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"Ancora manca la mensa aggiuntiva e il dopo scuola, il Comune faccia la sua parte". La denuncia del Comitato

Mensa aggiuntiva e doposcuola. La denuncia del comitato Giù le mani dalle mense di Arezzo

Per le famiglie che hanno bambini che frequentano le scuole primarie nel comune di Arezzo continua il disagio per la mancanza di alcuni servizi aggiuntivi fondamentali per conciliare i tempi di lavoro e di vita quotidiana. Un meccanismo che se ben funziona agevola soprattutto il lavoro femminile che in questo tempo di pandemia è stato quello più penalizzato.

Dopo la lettera di alcuni genitori della scuola primaria Gamurrini rivolta alla dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Cesalpino, adesso arriva la protesta del comitato Giù le mani dalle mense che chiede spiegazioni al Comune. L'incongruenza che viene messa in risalto è soprattutto quella che nei comuni limitrofi la mensa aggiuntiva è stata attivata, quest'anno come l'anno scorso e che se ci sono i protocolli per quella del giorno di rientro o per coloro che fanno il tempo pieno tutti i giorni, ci sono di conseguenza per fare la mensa aggiuntiva quotidianamente a tutti coloro che ne fanno richiesta. Il giudizio del Comitato Mense è duro.

"Non è servito a niente partecipare al consiglio comunale aperto dello scorso giugno dedicato alla ripresa economica della città. Non è servito a niente sollecitare l’amministrazione affinchè rispettasse la propria vocazione a tutelare i diritti dei bambini. Non è servito a niente tempestare di telefonate le segreterie degli Istituti Comprensivi presenti nel nostro comune. Ad oggi, 7 ottobre 2021, non solo il servizio di mensa aggiuntiva non è stato riattivato, dopo la brusca interruzione avvenuta a causa della pandemia, ma non esistono nemmeno garanzie del fatto che verrà ripristinata a breve. E siccome le brutte notizie non vengono mai sole, oltre alla mensa aggiuntiva ad Arezzo è stato soppresso un altro servizio fondamentale, ad essa strettamente collegato, che aiutava i genitori a conciliare i tempi lavorativi con quelli familiari e favoriva l’occupazione femminile: il doposcuola. Come è facile immaginare, i genitori hanno accolto con grande delusione questa notizia che giunge per il secondo anno consecutivo e il malcontento che già serpeggiava anno scorso sta montando di giorno in giorno. A questo proposito non stupisce che la rabbia sia sfociata in lettere di risentimento contro i Dirigenti Scolastici. Non tanto perché si ravveda in loro la responsabilità esclusiva di quello che sta accadendo, quanto perché la misura è colma e la denuncia della situazione non può essere rimandata oltre.

D’altra parte la scusa della mancanza di linee guida regionali brandita per giustificare questo vero e proprio disservizio a danno di bambini e famiglie, è caduta all’istante; non solo perché negli altri comuni della Toscana, anche limitrofi al nostro, questi servizi non sono mai stati interrotti, ma anche perché la mensa scolastica curricolare viene regolarmente svolta senza particolari perplessità.

Stiamo parlando, è bene ricordarlo, di un servizio richiesto da un numero importante di famiglie, diverse centinaia, che fa parte dell’offerta formativa di molti plessi e che ha condizionato le scelte dei genitori al momento dell’iscrizione dei propri figli alla scuola primaria. Un servizio che, assicurando la permanenza dei bambini all’interno dell’ambiente sicuro e protetto della scuola oltre l’orario didattico, ha tutte le caratteristiche del servizio sociale e che quindi non può non ricadere nelle competenze di un’Amministrazione pubblica, che dovrebbe essere il garante ultimo del benessere di minori che oltretutto frequentano la scuola dell’obbligo.

Perché, dunque, il Comune non ha avocato a sé una maggiore ingerenza per ripristinare, se non addirittura implementare i servizi aggiuntivi, come il nostro comitato aveva chiesto 4 mesi fa? Se la mensa dell’era Covid è ben normata, come dimostrano ogni giorno le classi di tempo pieno e quelle del modulo durante i giorni di rientro, cosa impedisce agli enti preposti di farsi carico dei bisogni di tante famiglie aretine? Sgombrato il campo da ostacoli oggettivi, che sembrano non esserci, rimane solo l’impedimento economico. Forse le risorse promesse dall’Assessore alla scuola non sono sufficienti allo scopo? Che se ne reperiscano di ulteriori o che almeno si abbia il coraggio di affrontare la questione con i genitori pubblicamente, e non come è avvenuto nelle ultime settimane privatamente e separatamente gli uni dagli altri.

In questi ultimi giorni si sta sostenendo che la libertà di scelta è un valore dell’attuale Amministrazione, tanto è vero che sono stati stanziati 74.000 euro da destinare alle scuole paritarie. Quale libertà di scelta si lascia ai genitori dei bambini che frequentano le scuole statali e che necessitano di servizi aggiuntivi per proseguire l’attività lavorativa se le scuole ne sono sprovviste e se le gli unici doposcuola rimasti sono quelli privati?

Mentre le famiglie continuano a brancolare nel buio, filtra la notizia dell’ennesimo incontro che dovrebbe tenersi tra presidi, Asl e amministrazione comunale sul tema. Se, come ci auguriamo, finalmente i servizi di mensa aggiuntiva e doposcuola verranno ripristinati avremo la riprova che abbiamo assistito per un tempo inaccettabile ad uno spettacolo di clamorosa incapacità organizzativa e amministrativa. Se invece si persevererà nella decisione di non decidere si ripresenterà lo scenario dello scorso anno quando i genitori si sono rimboccati le maniche e hanno colmato in autonomia questa grave mancanza, ma con l’unica differenza che in assenza degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo, l’unica scelta che rimarrà alle famiglie, per niente libera, sarà quella di affidarsi alle strutture private che, per quanto utili e preziose, hanno rette e quote associative decisamente impegnative, si varia dalle 250 euro al mese alle 100 euro alla settimana. E i genitori tremano al pensiero di quante settimane ci separano dalla fine della scuola."

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