Dante a confronto: al palagio fiorentino la mostra di Giuseppe Fanfani e Lidia Bachis
Sarà inaugurata sabato 26 giugno (ore 17.00) presso la limonaia del Palagio Fiorentino di Stia la mostra Dante a Confronto, primo appuntamento del Dante Festival 700 organizzato dal Comune di Pratovecchio Stia, in collaborazione con la Fondazione Toscana Spettacolo onlus e la libreria Feltrinelli Point di Arezzo e con il patrocinio della Società Dantesca Italiana. In mostra riproduzioni di opere di grandi artisti del passato quali William Blake, Gustave Doré e Salvador Dalì, ispirate al Sommo Poeta e realizzate dalla casa editrice Taschen, accanto alle opere originali di Lidia Bachis e Giuseppe Fanfani. Obiettivo della mostra è mettere a confronto artisti che hanno esplorato il messaggio dantesco, consentendo al visitatore di assorbire stimoli diversi ma uniti dalla stessa tensione emotiva.
Il percorso temporale parte dal pittore e incisore inglese William Blake (Londra,1757-1827) e continua con Gustave Dorè (Strasburgo,1832-Parigi,1883), noto per le sue illustrazioni della Divina Commedia caratterizzate dall’uso del bianco e nero e che rispecchiano un gusto romantico e una visione epica e drammatica. Il viaggio tra i classici si conclude con Salvador Dalì che nel 1957 iniziò a lavorare a una serie di dipinti sulla Divina Commedia commissionati dall’Istituto Poligrafico dello Stato per una pubblicazione, in edizione limitata, prevista per il 1965, in occasione del 700° anniversario della nascita di Dante. Il fatto che l’opera fosse stata affidata a un artista non italiano sollevò nell’opinione pubblica forti contestazioni, tanto che l’iniziativa venne abbandonata. Dalì però proseguì nei lavori per completare la serie nel 1964.
Il percorso prosegue con le opere due artisti contemporanei quali Lidia Bachis e Giuseppe Fanfani. L'esperienza dantesca dell’artista romana è quella di un nichilismo onnipotente ove espiazione, purificazione e ricompensa sono esperienze soggettive che si alternano e coesistono nella cruda esistenza individuale. Fra Kurt Cobain, Marylin Manson, Allen Ginsberg e Janis Joplin, Lidia Bachis ha dato vita, o meglio superficie pittorica, al proprio immaginifico girone dantesco popolato dai dannati della contemporaneità ovvero dalle spente forme di ognuno di noi. Di quel viaggio resta un unico testimone: Dante. Il suo ritratto trova spazio tra le iconiche figure dei moderni dannati a ricordare la creazione di un poema che ha 700 anni ma non finirà mai: andata e ritorno.
Nipote del celebre Amintore, Giuseppe Fanfani, avvocato, giurista, già sindaco di Arezzo, è pittore e rinomato esperto di Dante con alle spalle numerose mostre, anche internazionali, dedicate al Sommo Poeta.
Con una serie di quadri di ampia portata e dal forte impatto visivo e simbolico, Fanfani esplora alcuni canti dell’Inferno, seguendone traiettorie e suggestioni. La sua tecnica è un utilizzo di acrilico e colori esclusivamente primari per mettere in risalto le emozioni archetipe, primarie, ancestrali che dai canti danteschi prorompono.
Dopo l’inaugurazione è in programma nel parco del Palagio Fiorentino il concerto “L’amoroso canto che mi solea quetar. Tre passi con Dante” a cura dell’associazione Corale Symphonia con letture tratte dal libro “Tre passi con Dante” di Cinzia Della Ciana e Andrea Matucci.
DANTE A CONFRONTO
26 giugno - 18 settembre Limonaia del Palagio Fiorentino di Stia
Orario apertura: dal martedì alla domenica 17.00-19.00 | venerdì e sabato 21.00-23.00 Ingresso libero
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Lidia Bachis è oggi chiamata, nei locali dello storico Palagio Fiorentino, in Pratovecchio in provincia di Arezzo, a celebrare la ricorrenza del 700º anniversario della morte di Dante Alighieri. Molti artisti, pittori, attori, performer si sono adoperati e si prodigheranno per celebrare il padre della lingua italiana ed il faro della poesia mondiale. Lidia Bachis si era già confrontata con la complessità della Commedia in una mostra tenutasi presso la Galleria d'Arte Contemporanea del Comune di Arezzo nel 2009. La mostra, curata da Fabio Migliorati, era intitolata "Round-Trip Commedia". Colpì l'originalità dell'approccio dell'artista romana che anziché iscriversi nella lunga e celebre lista dei raffiguratori delle situazioni e dei personaggi della commedia dantesca, volle attualizzarne il disegno per esprimere quel particolare, inusitato viaggio di andata e ritorno tra le numerose selve oscure, i proditorii cammini di espiazione, i numerosi, spesso fittizi, paradisi (le loro ingannevoli promesse) che la vita contemporanea precipita di fronte al nostro lento incedere. Bachis ebbe a dichiarare: "quando feci il mio personalissimo viaggio tra l'inferno, il Purgatorio e il paradiso, Io-Dante o Io-Virgilio vidi migliaia di angeli diventare dannati, migliaia di dannati trasformarsi in angeli". Ecco il significante. Il disorientamento e sovvertimento dei valori. L'ossimorica composizione di valore e disvalore nelle mille etiche che confondono l'agire morale. I tanti inferni, i molteplici, odiosi purgatori, i falsi ed imposti paradisi convivono nella nostra intima esperienza mortale. L'esperienza dantesca di Lidia Bachis è quella di un nichilismo pantocratore ove espiazione, purificazione e ricompensa sono esperienze soggettive che si alternano e coesistono nella cruda esistenza individuale. Ebbe ancora a dichiarare Lidia Bachis: "ciò che vorrei è che la gente provasse, sentisse, percepisse la consapevolezza di "res humana" ovvero essere individui determinati, costretti, finiti, difettosi, vulnerabili e, solo a volte, salvificamente folli". Ancora più significativa l'affermazione dell'artista che ricordava: "vorrei che per un momento ognuno sentisse il doppio insinuarsi dentro di lui nel ruolo di vittima e carnefice, del bene del male, del giusto e dello sbagliato, perché oltre il vivere, il quotidiano rumore di fondo non c'è nulla, se non il buio e la paura fottuta che spenta la luce appaia, finalmente ed infinitamente, il vuoto". Fra Kurt Cobain, Marylin Manson, Allen Ginsberg e Janis Joplin, Lidia Bachis ha dato vita o meglio superficie pittorica al proprio immaginifico girone dantesco popolato dai dannati della contemporaneità ovvero dalle spente forme di ognuno di noi. Di quel viaggio, resta un unico testimone: Dante. Il suo ritratto trova spazio tra le iconiche figure dei moderni dannati a ricordare la creazione di un poema che ha 700 anni ma non finirà mai: andata e ritorno.
La mostra è visitabile, con ingresso gratuito, dal 26 giugno al 30 settembre 2021, dal martedì alla domenica dalle ore 17 alle ore 19, venerdì e sabato anche dalle 21 alle 23. Per info 0575/504002.