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Niente più "lampeggianti": oggi i posti di blocco vengono segnalati in chat. Rischi e sanzioni

Dall'utilizzo degli abbaglianti alle chat per segnalare traffico, autovelox e posti di blocco. Ecco cosa dicono il Codice della strada e il Codice Penale

Fino a qualche anno fa attivare i fari abbaglianti per segnalare un posto di blocco era una prassi in voga con maggiore frequenza. In questo modo veniva consigliato alle auto che precedevano nella direzione opposta di moderare la velocità, oppure al guidatore e al passeggero di allacciare le cinture onde evitare brutte sorprese pochi metri dopo. Peccato però che questo sia ancora oggi sanzionabile. Si tratta infatti di un “uso improprio dei fari abbaglianti”. Il codice della strada parla chiaro e l’articolo 153 non lascia dubbi: "chiunque usa impropriamente i dispositivi di segnalazione luminosa è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 41 a euro 168". Se le forze dell’ordine si accorgono di un conducente che sta segnalando la presenza di un posto di blocco o un autovelox possono contestargli immediatamente la contravvenzione.

Dai fari alle chat: perchè Telegram è preferito a Whatsapp

Per molti è solo una forma di solidarietà tra cittadini, anzi automobilisti, che scrivono in gruppi più o meno privati su Telegram e Whatsapp, i due principali servizi di messaggistica istantanea. "Posto di blocco in via Calamandrei" oppure "attenzione carabinieri alla rotonda, fermano" sono solo alcuni esempi di come i guidatori comunicano tra loro. Anche ad Arezzo esistono alcuni gruppi, più o meno privati, su Whatsapp ma soprattutto su Telegram che batte il rivale.
Il motivo è presto detto. Su Whatsapp i gruppi possono annoverare qualche centinaio di utenti, per la precisione 256, Telegram invece un gruppo può annoverare fino a 200.000 partecipanti. Praticamente due terzi dell’intera provincia di Arezzo. Ma qui si apre il dibattito perchè anche le chat utilizzate per segnalare info su traffico, incidenti e posti di blocco potrebbero essere oggetto di sanzione.

Il condizionale è d’obbligo. Alcuni siti specializzati parlano di interruzione di pubblico servizio citando l’articolo 340 del Codice Penale, vale a dire che è reato quando si provoca "una interruzione o compromette la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità". A Canicattì ne sanno qualcosa visto che 62 persone sono finite nei guai per colpa di una chat su traffico e posti di blocco.
Per altri siti specializzati si parla invece solo di una informazione in tempo reale, fornita senza intaccare la strumentazione del posto di blocco o dell’autovelox e quindi senza andare a interrompere l’attività degli agenti e quidi non sanzionabile. In tal caso però occhio al cellulare perchè se siete al volante non potete certo telefonare e, figurarsi, scrivere un sms. In questo caso niente potrà salvarvi da una multa compresa tra i 160 e i 646 euro (art. 173 Codice della strada).

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