"Le amiche" a cura di Rita Selvaggio a Casa Masaccio
L'esposizione, Le Amiche a cura di Rita Selvaggio, sarà inaugurata sabato 21 settembre alle ore 19.
La pratica multidisciplinare e partecipativa di Beatrice Marchi include in quest'occasione i contributi di: Alessandro Agudio, KAYA (Kerstin Braetsch e Debo Eilers), Dori Karbon, Andrea e Davide Iorio, Rebecca Carbon, Sonia Hausler, I Fratelli di Arnolfo, coro amatoriale di San Giovanni Valdarno e The Karbon Sisters.
La mostra
Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea ha il privilegio di presentare
Le Amiche, prima mostra personale in un’istituzione museale di Beatrice Marchi (Gallarate,1986).
Sin dagli inizi, la pratica poliedrica, multidisciplinare e partecipativa di Beatrice Marchi, spazia dal disegno alla pittura, dall’animazione alla performance, dal video al sonoro e ha come riferimento il clown. Figura che, secondo la definizione dell’attore, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq, rivela attraverso il fallimento quella natura umana che ci commuove e ci fa ridere. La parabola umana del clown con la sua maschera, i suoi gesti e la sua mimica, con le sue stoltezze e le sue prodezze dona la grazia di ridere a coloro che piangono assecondando una riconciliazione. Ridendo di lui ridiamo anche un po’ di noi stessi, ci consola perché ci somiglia. –“Io sono un clown e faccio collezione di attimi”- amava ripetere Heinrich B.
In Casa Masaccio si riuniscono e riattivano molti dei personaggi, ibridi e doppi, buffi e dissoluti, vulnerabili e nobili, cui Beatrice Marchi ha dato vita nel tempo. Da Loredana, la donna clown con le chele, alla perfida quanto piena di bontà Katie Fox, da Dori Karbon a Susy Culinski, al cane Mafalda, per metà umano e per metà animale. Personaggi che meditano sul riso e sulla potenza metaforica dell’atto comico. Sono Le Amiche, presenze sottili che, inseguendo un nulla inafferrabile, sublimano la gravità e l’inerzia della condizione umana attraverso la leggerezza, la gratuità e l’apparente inconsistenza del gesto. Le Amiche (2019, olio e acrilico su tela), immagine che veicola la mostra, raccontando di un periodo della vita, quello della fine dell’infanzia e dei suoi turbamenti, rappresenta delle adolescenti che si confidano e confrontano sui cambiamenti del proprio corpo all’aria aperta mattinale. La scena si basa su un ricordo d’infanzia della stessa artista e rimanda al gioco di ruoli e di potere presente con modalità diverse nel mondo degli adulti.
Il titolo della mostra è denso di rimandi e memorie sia visive che letterarie, dal film di Michelangelo Antonioni, vincitore del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 1955 e a sua volta ispirato a Tra donne sole di Cesare Pavese, alle atmosfere intrise di inquietudini di Felice Casorati. O, ancora, a Le Amiche (1949), il racconto lungo di Carlo Cassola che narra dei minimi segreti giovanili, delle chiacchiere domestiche che fanno scorrere i giorni, i mesi e gli anni in un baleno infondendo in ogni momento della banalità quotidiana il segno inesauribile della realtà.
Autoritratto dormiente in “Der Jungbrunnen” (2019) è un video in un cui la scena onirica ripresa dal dipinto di Lucas Cranach il Vecchio “La Fonte della giovinezza”, mitica sorgente dell’immortalità, accoglie un burattino che ad occhi chiusi pedala incessantemente sostenuto dal suo doppio. Il personaggio è in realtà ispirato a quello che si crede essere l’autoritratto di Piero della Francesca nelle vesti di un soldato dormiente nella Resurrezione di Cristo a Sansepolcro.
Il percorso espositivo si articola tra suoni, sculture, installazioni e immagini in movimento, mentre una serie di dipinti pensati per questa occasione spalanca, in ogni stanza della casa, finestre affacciate sull’altrove.
Nella vertigine di un’arcadia travisata, corpi e paesaggio trovano il segno di una natura sul punto di sfaldarsi lasciando lo sguardo vagare da qualche parte nell’incompiuto.
Contributi di: Alessandro Agudio, KAYA (Kerstin Braetsch e Debo Eilers), Dori Karbon, Andrea e Davide Iorio, Rebecca Carbon, Sonia Hausler, I Fratelli di Arnolfo, coro amatoriale di San Giovanni Valdarno e The Karbon Sisters.
Il contributo di KAYA, oltre all’intervento in Casa Masaccio, è consistito in una performance collaborativa durante gli Open Studios di Villa Romana sabato 7 settembre.
Progetto realizzato nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019
L’installazione /performance Loredana la cameriera con le chele (2019) è stata possibile grazie al generoso supporto di Kartell.