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Gli studenti interrotti di Arezzo: "Da un anno e mezzo guardiamo il mondo da un oblò"

I timori e le abitudini stravolte, le difficoltà e l'impegno nuovo. La voglia di raccontarsi e quella di raccontare la città cambiata dal virus. Da un lavoro dei ragazzi dell'istituto Colonna, con la collaborazione con Arezzonotizie, pubblichiamo a puntate l'indagine "Arezzo e il nuovo abitante"

Uno sguardo su se stessi, sulla loro vita stravolta nel marzo 2020. E poi tanti altri, gettati fuori dall'oblò da cui si sono dovuti abituare a guardare il mondo. Che sia lo schermo di un pc, per seguire le lezioni in didattica a distanza, la famigerata Dad, oppure quello di un telefonino, per videochiamare il compagno; tanto fuori casa, negli ultimi quattordici mesi, sono usciti col contagocce. E quando hanno infranto la bolla casalinga, hanno abbandonato le abitudini di un tempo: gli abbracci spontanei in bus, i baci rubati al cambio dell'ora, il pianto a dirotto sul petto dall'amico. L'emozione condivisa con lo spontaneo contatto fisico risale a una vita fa, perché un anno, a 17 anni, è lungo una vita. Gli studenti della 4^A dell'istituto Vittoria Colonna di Arezzo si sono raccontati e hanno raccontato il mondo nuovo che hanno osservato negli ultimi mesi: l'Arezzo vista attraverso il filtro delle restrizioni e del distanziamento.

Un lavoro portato avanti assieme alla professoressa Chiara Bibi dall'ottobre 2020 e proseguito fino allo scorso febbraio, a un anno dal primo lockdown. I ragazzi, in una ricerca dal titolo "Arezzo e il nuovo abitante, un anno dopo", hanno indagato il dolore e la solitudine, i cambiamenti delle relazioni, il rapporto con loro stessi, ma anche le possibilità date dallo stravolgimento portato dalla pandemia e le forme nuove di contatto e comunicazione. Hanno interrogato i loro compagni d'istituto e poi hanno allargato lo sguardo agli anziani, ai bambini dell'asilo, ai gestori dei locali, ai volontari e agli operatori che hanno messo in piedi iniziative di solidarietà dopo il Covid.

Una ricerca, che, a seguito dell'incontro con Arezzonotizie avvenuto grazie all'intermediazione del prof. Marco Tocchi, è diventata anche una sorta di reportage. Ho avuto il piacere e il provilegio di seguire l'evoluzione del lavoro nell'ultimo mese, ho tenuto un piccolo corso di giornalismo a cui i ragazzi hanno partecipato con attenzione e spirito d'iniziativa. Ne è nata, sulla base del prezioso materiale già a disposizione, un'inchiesta, firmata dai ragazzi, che posa un occhio fresco e curioso sulla città che cambia. La pubblichiamo qui, su Arezzonotizie, in cinque puntate, a partire da oggi e per i prossimi giorni. Buona lettura.

Il direttore di ArezzoNotizie
Mattia Cialini

PARAGRAFO 1 - Guardo la scuola da un oblò (v. sotto)
PARAGRAFO 2 - Il virus e la fragilità, il racconto della solitudine degli anziani
PARAGRAFO 3 - Effetto pandemia, quei bimbi che scorrono TikTok se non vanno all'asilo
PARAGRAFO 4 - Gli studenti danno voce ai gestori dei locali di Arezzo: "Chiusi a lungo e pochi aiuti, così non va"
PARAGRAFO 5 - Il cuore grande di Arezzo, più forte di lockdown e restrizioni

Guardo la scuola da un oblò

Così la scuola chiusa e la Dad hanno cambiato le relazioni e le emozioni degli alunni nell'anno del coronavirus

Isolamento, vulnerabilità, ma anche la capacità di rinsaldare le relazioni con persone care, familiari o partner. Sono queste alcune delle conseguenze generate dalla pandemia Covid - che ha investito la vita di tutti – sulla popolazione studentesca aretina, in particolare quella all'interno dell'istituto Vittoria Colonna.

Lo spiega una ricerca, condotta tra gli alunni della scuola e realizzata da quelli di 4a A, che, attraverso una serie di interviste, ha cercato di mettere in luce i cambiamenti sulla vita dei ragazzi, nel corso degli ultimi mesi, a partire da marzo 2020. Emozioni e sensazioni durante l'isolamento domiciliare, i rapporti a distanza, la Dad.

La ricerca è partita da una domanda: Come i ragazzi hanno vissuto questa pandemia? Ovvero come il coronavirus ha modificato le loro sensazioni, emozioni e la quotidianità di ognuno di noi? Come stanno vivendo la Didattica a distanza? Come la vivono i ragazzi con più difficoltà?”.

La ricerca ha voluto, dunque, indagare come il Covid-19 abbia stravolto in particolare la vita degli studenti che si sono ritrovati da un momento all’altro di fronte ad uno schermo, privati di molte forme di comunicazione faccia a faccia, costretti a fare conti con se stessi e le persone da cui sono circondati.

L’ipotesi iniziale era che il vissuto di tutti i ragazzi fosse stato sostanzialmente analogo a quello dei ricercatori essendo legato all’età ed alle comuni condizioni e si identificasse con un malessere diffuso.

In realtà ciò che la ricerca ha fatto emergere è che la pandemia è stata affrontata in maniera assai diversa. Se ha portato alcuni a sentirsi isolati, maggiormente vulnerabili nei confronti delle problematiche familiari o legate alla propria corporeità o alle proprie relazioni che si sono mostrate deludenti, è stata colta invece da altri come opportunità per dedicarsi a quanto ritenevano importante e per stringere relazioni con fratelli e partner. Due aspetti sembrano invece essere comuni. Da una parte la didattica a distanza che non si è rivelata difficoltosa in sé ma per l’assegnazione dei compiti e gli orari delle lezioni. Dall’altra, soprattutto, quello che emerge dalle risposte dei soggetti è che sembra che la pandemia sia stata occasione per rivedere le proprie relazioni, selezionarle e approfondirle.

L’indagine si è rivolta a tutta la popolazione studentesca dell’istituto Vittoria Colonna e si è strutturata in più fasi.

Formulata l’ipotesi di partenza, con l’aiuto del counselor dello sportello di ascolto della scuola, si è tentato di comprendere quali siano gli ambiti del vissuto dell’adolescente più minati dalla pandemia.

L’inchiesta si è focalizzata, dunque, su questi ambiti attraverso la somministrazione di un questionario online a tutti gli studenti. Il questionario è stato strutturato sia con domande chiuse, che hanno permesso di indagare campi specifici, sia con domande aperte, che hanno lasciato una maggiore possibilità di esprimersi.

Si sono analizzate le risposte e comparati alcuni fattori.

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Come si può vedere dal confronto entrambi i generi dedicano per la maggior parte un’ora alla cura del proprio corpo.

Tuttavia se è vero che tra prima e dopo il lockdown è aumentato progressivamente il numero di chi dedica alla cura del corpo un’ora al giorno, è altrettanto vero che è diminuito progressivamente il numero dei ragazzi che vi dedica più tempo (2 ore o più). In particolare questo aspetto è maggiormente evidente nel grafico femminile.

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Il tempo dedicato alla cura del corpo è diminuito dopo il primo lockdown, soprattutto tra i ragazzi che precedentemente dedicavano più tempo alla cura del corpo e soprattutto tra i ragazzi più grandi.

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Nelle risposte aperte, analizzando il motivo di tale cambiamento, i soggetti si dividono per lo più in tre posizioni. Coloro che affermano che il loro rapporto con il corpo sia peggiorato riconducono tale peggioramento a motivazioni estrinseche: mancanza di tempo per via dello studio e palestre chiuse. Coloro che lo ritengono migliorato spiegano questo cambiamento con motivazioni per lo più intrinseche: un migliore atteggiamento nei confronti di se stessi, la capacità di trovare il tempo per ciò che si reputa importante, la tenacia ed il piacere di curare il proprio corpo.

Coloro che lo ritengono invariato sono per la maggior parte soggetti che affermano di avere un buon rapporto con il proprio corpo.

Alcuni hanno visto nel lockdown un motivo per dedicarsi al corpo e ne hanno tratto soddisfazione, altri invece hanno visto in esso un limite alla consueta pratica sportiva.

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Nel primo lockdown, se pur l’emozione prevalente è stata lo stress, molti studenti non hanno risentito di cambiamenti rilevanti d’umore rispetto alla scuola in presenza.

Nel secondo lockdown, rispetto al primo, sono aumentate le risposte relative all’ansia e alla stanchezza, sono quasi dimezzate quelle che sostenevano di non avvertire emozioni significative e raddoppiate le risposte indicative di malessere.

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È stato inoltre chiesto agli studenti cosa volessero cambiare della didattica a distanza. Le domande, riguardavano l’organizzazione didattica e la modalità di gestione che la scuola ha adottato differentemente nei due lockdown.

Le risposte date hanno evidenziato che la maggior parte degli alunni non vorrebbero cambiare nulla, mentre una piccola parte ha risposto che vorrebbero che alcuni elementi venissero modificati, in particolare il rispetto dei 40 minuti da parte dei docenti.

Vengono riportate di seguito alcune delle risposte più ricorrenti riportate a domanda aperta dagli studenti:

Niente

Non saprei

Le ore davanti al computer

I tempi

Che i professori non pensino che non facciamo niente tutto il giorno e per questo ci diano più compiti

Il dialogo tra noi ragazzi

I professori dovrebbero imparare a fidarsi e non mettere gli alunni in posizioni scomode per controllare che non copino

Il rispetto della puntualità da parte di tutti

Ci sarebbe da migliorare il rapporto professore-alunno…

Troppe interrogazioni

Niente adesso si sono organizzati molto bene

Corsi per chi è in difficoltà con i computer

I professori dovrebbero cercare di andare incontro agli alunni, in un periodo come questo il loro unico interesse sembra essere quello di avere i voti; non si rendono conto che esistono più materie, dovrebbe esserci maggiore comunicazione anche tra un professore e l'altro per organizzare compiti e interrogazioni così da non riempire gli studenti che si ritrovano ad avere più prove in un solo giorno.

Penso che meglio di così non possa essere, purtroppo non potrà mai sostituire i rapporti veri.

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Le emozioni principalmente vissute sono state nostalgia della normalità e ansia, dettata dall'incertezza per il futuro.

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I RAPPORTI CON GLI AMICI

Rispetto alla tua personalità, quali difficoltà hai incontrato nell'ambito dell'amicizia e come hai reagito?

E’ stato chiesto agli studenti se ci sono stati, ed eventualmente quali, cambiamenti nell’ambito dell’amicizia. La maggior parte delle risposte afferma che non sono state riscontrate alcune difficoltà, grazie ai mass media che hanno permesso di mantenerle stabili o migliorarle al contempo, venendo a mancare il rapporto faccia a faccia, molti rapporti di amicizia si sono interrotti o sono venute meno a causa di fattori personali.

Riportiamo le risposte più ricorrenti:

Non ho incontrato difficoltà

Non potendo vedere i miei amici fisicamente ho provato a coltivare i rapporti con messaggi e chiamate

Ho sentito la mancanza del rapporto fisico

Paura di perdere amicizie, essere ignorata/esclusa

Mi sono resa conto di dover fare una selezione, scegliere quelle persone che veramente tengono a te, con cui ti trovi bene.

Mantenere salde le amicizie anche senza vederci, ho cercato di farmi sentire presente nei loro confronti

Ho capito quali sono i veri amici e quali no, di conseguenza anche se il lockdown è stato tutto tranne che piacevole, ho acquisito consapevolezza dei miei rapporti

Ho perso rapporti con persone che non mi sarei mai aspettata

Il lockdown mi ha aiutato a capire chi veramente dovevo tenere vicino a me e ci sono state ovviamente persone ne che si sono distaccate e inizialmente ho avuto paura di perderle poi ho capito che evidentemente era quello che doveva succedere

Nessuna poiché grazie a internet io e i miei amici potevamo parlare e giocare assieme

Avevo paura di perdere delle amicizie, cosa che è successa.

Come stai?

È stato inoltre richiesto alla fine del questionario come gli stessi alunni si sentano ora. Vengono riportate di seguito alcune delle risposte più ricorrenti riportate alla domanda aperta dagli studenti:

Siamo stati privati della nostra libertà, ma non dico solo perché ci è stato imposto di non uscire di casa. Ma personalmente io, quando vado a letto la sera, ho un forte mal di testa, le occhiaie mi sono aumentate. La solitudine sta prevalendo, e lo stress e gli attacchi di panico sono diventati i miei “amici per la pelle”. Quindi sicuramente non sto bene.

Il secondo lockdown è per me molto più difficile del primo, poiché so a cosa andrò incontro e so che sto perdendo gli anni migliori della mia vita, gli anni di spensieratezza e di libertà che non potrò mai più avere indietro, soprattutto perché ora sono in quinta ed è difficile per me pensare come sarà la mia vita, cosa potrò progettare in una situazione simile.

Attualmente non lo so, dipende dai momenti, la maggior parte delle volte sto male, piango, mi dispero, però sto cercando di cambiare atteggiamento e vederla da un punto di vista diverso, è molto difficile questa situazione e io personalmente ne ho risentito molto.

Non sopporto più di stare davanti al mio Pc, ho bisogno di tempo per me. Sono sempre sui libri a studiare e non ce la faccio più! Ma a parte questo, bene e sono tranquilla.

Abbastanza male. Sono un adolescente che non ha né tempo e possibilità di esserlo. Non posso vivere i miei amici, le mie passioni e la mia libertà. La mia vita, in questo momento, è incentrata unicamente sulla scuola ma uno studente rimane pur sempre un ragazzo... ha bisogno di altro oltre allo studio

Sono tranquilla perché tutto, anche se ci vorrà tempo, si risolverà prima o poi. Durante il lockdown ho cercato inoltre di migliorare il mio carattere, la mia personalità e il rapporto con me stessa.

ABILITA’ DIVERSE

La ricerca si è anche concentrata sul vissuto dei ragazzi con diverse abilità: è emerso che, oltre alle difficoltà causate dalla pandemia, questi alunni hanno riscontrato anche degli aspetti positivi.

I questionari destinati loro contenevano domande aggiuntive volte ad indagare specifici ambiti. Sono stati somministrati direttamente agli stessi soggetti e, nei casi in cui ciò non è stato possibile, a genitori o docenti di sostegno.

Da questa inchiesta risulta che tali ragazzi, durante il primo lockdown, oltre al supporto della famiglie, hanno avuto quello degli insegnanti, dei centri diurni e degli amici. Ciò è stato davvero significativo, perché anche se molti non hanno avuto la possibilità di sentirsi, non è mancato l’affetto e la voglia di rivedersi. Nel secondo lockdown ci sono stati maggiori supporti grazie alla riapertura delle scuole. Molto importante, inoltre, risulta la partecipazione alle attività pomeridiane. A questo proposito, un ruolo fondamentale è stato quello degli insegnanti che gli alunni hanno sentiti molto vicini. Da questi ragazzi e dalle loro famiglie è stato inoltre richiesto alla scuola di favorire i progetti e di migliorare le condizioni scolastiche introducendo un ascensore.

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La pandemia è stata vissuta in modo diverso poiché alcuni hanno sentito profondamente cambiata la loro routine, soprattutto per la mancanza del contatto con amici e con gli affetti in generale. Altri ragazzi, diversamente, affermano di non aver avuto nessun cambiamento. La ricerca evidenzia che durante il primo lockdown è stato più difficile mantenere rapporti esterni, rispetto al secondo. È emerso, inoltre, che nel primo isolamento questi studenti si sono sentiti supportati dalla tecnologia, al contrario nel secondo non è stata utile, né per mantenere i rapporti esterni, né come supporto allo studio, né per non sentirsi isolati. Emerge, infine, che sono venuti a mancare l’80% degli interventi, come fisioterapie, pet therapy e incontri ai centri diurni che hanno portato a ripercussioni fisiche e psicologiche.

Tra gli aspetti negativi si riscontra l’essere ulteriormente limitati nelle attività già ridotte in partenza, non poter stare all’aria aperta e la profonda tristezza. Allo stesso tempo, però, è stato da loro avvertito come positivo il potersi riposare di più, l'attesa impaziente di poter rivedere gli educatori prima possibile e trascorrere maggior tempo con la famiglia.

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Dai dati sono emerse come emozioni dominanti la noia, accompagnata da tristezza, ansia, rabbia, paura e alcuni momenti di spensieratezza. Dalle risposte aperte risulta tuttavia sorprendente e stimolante l'aspettativa positiva che hanno per il futuro.

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