resto questo era stato richiesto da diverse organizzazioni, ed è l’oggetto di una osservazione al Piano strutturale presentata dal Comitato per la rinascita del Pionta approvata dal consiglio comunale che dovrebbe essere rispettata. Si prevedono nuove costruzioni nell’area del parco: sono state fatte tutte le valutazioni possibili per prendere in considerazione soluzioni diverse, edifici utilizzabili, anche fuori dal parco stesso? Siamo consapevoli che i finanziamenti per le previste realizzazioni provengono dal PNRR e che quindi c’è bisogno di tempi rapidi nelle decisioni e nelle progettazioni per non perdere le risorse. Ma la rapidità non può essere a discapito dell’attenta valutazione delle implicazioni che opere come queste comportano.

Proprio per far fronte all’impatto di queste opere in termini di maggior afflusso di utenti e operatori, non sarebbe necessario discutere sui problemi di accesso, sulle possibilità o meno di adattare la viabilità, o di poter usufruire del trasporto pubblico? L’unica soluzione che viene prospettata è la costruzione di un nuovo parcheggio in una zona già massacrata dalla presenza soffocante delle automobili. Non è contraddittorio proprio con la salute che la cittadella vorrebbe promuovere? L’area del Pionta è stata, a suo modo, teatro di una tragedia che ha coinvolto centinaia di vite cancellate dentro il manicomio. Anche di questo va conservata memoria. Non sarebbe meglio evitare di mantenere al suo interno, o trasferirci di nuovo, attività e servizi che richiamano questo stigma? Tutto ciò, oltre alle trasformazioni di lungo termine per una zona vitale della città, determina un nuovo importante assetto dei servizi sanitari aretini: è necessario che se ne discuta in consiglio comunale. Questo organismo non può essere tenuto fuori dalla discussione su un progetto così importante per la città e per i cittadini. Lo abbiamo chiesto in più occasioni, ma non abbiamo avuto risposta. Lo chiediamo di nuovo."

Alle sollecitazioni del Centro Basaglia aveva poi risposto anche lo stesso direttore generale dell'Asl Antonio D'Urso.

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