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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Edilizia ad un passo dalla crisi. Ance: “Interventi subito o le imprese non ce la faranno"

L'analisi del presidente aretino di Ance, Igor Michele Magini, che propone alcuni correttivi al decreto aiuti

Sblocco dei crediti fiscali e interventi per il caro materiali. Misure che, secondo il presidente di Ance Arezzo, Igor Michele Magini, non sono più procrastinabili poiché la situazione nel comparto edile rischia diventare drammatica. “Negli ultimi due anni - specifica Magini - il settore delle costruzioni ha trainato il pil e l’occupazione: secondo i dati del centro studi Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), più di un terzo dell’aumento del 2022 è legato alla crescita del settore, che ha creato 230.000 posti di lavoro in due anni. È importante mantenere questa crescita oltre che offrire una soluzione alla crisi finanziaria che stanno affrontando le imprese di costruzioni, che rischiano di fallire per la mancanza di liquidità dovuta al blocco della cessione dei crediti fiscali e al caro materiali. In particolare, le priorità riguardano: lo sblocco immediato della cessione dei crediti fiscali per tutti i cantieri già avviati e lo sblocco dei pagamenti alle imprese per il caro materiali 2022 con proroga delle relative misure al 2023. Senza ulteriori interventi, sono a rischio circa 23.000 cantieri in Italia”.

Uno scenario drammatico che, anche in provincia troverebbe applicazioni particolarmente disastrose vista la presenza di importanti realtà attive nel settore edile. “Ance - prosegue Magini - ha presentato insieme ad Abi (Associazione Bancaria Italiana) alcune proposte per dei correttivi. Si tratta di un meccanismo straordinario e temporaneo di compensazione dei crediti di imposta oggi fermi nei cassetti fiscali degli istituti di credito, con le somme relative agli F24 della clientela. Tale misura permetterebbe di dare sollievo ad imprese e famiglie, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica già definiti dal Governo. Passando invece al problema del caro materiali nei lavori pubblici, l’adozione del decreto “aiuti” dello scorso maggio è stato sicuramente un passo avanti, rispetto alla grave problematica del forte aumento del costo dei materiali e delle materie prime ma è necessario apportare alcuni correttivi, visto che ad oggi la stragrande maggioranza delle imprese non ha ancora ricevuto compensazioni. In questo ambito, le priorità riguardano quindi: l’erogazione delle compensazioni previste senza attendere il riparto dei Fondi, perché oggi avviene con grande lentezza, mettendo in difficoltà le imprese che in questi mesi hanno sostenuto gli extracosti; lo svincolo dell’adozione degli stati di avanzamento dei lavori e dei certificati di pagamento dalla presenza della copertura finanziaria di cui ai predetti Fondi; l’applicazione delle misure del decreto “Aiuti” e del decreto “Sostegni-ter” anche alle lavorazioni inizialmente ritenute non conformi dal direttore dei lavori, ma successivamente inserite nella contabilità; l’estensione del DL “Sostegni ter” anche alle procedure avviate tra il 1° gennaio 2022 ed il 26 gennaio 2022. Si tratta di misure pratiche e concrete che ci auguriamo vengano considerate per superare rapidamente questo difficile impasse e riavviare la dinamica positiva che si era avviata anche sulla spinta del Superbonus, che ha consentito  investimenti nella riqualificazione energetica e antisismica degli edifici e il cui taglio compromette gli obiettivi legati alla transizione ecologica del nostro Paese – conclude Magini – qualche dato a conferma di quanto sopra: una recente analisi di Cresme certifica che, negli ultimi 12 mesi, i 50 miliardi di euro di spesa
pubblica legati al Superbonus hanno generato un risparmio energetico complessivo, calcolato attraverso i parametri Mise Enea, pari 0,88 MTep/anno (megatonne di petrolio equivalente, un'unità di energia che corrisponde a un milione di tonnellate di petrolio equivalente), ossia 2,7 volte il target annuo per il residenziale stabilito dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). In altri termini, la replica per gli anni 2023-2024-2025 di quanto realizzato negli ultimi 12 mesi, porterebbe il risparmio del comparto residenziale a 3,5 MTep: superiore al target di 3,3 MTep indicativamente pianificato dal PNIEC per il settore residenziale al 2030. Dal punto di vista delle emissioni di CO2, gli interventi asseverati negli ultimi 12 mesi hanno prodotto una riduzione annua di emissione di anidride carbonica pari a 3,03 milioni di tonnellate. In termini di consumi energetici, gli investimenti attivati in questi due anni hanno prodotto un risparmio energetico strutturale di 11.700 GWh/anno. Questo risparmio, insieme ai 143 GW/anno di nuova potenza rinnovabile installata, e agli interventi di ecobonus ordinari, contribuisce a un minor consumo di gas necessario per la produzione elettrica e per il riscaldamento domestico pari a 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a più di 2/3 del risparmio di gas previsto dalle misure di riduzione dei consumi per il settore domestico varate ad agosto 2022 per far fronte all’emergenza attuale. Questi risultati eccezionali avvicinano l’Italia al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati in Europa, e che l’Italia ha condiviso (riduzione del 55% delle emissioni di CO2 degli edifici al 2030 e la loro decarbonizzazione al 2050)”.

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