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"Legge di bilancio socialmente iniqua". Il 16 dicembre sciopero generale di Cgil e Uil

Manifestazione in piazza Sant’Agostino ad Arezzo, prevista anche una fiaccolata. Gli interventi dei delegati e dei segretari Tracchi e Farinelli: "Penalizzato il lavoro dipendente, mortificazione per il precariato"

“Socialmente iniqua”. Questa la valutazione di Cgil e Uil sulla legge di bilancio del governo. Sciopero generale di 24 ore, il 16 dicembre, dei settori pubblici e privati: questa la conseguenza. Ad Arezzo la manifestazione sarà alle 16.30 in piazza Sant’Agostino. Una fiaccolata e poi gli interventi dei segretari provinciali di Cgil e Uil, Alessandro Tracchi e Cesare Farinelli nonché di dirigenti e delegati sindacali.

Secondo i sindacati, la manovra del Governo “penalizza il mondo del lavoro dipendente e mortifica le aree di precariato del nostro paese, in particolare su fisco, pensioni e trattamento salariale”.

La partecipazione allo sciopero interesserà tutte le categorie del settore pubblico e privato. Nei servizi pubblici essenziali lo sciopero sarà nel rispetto delle regolamentazioni di settore. Nel settore bancario e assicurativo lo sciopero sarà nell ultime 4 ore del turno, nell’edilizia di 8 ore, nel pubblico impoiego e in tutti gli altri asettore per l’intera giornata lavorativa.

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Cgil e Uil ritengono che le decisioni del governo Meloni premino gli evasori e scarichino sempre di più il peso fiscale sul lavoro dipendente; aumentino la precarietà allargando l’utilizzo dei voucher, che considerano il lavoro merce, senza diritti e senza tutele; taglino le risorse a sanità e scuola; colpiscano i più poveri, andando verso l’abolizione del reddito di cittadinanza; non stanzino adeguate risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico; cambino il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione e rendano ancora più penalizzante e discriminante l’opzione donna; peggiorino la situazione attuale con quota 103 che prevede i due requisiti: 62 anni di età e 41 di contributi.

Cgil e Uil chiedono, invece, di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione; di conferire tutele a tutte le forme di lavoro; di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo; una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà; la rivalutazione delle pensioni; le risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità; di cancellare la Legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

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