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I volontari aretini in partenza per il fronte. La Grande Guerra e il caso Arezzo

Martedì 9 ottobre prende avvio il ciclo di conferenze “La Grande Guerra lontano dal fronte, il caso di Arezzo”, organizzato dalla Società storica aretina, con il patrocinio del Comune di Arezzo. Ad inaugurare la serie di incontri, che si protrarrà...

Martedì 9 ottobre prende avvio il ciclo di conferenze “La Grande Guerra lontano dal fronte, il caso di Arezzo”, organizzato dalla Società storica aretina, con il patrocinio del Comune di Arezzo. Ad inaugurare la serie di incontri, che si protrarrà fino all’inizio di dicembre, sarà Giorgio Sacchetti con la conferenza “I movimenti politici fra interventismo e neutralità”. L’appuntamento è, come di consueto, in programma alle ore 17,30, all’Auditorium Ducci di via Cesalpino.

Nell’estate del 1914 la guerra europea, ormai realtà incombente, irrompeva nello scenario pubblico italiano e nell’immaginario collettivo. L’idea che un evento così devastante fosse alle porte inquietava i ceti popolari, ma dall’altra affascinava le élite culturali. Le grandi civilizzazioni politiche preesistenti – liberale, cattolica e socialista – furono così travolte dal trauma, prima ancora del suo dispiegarsi, e trasversalmente divise sull’opzione bellica. Nell’Aretino la contrapposizione di piazza fra interventisti e neutralisti, ovvero tra nazionalisti e antimilitaristi, fu aspra e violenta. Il tutto si inserì nell’ambito di un comune sentire e di una tradizione antibellicista assai rilevante nel mondo contadino come fra i minatori del Valdarno. Dal crogiolo locale degli anni Dieci, insieme a personalità di spicco come il vescovo Giovanni Volpi o l’esponente nazionalista Pier Ludovico Occhini, emergevano ideologie, movimenti e prassi sindacali destinati a marcare l’intero secolo. Giorgio Sacchetti (1951) è dottore di ricerca in Storia del movimento sindacale e professore associato abilitato in Storia contemporanea. È stato borsista presso la Fondazione “Luigi Salvatorelli”; ha collaborato in progetti di ricerca con l’Ècole française de Rome e con l’Università di Rio de Janeiro ed è membro di vari comitati scientifici in Italia e all’estero. Dal 2014 al 2018 ha insegnato Storia delle ideologie del Novecento e Fonti e metodi per la ricerca contemporaneistica all’Università di Padova. Dal 2018-2019 è docente a contratto di Didattica della Storia presso il Dipartimento di studi umanistici dell’Università Roma Tre. Si occupa di “labour history”, storia del movimento operaio e dell’anarchismo, culture politiche del Novecento. Autore di numerose pubblicazioni. Ha in corso di stampa la monografia “Pugni chiusi. Storia transnazionale di un Sessantotto di periferia”. Curato da Luca Berti, il ciclo di conferenze si occupa, in occasione del primo centenario della fine della Prima guerra mondiale, del grande sforzo logistico che accompagnò in tutta la Penisola la guerra combattuta fra il 1915 e il 1918 sulle alture del Friuli e del Veneto. La guerra finì con il coronare il processo di unificazione nazionale, ma dopo la “rotta di Caporetto” rischiò di mettere a repentaglio la tenuta del giovane Stato nazionale. L’approfondimento del “caso di Arezzo” si propone di mettere in luce le drammatiche vicende che precedettero, accompagnarono e seguirono il conflitto e le epocali ripercussioni che l’evento ebbe sulla comunità locale, sotto il profilo sociale e politico.

La conferenza successiva, “Tra culturea e politica: aspetti dell’interventismo”, è in programma il 16 ottobre e sarà tenuta da Franco Cristelli. Come di consueto, gli incontri in programma all’Auditorium Ducci sono ad ingresso libero, con dibattito finale aperto a tutti.

Nella foto: Partenza di volontari aretini per il fronte (Foto Club La Chimera).

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