Il "Michelangelo rapito" e quella tragica notte di razzie dei nazisti al castello di Poppi
Una mostra racconta come il castello durante la guerra divenne un vero e proprio forziere in cui vennero nascoste le più importanti opere d'arte degli Uffizi per scongiurare che venissero trafugate. Ma una, celebre, scomparve. L'avvincente storia in una mostra
Era la mattina del 22 luglio 1945 quando una colonna di sei autocarri militari alleati, diretta dal tenente Frederick Hartt, monument man per eccellenza, fece il suo ingresso in piazza della Signoria. Ad attenderla erano presenti oltre 2mila fiorentini. Quel giorno furono scaricate decine di casse che custodivano capolavori: era le preziose opere delle gallerie fiorentine razziati dai nazisti nei "ricoveri" di Poppi, Soci, Montagnana, Dicomano, Trefiano e Poggio a Caiano. Un giorno da ricordare, che è entrato nella storia grazie alle numerose immagini fotografiche conservate ancora oggi dal Gabinetto fotografico degli Uffizi.
Quel 22 luglio, infatti, centinaia di opere dei musei, requisite con il passaggio del fronte, fra cui quelle conservate al Castello di Poppi e a Villa Bocci di Stia, tornarono a casa. Eccetto una: la Maschera di fauno attribuita a Michelangelo del Bargello.
Partendo da questo mistero dell'arte prende il via la mostra tutt'ora in corso presso il castello di Poppi "Michelangelo rapito - Capolavori in guerra dagli Uffizi al Casentino(fino al 28 gennaio 2024). Promossa dal Comune di Poppi (Arezzo) con le Gallerie degli Uffizi nell’ambito del progetto Uffizi Diffusi, e curata da Alessia Cecconi, è l'occasione anche per ripercorrere l'incredibile serie di eventi che durante la guerra e nell'immediato dopoguerra riguardarono Poppi, il suo castello e centiniaia di opere d'arte dal valore inestimabile.
Il ritorno a casa delle opere d'arte e la scomparsa del Michelangelo rapito
Il ritorno a casa di quello straordinario patrimonio di bellezza fu il risultato di un'abile attività di diplomazia che coinvolse Chiesa, soprintendenze, ministero, servizi segreti alleati. Decisivo fu l’intervento del cardinale Elia Dalla Costa presso la segreteria di Stato Vaticana con la mobilitazione di monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI). In prima linea l’eroico soprintendente Giovanni Poggi, lo stesso Hartt, e poi Rodolfo Siviero, che del recupero delle opere d’arte trafugate durante la guerra avrebbe fatto una missione di vita. Le opere vennero recuperate, non senza difficoltà, al castello di Neumelans a Campo Tures e nel vecchio palazzo della pretura a San Leonardo in Passiria.
Ma cosa accadde prima della restituzione? E che ne è stato del "Michelangelo rapito"? La Maschera di fauno, attribuita a Michelangelo del Bargello, era in custodita nel castello e venne trafugata nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1944.
"Mentre il borgo veniva minato e i suoi abitanti, già provati da mesi durissimi di guerra, erano in preda al terrore, un manipolo di soldati tedeschi della 305esima Infanterie Division, dopo aver sfondato porte e muri, riuscì a prendere possesso di 37 delle 410 casse custodite nel castello, per un totale di 200 opere, tra cui l’Autoritratto e La Velata di Raffaello con il Ritratto di Giovanni II Bentivoglio di Lorenzo Costa, eccezionalmente in mostra su prestito degli Uffizi. Non torneranno mai a Firenze il Ritratto di Ignoto di Hans Memling, prelevato dalla cassa n. 20, la Vergine che allatta il Bambino e Santi di Pierino da Vinci e la Maschera di Fauno custodite nella cassa 17, alle quali Rodolfo Siviero darà la caccia per tutta la vita".
L’antico maniero dei conti Guidi a Poppi, insieme al monastero di Camaldoli e a Villa Bocci di Soci, tra il 1940 e il 1944 fu in pratica una straordinaria cassaforte per le opere d’arte. Nel castello erano state messe sotto protezione 410 casse, per un totale di 334 dipinti, 16 sculture, 296 oggetti d’arte.
Alcune, dopo l'incursione nazista, non furono mai ritrovate. Le altre tornarono agli Uffizi, accolte da centinaia di fiorentini.
"La mostra - spiegano gli organizzatori - attraverso suggestive fotografie, inediti documenti d’archivio, filmati d’epoca, racconta dunque l’appassionante storia del salvataggio di centinaia di sculture e dipinti tra i più famosi al mondo che vennero custoditi in Casentino. Al piano superiore del Castello, nel salone della biblioteca Rilliana, è allestita la sezione immersiva della mostra, che propone un’esperienza multimediale originale e inedita che ha come filo narrativo le vicende vissute dalla Maschera di Fauno nei suoi 500 anni di fortuna visiva, con un focus sul periodo bellico e sui capolavori ricoverati a Poppi e Camaldoli. Mentre scorre il racconto si ha la possibilità di ammirare, ad alta definizione e con suggestive animazioni, dipinti come la Nascita di Venere di Botticelli, il Tondo Doni di Michelangelo, la Madonna del Cardellino di Raffaello o la Medusa di Caravaggio, ricreando così idealmente il museo “forzato” presente a Poppi negli anni del conflitto".