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Gli studenti danno voce ai gestori dei locali di Arezzo: "Chiusi a lungo e pochi aiuti, così non va"

L'allarme di una categoria economica particolarmente colpita dalle restrizioni. Quarto appuntamento con l'inchiesta condotta dai ragazzi della 4^A dell'istituto Vittoria Colonna

Di seguito riportiamo il quarto paragrafo dell'inchiesta condotta dai ragazzi della 4^ dell'istituto Vittoria Colonna dal titolo "Arezzo e il nuovo abitante", un progetto alla cui stesura finale ha contribuito anche ArezzoNotizie.

Secondo le stime della Confcommercio sono oltre 300mila le imprese che nel 2020 hanno chiuso, sono stati 444.000 i posti di lavoro persi in un solo anno e il dato più negativo e drammatico è che non sappiamo quando tutto questo finirà.

L’intrattenimento notturno aretino in questo periodo è in crisi. La pandemia sta mettendo a dura prova tutte le imprese italiane dal primo al terzo settore ma, in particolar modo quest’ultimo, non producendo beni essenziali, è rimasto un po’ isolato, salvo alcune attività vitali per l’economia statale, per esempio l’alta finanza. Discoteche, enoteche e pub hanno e stanno tutt’oggi subendo gravi danni e difficilmente riusciranno a riprendersi completamente stando alle parole riportate dai gestori dei locali interessati. E’ stata condotta una ricerca che suggerisce quanto critico sia il momento. Tale indagine dimostra e conferma l’ipotesi iniziale: gli esercizi relativi all’intrattenimento notturno non sono stati abbastanza sostenuti dallo Stato. L’indagine è stata svolta seguendo un metodo quantitativo ed è composta da un’intervista sottoposta a sei gestori di alcune discoteche ed enoteche/pub situate nella città di Arezzo. Inoltre, si sono rivelate fondamentali per la ricerca le informazioni fornite dal signor Marco Salvini (segretario generale della Cisl di Arezzo).

Locali notturni

Dall’intervista sottoposta a sei gestori di alcune discoteche ed enoteche/pub situate nella città di Arezzo emerge che le difficoltà che hanno e continuano ad affrontare i gestori dei locali che operano nel settore intrattenimento sono molteplici. Lo Stato se ha aiutato, lo ha fatto in maniera molto limitata da quanto emerge nelle interviste spesso garantendo aiuti basandosi su un solo mese dell’anno e senza tenere in considerazione che alcuni locali in quel mese erano chiusi oppure non avevano molte entrate. Inizialmente la ricerca aveva come obiettivo solo quello di indagare le conseguenze economiche che questi locali avevano subito ma è finita poi con l’allargarsi e prendere in considerazione più prospettive: il settore turismo, orafo, moda, manifatturiero nel territorio aretino, anch’essi in crisi.

La pandemia, inoltre, ha accentuato le disuguaglianze e reso sempre più difficile l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Se da una parte la situazione è drammatica, dall’altra ci sono dati incoraggianti: il settore alimentare è rimasto pressoché invariato mentre si è verificata una vera e propria “esplosione” delle tecnologie digitali e delle vendite on-line.

È emersa la consapevolezza che sia questo il momento di invertire la rotta e proiettarsi verso un’economia green, verso un mondo più sano, ecocompatibile ed ecosostenibile, in modo da aumentare l’occupazione, sollecitare un progresso umano e salvare il pianeta.

Qui di seguito sono riportati i grafici contenenti le informazioni emerse dalle interviste sottoposte telefonicamente ai gestori dei locali interessati:

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Intervista al segretario della Cisl di Arezzo

Al momento della stesura della ricerca era Marco Salvini (recentemente gli è succeduta Silvia Russo)

Locali notturni. Quanti lavoratori di discoteche, enoteche e pub si sono rivolti a voi in questo periodo? Lei come Segretario del sindacato della Cisl di Arezzo ha avuto modo di parlare con qualche lavoratore di discoteche o enoteche o pub? Quali problemi e quali richieste sono emerse?

In provincia di Arezzo il settore discoteche enoteche e pub vede prevalentemente lavoratori saltuari che lavorano in questi settori per integrare il loro reddito e quindi non è l’attività prevalente per cui rivolgersi al sindacato.”

Liberi professionisti. I proprietari di questi locali fanno parte della categoria dei liberi professionisti, categoria che in questo periodo ha subito maggiormente le conseguenze della pandemia. Precisamente quali sono state le difficoltà di questa categoria nel nostro territorio?

I proprietari dei locali non sono professionisti, sono inquadrati come attività commerciali, sono in genere sindacalmente seguiti dalle organizzazioni più’ rappresentative nel nostro territorio Confcommercio o Confesercenti.”

Settori in crisi. Arezzo è da sempre famosa per il suo patrimonio culturale che si riflette in particolare nel settore turistico e orafo. Quanto questi settori sono stati messi in crisi dalla pandemia? Quali gli altri comparti che evidenziano maggiori difficoltà? Quali, invece, fanno ben sperare? Vi sono delle categorie che sono riuscite a svolgere l’attività lavorativa in altre forme?

Il settore turismo è chiaramente in crisi per l’impossibilità di avere libertà nei movimenti delle persone durante la pandemia. Comunque il turismo nonostante negli ultimi tempi sia un settore in espansione nella nostra provincia non ha l’incidenza che ha in altre grandi città come Firenze. La provincia di Arezzo si caratterizza per la particolare presenza nel settore manifatturiero orafo, meccanica, moda. L’orafo ha accentuato la crisi durante la pandemia che aveva già sul mercato americano per la politica di Trump sugli scambi commerciali (dazi) e a fenomeni di tensioni e disordini in America dovuti al conflitto polizia immigrati, oltre alle altre tensioni internazionali in Turchia e paesi Sauditi. Il settore moda ha visto le grandi marche: Prada, Gucci, scaricare sulle imprese faconiste (conto terzisti che prendono il lavoro dalle grandi imprese) il problema della contrazione delle vendite, in questa fase ci sono piccoli segnali di ripresa per il mercato Cinese che è ripartito in pieno. Comunque il nostro sistema manifatturiero risente del calo dei consumi in tutti i paesi sviluppati. Solo il settore alimentare ha dato segnali di una sostanziale tenuta. Il mondo delle vendite on line ha avuto una vera esplosione, come l’uso di strumenti e piattaforme digitali.”

Cambiamenti nel mondo del lavoro. La pandemia ha sconvolto il mondo del lavoro, quali prevede saranno i cambiamenti più importanti nel prossimo futuro?

La Pandemia ha fatto riscoprire l’importanza della difesa della salute nel territorio attraverso il medico di famiglia ed altre strutture del territorio rispetto ai grandi centri super specializzati che spesso hanno drenato il grosso delle risorse e degli investimenti. C'è’ stata una spinta verso il digitale che porterà alcuni benefici strutturali ma porterà inevitabili conseguenze negative sul piano occupazionale, misurabili solo quando finirà il blocco dei licenziamenti. Tutti parlano di un futuro con una economia green e di uno sviluppo ecocompatibile ed ecosostenibile, anche l’Europa sta fissando obiettivi in questa direzione, se vogliamo essere ottimisti dobbiamo pensare che costruire un mondo più’ sano e meno inquinato possa diventare una vera occasione di sviluppo e di occupazione. Anche la stessa dimensione degli spazi è stata rimessa in discussione dalla pandemia, prima c’era una tendenza a concentrare per ottimizzare ora il concetto di distanziamento rimette in discussione questa tendenza con tutte le conseguenze connesse.”

Categorie a rischio. Il 10 febbraio il Parlamento Europeo ha adottato la Risoluzione 44/2021 riguardante le disuguaglianze con particolare attenzione alla povertà lavorativa. La Risoluzione ha evidenziato come la pandemia abbia aggravato le povertà e prodotto un aumento delle disuguaglianze in particolare su alcune categorie a rischio come donne, disabili e giovani. In particolare quale ricadute ha avuto la pandemia sul lavoro femminile e su quello dei disabili? Perché?

Come ho detto prima solo quando finirà il blocco dei licenziamenti saremo in grado di misurare le ricadute negative in termini di perdita di posti di lavoro, perché se li misurassimo oggi avremmo dei dati falsati paradossalmente quasi positivi. Riguardo alle assunzioni dei disabili già prima della pandemia avevamo avuto un forte indebolimento della legislazione negli obblighi per le imprese per l’assunzione di invalidi. Per invertire fenomeni di disuguaglianza esiste una strada ben precisa ed è quella di introdurre incentivi per chi assume determinate categorie, il resto sono chiacchiere di solidarietà per lavarsi la coscienza.”

Giovani. La crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 potrebbe avere ripercussioni gravi e durature sul mercato del lavoro, in particolare per i giovani che potrebbero vedersi costretti ad accettare lavori precari e atipici, cosa che peggiorerà notevolmente le condizioni di lavoro e aggraverà le disuguaglianze esistenti. La stessa Risoluzione europea sottolinea come questo rischio sia presente “non solo sui lavoratori scarsamente qualificati, ma anche sulle persone diplomate (compresi i titoli di studio universitari) che entrano nel mondo del lavoro”. Quale è l’aspettativa lavorativa di un giovane aretino? Come fare a trovare lavoro in un tempo in cui i posti di lavoro diminuiscono? Quali indicazioni darebbe a un giovane che cerca di entrare nel mondo del lavoro?

Giovani. È un tema che ho studiato nelle sue dinamiche. La provincia di Arezzo ha una particolare caratteristica negativa soprattutto nella percentuale di Giovani Laureati assunti nelle aziende del territorio. Il paradosso per il tipo di aziende manifatturiere presenti è che spesso è più facile essere assunti senza grandi titoli di studio, perché servono tagliatori di pelle, aggiuntatrici, operai macchinisti e spesso si preferisce in questi lavori chi ha studiato meno perché si presume che abbia meno pretese di cambiamento di lavoro rispetto a chi ha studiato. È questa per il nostro mercato del lavoro una tendenza molto negativa perché in prospettiva il lavoro che rimane nel territorio rischia di essere solo quello che ha bisogno molto della operatività e molto meno del pensare. L’assunzione di laureati nelle aziende del nostro territorio può’ invece portare un contagio virtuoso una spinta positiva verso l’innovazione e la ricerca di prodotti più’ complessi e sicuramente di una prospettiva più duratura. I laureati più ricercati nella nostra provincia sono quelli che provengono dalle facoltà di Ingegneria. Per il futuro bisogna considerare che dopo un lungo blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione e con l’ultimo anno di pensionamento di quota 100 si libererà un ampio spazio di assunzioni in questo ambito. Comunque il divario tra scuola e mondo del lavoro rimane molto alto nel nostro paese la strada di stage formativi e di percorsi professionali formativi specifici potrebbe essere utile a colmare in parte questa distanza.”

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