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Il fenomeno Måneskin spiegato dagli studenti di Arezzo

Ultimo appuntamento con "La voce del Colonna". Il giornale è stato realizzato dagli studenti del Liceo Vittoria Colonna di Arezzo in collaborazione con ArezzoNotizie. Oggi si parla del gruppo italiano rivelazione degli ultimi anni

Undicesima e ultima puntata de "La voce del Colonna". Il giornale è stato realizzato dagli studenti del Liceo Vittoria Colonna di Arezzo in collaborazione con ArezzoNotizie. Oggi si parla del gruppo italiano rivelazione degli ultimi anni.

di Claudia Giovannuzzi e Matteo Lazzeroni

Gli inarrestabili Måneskin: un fenomeno sociale

Del “fenomeno Måneskin” si parla ormai da tempo, dalla loro prima volta sul palco di Xfactor, nel 2017, che ha subito conquistato il pubblico italiano. Poi è arrivata la vittoria del Festival di Sanremo e, a sorpresa, quella all’Eurovision Song Contest. Da quel momento, la giovane band italiana è salita alla ribalta piazzandosi immediatamente ai vertici delle classifiche mondiali, arrivando a collaborare con un’icona come Iggy Pop, a partecipare al “Jimmy Fallon Show”, una delle trasmissioni più popolari negli Stati Uniti, a vincere nella categoria “Best Rock Group” agli “MTV Europe Music Awards” e, addirittura, ad aprire un concerto dei Rolling Stones a Las Vegas. Inoltre, hanno ottenuto ben 6 dischi di diamante, 133 platino e 34 oro a livello globale, superando i 4 miliardi di riproduzioni su tutte le piattaforme digitali.

La prima domanda che in molti si fanno è: perché loro? La ricetta dei Måneskin è infatti abbastanza comune: un quartetto rock vecchia scuola con basso, chitarra, batteria, un bel giovane come frontman e un’immagine tanto forte quanto già vista. Non portano nulla di nuovo e propongono del sano e semplice rock, genere che andava di moda già cinquant’anni fa. Insomma, la loro non è certo una formula inusuale. Di band rock così ne è pieno il mondo. Quindi, ancora: perché loro?

Il New York Times ha letteralmente scritto, riferendosi ai Måneskin: “Se volete un Paese in cui il rock è più vivo che mai, trasferitevi in Italia”.

Quindi, di sicuro, sono un gruppo rock che ha colpito il panorama musi- cale internazionale e lo ha fatto in un modo nel quale nessun altro gruppo è riuscito a fare, o quasi, in questo periodo. Basta guardarsi intorno: dove è possibile vedere zeppe anni ’70, vestiti con i brillantini, trucco glam rock e una trasgressione giovanile così ostentata? Non solo in Italia ma anche nella scena internazionale, dove il rock è dominato ancora dai dinosauri musicali degli anni 80. Il fatto che i Måneskin facciano un rock molto canonico e siano trasgressivi in una maniera conforme allo stereotipo del rocker, aiuta ad avvicinarli agli adolescenti che di quel genere musicale hanno un’idea vaga. I giovani li preferiscono rispetto ai dinosauri del rock perché si identificano più facilmente con personaggi della loro generazione piuttosto che con un Robert Plant che vedono molto distante da loro.

L’altro aspetto da non trascurare è che sono italiani e questo, per il mercato musicale internazionale, ignaro della storia del rock italiano, è totalmente inaspettato e al tempo stesso affascinante. È infatti grazie all’Euro vision 2021 che questa rock band è entrata nella storia. Non solo perché l’Italia è stata incoronata vincitrice quest’anno a 31 anni dall’ultima volta, ma anche perché questo è stato il più grande evento di intrattenimento in Europa dall’inizio della pandemia. Questa idea assume ancor più spessore se si pensa al concetto “della rinascita”, che vedrebbe l’Italia “rialzarsi” in modo tanto eclatante, dopo il virus, in quanto ne era stata tragicamente più colpita all’inizio e peggio rispetto agli altri paesi.

I Måneskin, forse anche inconsciamente, sono stati visti come simbolo culturale e artistico di questa rinascita. Un simbolo che, proprio per poter fare questo, dev’essere “di rottura” rispetto alla nostra tradizione. E la  band lo è anche nella misura in cui propone un rock “per tutti” fatto di pura energia, spirito ribelle e musica potente e roboante.

Inoltre hanno il giusto mix tra semplicità e sfrontatezza, eterogeneità e forte impatto. Hanno quell’estetica da ragazzi della porta accanto ma al contempo riescono ad essere trasgressivi. Vengono avvertiti come social (molto) e non si sono mai risparmiati sulla condanna di omofobia, razzismo, sessismo e discriminazione di genere. Sanno suonare discretamente bene e si sono dimostrati subito pronti a reggere palcoscenici importanti, esibendosi di fronte a decine di migliaia di persone e riuscendo a far fronte a pressioni fortissime. Una cosa non da poco. Anche la scelta del bilinguismo per i Måneskin è stata essenziale. Se a questo si aggiunge la ripetuta dose di fortuna e l’allineamento perfetto dei pianeti che li ha fatti  trovare nel posto giusto al momento giusto ecco che il fenomeno è già spiegato.

Tuttavia, l’intento di questa grintosa band non è solo quello di “spaccare tutto”, ma raccontare anche cosa può spaccare l’anima umana. Un esempio è il brano “Coraline”, da loro interpretato recentemente in occasione della prima serata del Festival di Sanremo 2022, in cui si sono esibiti come ospiti. Al termine della canzone, Damiano non è riuscito a trattenere le lacrime: sì, perché in quelle parole non ha dimostrato la solita trasgressività di un rockettaro, bensì la sua sensibilità, la sua vulnerabilità umana. In quei cinque minuti di musica, infatti, ha condensato sia il tema dell’anoressia sia dell’impotenza di chi sta accanto a una persona   con questo disturbo e che la vede spegnersi a poco a poco, il tutto con una melodia orecchiabile in sottofondo. Una favola che non è a lieto fine ed è ispirata a una storia vera: infatti al termine dell’esibizione, durante i ringraziamenti, si è rivolto anche alla sua ragazza dicendole: “E grazie a te Giorgia che me l’hai fatta scrivere e vivere”, riferendosi alla canzone. Quindi è proprio vero che dietro a quella che sembra una corazza anche i Måneskin hanno un cuore nobile e sensibile.

In conclusione, ormai i Måneskin hanno imboccato la strada del successo e non dimostrano la minima intenzione di fermarsi. Perché “Rock ‘n’ roll never dies!” (Il rock ‘n’ roll non muore mai!), come ha gridato Damiano sul palco dell’Eurovision accettando il premio. Una ricompensa che ha dato un impulso ancora più vigoroso a questa band indomabile.

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