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"L’insegnamento è un lavoro di collaborazione fra studenti, scuola e famiglia". Parola agli insegnanti

Porta la firma "un gruppo di docenti dell'I.C. "Francesco Severi" la lettera attraverso la quale i professori esprimono le proprie ragioni

"Siamo alcuni docenti dell’istituto comprensivo Francesco Severi. Intendiamo rispondere e chiarire quanto detto a proposito della scuola dove insegniamo".
Inizia così la lettera inviata alla nostra redazione. Un lungo resoconto dove una parte del corpo docenti replica alle accuse mosse nei loro confronti da alcune famiglie in merito all'attivazione della didattica a distanza.

Di seguito il testo 

Il nostro istituto, al pari di tutte le scuole, è dotato da anni dell’ormai famoso registro elettronico. Una volta che il presidente del consiglio dei ministri ha sancito la sospensione delle attività didattiche anche per le scuole del nostro territorio, l’istituto Severi ha richiesto l’implementazione delle funzioni del registro elettronico di cui già disponevamo, con l’attivazione dell’ambiente aula virtuale e degli strumenti annessi. La scelta del registro elettronico implementato ha risolto i problemi legati alla tutela della privacy dei ragazzi e dei docenti. Questa soluzione sta già permettendo, pur nel rispetto della libertà di insegnamento, di uniformare molti degli strumenti a disposizione dei docenti, evitando il proliferare di molteplici software di video call  scelti dai singoli insegnanti fra la moltitudine di proposte scaricabili online. Con la soluzione individuata intendiamo ridurre la possibilità di disorientare ulteriormente ragazzi e insegnanti. Già in questa fase il nostro obiettivo è stato riuscire a continuare a coinvolgere tutti i nostri alunni, in particolare quelli che necessitano di una didattica personalizzata. Nel rispetto della normativa e degli indirizzi successivi sono state via via applicate tutte le altre funzioni compresa la videoconferenza.
E’ del 26 marzo l’atto di indirizzo del garante della privacy che per questa particolare situazione di emergenza non prevede per le scuole nessun obbligo di richiedere il consenso al trattamento dei dati di studenti (in questo caso minori di 14 anni), genitori e docenti per l’uso delle piattaforme limitatamente a quanto strettamente necessario alla fornitura dei servizi richiesti ai fini della didattica. In un primo momento i gestori del registro elettronico hanno reso disponibile solo la chat per l’interazione fra l’insegnante e la sua classe. Dal 26 marzo scorso, a seguito di ulteriore implementazione, all’interno dell’aula virtuale è attiva anche la funzione di videoconferenza.
Le prime lezioni in videoconferenza, per testare lo strumento, si sono tenute già dal giorno successivo, venerdì 27 marzo scorso. A partire da lunedì 30 marzo le lezioni in videoconferenza del nostro istituto stanno aumentando mano a mano che docenti e studenti familiarizzano con questa nuova didattica 2.0, senza ritenere questo l’unico strumento a disposizione per rispondere alle esigenze degli studenti a casa. La videoconferenza è utile ma non è la panacea di tutti i mali. Resta anche il problema della disponibilità degli strumenti necessari (linea internet sufficientemente veloce, hardware, etc.) di cui non tutti dispongono e che spesso debbono essere condivisi con genitori e fratelli. A questo proposito la scuola sta facendo un monitoraggio tra le famiglie per l’eventuale assegnazione in comodato d’uso gratuito dei dispositivi di cui dispone e di quelli che dovessero essere forniti dal Miur. La didattica a distanza è stata comunque volontariamente sempre praticata e garantita (anche in assenza di videoconferenze) pur senza il sussistere di obblighi contrattuali a riguardo per i docenti (dato di fatto). Il lavoro, evidente ma soprattutto non evidente, fatto fino ad oggi da tanti colleghi è molto più duro di quello comunemente svolto in aula in condizioni normali. Richiede la progettazione ed il coordinamento fra insegnanti per la preparazione di lezioni specifiche e la sperimentazione di metodologie fino ad oggi complementari e non essenziali specialmente per una scuola secondaria di primo grado. Forse per le scuole superiori, dove l’informatica fa parte integrante del piano di studi e gli studenti sono soliti studiare anche con il pc, la svolta è stata meno impattante. Mantenere il contatto, rassicurare, accompagnare i nostri alunni in questa fase storica non risponde a nessuna disciplina ma nessuno di noi si è sottratto, nonostante non ci fossero le videoconferenze. Per i motivi sopra descritti inviteremmo tutti ad evitare facili qualunquismi e a non diffamare la categoria degli insegnanti perché è anch’essa in prima linea in questi tristi e difficili momenti, seppur in modo diverso e in maniera meno evidente da altri lavoratori. L’insegnamento è un lavoro di collaborazione fra studenti, scuola e famiglia. In questi frangenti in cui i ragazzi, giocoforza possono avere solo un contatto limitato con i propri insegnanti, è auspicabile anche un ulteriore impegno delle famiglie per cercare di colmare o comunque limitare questa carenza.
L’istituto comprensivo Severi si occupa della formazione scolastica di oltre 1600 studenti. Questi sono tempi duri per tutti, che hanno colto impreparate istituzioni e singoli individui. La possibilità di una pandemia era vista sin’ora come un evento futuribile o come l’argomento di un thriller a sfondo scientifico – complottista. Non si deve però perdere la ragione né rischiare di fare scelte affrettate. Un aereo non può volare senza aver prima redatto un piano di volo e sapere destinazione e condizioni meteo. Spesso è opportuno fermarsi a riflettere il tempo strettamente necessario per individuare le opzioni migliori, prima di fare passi sbagliati che si ripercuoterebbero in primis sui ragazzi, che sono anche i nostri ragazzi.

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