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"La Regione deve dare maggiori risposte alla sanità di Arezzo." Le preoccupazioni della Fabbrica delle Idee

Direttore amministrativo aretino ma poche risorse, rischio impoverimento dell'oncologia, ritardi sul Pionta. Questi alcuni dei temi sollevati dall'associazione di cui fanno parte Mauro Seppia e Angiolo Agnolucci

L'assemblea della Fabbrica delle Idee si è riunita per fare il punto sullo stato della sanità aretina alla luce della direttiva sulla politica sanitaria elaborata dal consiglio regionale toscano dopo i lavori degli stati generali e a seguito della conferma del direttore generale, di quello sanitario dell'Asl Sud-Est e della nomina del nuovo direttore amministrativo.

"Ci auguriamo che il nuovo direttore amministrativo possa garantire, come sollecitato più volte, la quota di finanziamento pro-capite spettante alla nostra provincia (41%), assicurando ad ogni area di riferimento un budget certo e vincolato che tenga conto della proporzione di utenza che ne determina il finanziamento. Tale figura però, anche se di riconosciuto elevatissimo valore professionale, non potrà dirimere gli interrogativi e le preoccupazioni dei professionisti e della cittadinanza di Arezzo che avvertono la mancanza di risposta a questioni nodali per il buon funzionamento della sanità di area. L'atto di indirizzo del Consiglio Regionale sulla sanità Toscana, condivisibile nei contenuti e negli obiettivi, è totalmente carente sui temi della governance delle aree vaste e in particolare della Sud-Est, molto più vasta territorialmente e disomogenea rispetto alle altre, dove è necessario accorciare la "catena di comando", divenuta troppo lunga e quindi inefficiente. Per riavvicinare la linea di comando alla linea operativa sono necessarie figure direzionali con poteri e risorse a livello provinciale, semplificando la pletora di strutture organizzative scarsamente coordinate fra loro. E' inoltre necessario attribuire ai distretti le competenze di programmazione e coordinamento delle tante unità operative socio sanitarie e di prevenzione.

L'ospedale San Donato, in questi ultimi anni, ha registrato un impoverimento delle risorse tecnologiche e professionali e richiede interventi urgenti per riqualificarlo e renderlo attrattivo, in primis per il cittadino/utente ma anche per gli operatori. Gli investimenti annunciati sulle strutture immobiliari dell'ospedale sono importanti ad ammodernarlo e renderlo più funzionale ma ogni intervento risulterà inutile senza la netta definizione della mission specifica dell'ospedale nodo centrale della rete e dei nodi periferici rappresentati dagli ospedali di prossimità. Questa presa di posizione politica è necessaria per eliminare inutili e svantaggiosi duplicati, fornire vera qualità del servizio al cittadino e ottimizzare risorse umane e economiche frenando ulteriori spinte campanilistiche che danneggiano la sanità ed i cittadini e spingono sempre di più al ricorso a strutture private o a disagiati viaggi in altri ospedali al di fuori dell'area di riferimento.

La città di Arezzo ha sempre contribuito, tramite il Calcit e la Fondazione Cesalpino, agli investimenti nelle strutture sanitarie in termini di strumentazione, formazione e prevenzione, ma tale impegno non ha trovato considerazione da parte della Regione, della direzione della Asl e dello stesso Comune che è mancato nel suo ruolo di coordinamento ed indirizzo, a partire dagli interventi sull'area del Pionta. Le preoccupazioni dei professionisti e della cittadinanza inoltre sono state accresciute dai recenti provvedimenti che disconoscono l'impegno e il ruolo del CALCIT nella lotta contro i tumori e dalle voci che paventano un ridimensionamento di alcune attività chirurgiche oncologiche a favore del settore privato, che svolge un ruolo importante nel nostro territorio, ma non può crescere sulle inefficienze, ritardi o pigrizie della sanità pubblica.

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