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Lettera al sindaco Ghinelli di 'Priorità alla scuola' alla vigilia della manifestazione contro la Dad

I genitori aderenti chiedono confronto al primo cittadino e una politica che ponga gli studenti al centro dell'attenzione, che la scuola non sia, dopo un anno dall'inizio della pandemia, considerata ancora la prima attività a dover chiudere

Con una lettera al sindaco Alessandro Ghinelli Priorità alla Scuola di Arezzo annuncia e spiega la manifestazione di domani mattina. Sarà svolta come un sit-in statico, con tutti gli accorgimenti anti-covid, trasformando i Portici di via Roma in una sorta di aula all'aperto. Qui i  bambini presenti seguiranno le loro lezioni a distanza come fanno ormai ogni giorno armati di tavolini, sedie, connessioni, cuffie e dispositivi. I genitori aderenti chiedono confronto al primo cittadino e una politica che ponga gli studenti al centro dell'attenzione, che la scuola non sia, dopo un anno dall'inizio della pandemia, considerata ancora la prima attività a dover chiudere.

"Gentile Sindaco, torniamo a scriverle dopo le richieste di chiarimenti e coordinamento, dopo gli striscioni appesi alle finestre delle case.

Ci ritroveremo venerdì 12 marzo dalle 9.00-12.00 ai Portici di via Roma, all'aperto, in sicurezza, con distanziamento sociale, mascherine, insieme ai nostri figli per dimostrare che nessuno può fare a meno della scuola. Scenderemo in strada perchè le "nostre case non sono una scuola".

Lo dobbiamo ai nostri bambini ragazzi e adolescenti. Lo dobbiamo a noi genitori nonni e parenti, preoccupati per il futuro delle nuove generazioni. Lo dobbiamo a tutti coloro che ancora credono nell'importanza del diritto all'istruzione come cardine della vita democratica.Tenere le scuole aperte o chiuse è una scelta politica, prima ancora che sanitaria, una scelta che racconta il tipo di paese, città in cui viviamo.

Le chiediamo questo anche perchè oggi siamo a dodici mesi dalla prima chiusura delle scuole nel 2020, e ormai conosciamo bene i danni che questa situazione ha provocato a bambini, bambine, ragazze e ragazzi. E quasi nulla dopo 12 mesi è stato fatto, se non il singolo impegno di qualche scuola e dirigente scolastico. Un’esperienza di dodici mesi ci ha detto anche che bambini e ragazzi, non solo i più piccoli ( si vedano i dati recenti della Federazione Degli Studenti) non sono in grado di gestire la didattica a distanza né da un punto di vista organizzativo né emotivo, e questo ha un impatto enorme sulle famiglie.

Tutte le famiglie condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale – a pagare di più.

Le conseguenze della chiusura di ogni ordine e grado di scuola, di nuovo, si riverseranno inevitabilmente sulle famiglie, già vessate psicologicamente ed economicamente, costringendo soprattutto le donne a ulteriori sacrifici. Alcuni saranno costretti a far ricorso ai nonni, proprio quella categoria considerata fragile e a rischio, ma su cui moltissime famiglie si appoggiano non potendo fare diversamente. Si aggiunga che la Regione Toscana ha fortemente voluto sostenere l’apertura delle scuole, dimostrandolo con i fatti: lo attesta la campagna vaccinale per il personale scolastico che ha già raggiunto una altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola. Nella valutazione della sicurezza all’interno delle scuole e della ‘tenuta’ del sistema scolastico, questo aspetto va considerato con grandissima rilevanza. Vaccinare una categoria e poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare a continuo contatto con la collettività costituirebbe un atto incomprensibile e sconcertante."

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