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Il virus e la fragilità, il racconto della solitudine degli anziani di Arezzo

Secondo appuntamento con l'inchiesta condotta dai ragazzi della 4^ dell'istituto Vittoria Colonna dal titolo "Arezzo e il nuovo abitante". Ecco come è cambiata la vita delle persone tra i 75 e i 90 anni durante il lockdown e l'emergenza dei mesi successivi

Di seguito riportiamo il secondo paragrafo dell'inchiesta a puntate condotta dai ragazzi della 4^ dell'istituto Vittoria Colonna dal titolo "Arezzo e il nuovo abitante", un progetto alla cui stesura finale ha contribuito anche ArezzoNotizie.

L’indagine è stata dedicata agli anziani, alla loro percezione del lockdown, alle loro considerazioni e riflessioni. Il campione analizzato comprende un gruppo di persone comprese nella fascia tra i 70 e 95, in parte residenti autonomi e in parte ospiti in una casa di riposo locale.

Sono stati somministrati dei questionari online, compilati dagli anziani con l'aiuto degli operatori sanitari o dei familiari, e inerenti sia il primo che il secondo lockdown.

Dall'analisi dei dati, relativi al primo isolamento, è emerso che il 90% dei soggetti non ha vissuto il confinamento in solitudine, anche se ha riscontrato disagi di contatto nei rapporti umani, date le regole di prevenzione sanitaria della lotta al Covid-19.

Dai questionari si evince, infatti, che l’esperienza di questo primo lockdown è stata definita negativamente dai soggetti coinvolti che hanno manifestato stati di ansia e depressione.

La difficoltà di questa condizione di vita è da attribuire, anche nel secondo lockdown, soprattutto alla perdita di alcuni affetti e alla percezione che il virus non si potesse debellare.

I dati hanno evidenziato come alcuni anziani si siano rassegnati e allo stesso tempo si siano abituati ad affrontare la situazione con più consapevolezza.

La maggior parte dei soggetti con residenza autonoma è stata sostenuta dai familiari sia nel primo che nel secondo isolamento. Questo si è reso possibile anche grazie al supporto delle tecnologie, come telefono e videochiamate che sono state percepite come uno strumento prezioso anche per ordinare la spesa online.

E’ comunque importante sottolineare che coloro che vivono nelle case di riposo, non hanno potuto godere del supporto della propria famiglia. Dall'analisi inoltre è emerso che in entrambi i confinamenti il supporto di associazioni, di volontari e di operatori delle case di riposo, è stato avvertito come efficace ed ha permesso loro di sentire la società più vicina. Particolarmente utile si è rivelato, inoltre, il servizio degli operatori nel portare la spesa a domicilio.

Le abitudini di coloro che risiedono nelle strutture sono rimaste invariate, al contrario per tutti gli altri, sono venute a mancare abitudini quotidiane.

Nel secondo lockdown non sono stati riscontrati grandi cambiamenti, d’altra parte è stato però affermato che oramai le abitudini precedenti alla pandemia sono solo un ricordo, perché rimpiazzate da quelle di questa situazione.

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Le emozioni prevalenti sono risultate l'ansia e la tristezza, si noti, tuttavia, come subito dopo venga la speranza, con percentuali decisamente superiori ad altre emozioni negative.

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Il secondo lockdown è stato considerato, dai soggetti analizzati, più pericoloso rispetto al primo, anche se la paura è sempre stata molto presente.

Dalle risposte ai questionari è stato possibile notare che per una percentuale di soggetti non ci sono state particolari ripercussioni fisiche e psicologiche. Nella restante questa esperienza, dal punto di vista psicologico, ha provocato un senso di impotenza e stati di depressione. Dal punto di vista fisico, è stato percepito un indebolimento e una minor funzionalità del corpo, causata dall’impossibilità di fare attività fisica.

Alcune considerazioni emerse:

“Ho realizzato quanto l'umanità sia impotente nei confronti della natura”

“Ho cambiato idea in merito alla funzionalità della società”

“Ho realizzato quanto la libertà sia instabile”

“Ho compreso con che facilità gli esseri umani diventano semplici numeri”

Infine, è stata posta attenzione sulla visione che gli individui, che sono stati sottoposti al questionario, avevano per il futuro ed è emerso che la maggior parte di essi non si è interrogato sull'avvenire.

È possibile affermare, in conclusione, che a differenza dell'ipotesi di partenza, l'esperienza non è stata totalmente negativa, proprio per questo è importante tener conto delle esperienze parzialmente positive che sono state riscontrate.

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