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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri - Voto 9/10

C’era una volta “In Bruges” (2008), piccolo gioiello ed esordio alla regia cinematografica per Martin McDonagh, ammirato e premiato commediografo britannico di origini irlandesi. Poi c’è stato “Seven Psychopaths” (2012), seconda pellicola di...

C’era una volta “In Bruges” (2008), piccolo gioiello ed esordio alla regia cinematografica per Martin McDonagh, ammirato e premiato commediografo britannico di origini irlandesi.

Poi c’è stato “Seven Psychopaths” (2012), seconda pellicola di McDonagh ed altra opera filmica di quelle un pò matte.

Entrambi ottimi film, ed entrambi, in parte, figli del cinema dei fratelli Coen e di Quentin Tarantino, ma forse ancora troppo attaccati al “manierismo” di un regista e al suo modo di fare le cose più da cinefilo che da cineasta.

La strada intrapresa da McDonagh era però quella giusta, anzi, giustissima. Tracciata e ben definita, di quelle che in tempi brevi ti sanno portare ad un traguardo che è anche un punto di partenza.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri è proprio il traguardo e il punto di partenza di Martin McDonagh che tutti, ma proprio tutti, stavamo aspettando.

Mildred (Frances McDormand) è una madre dal carattere tosto e poco accomodante. Furiosa ed impulsiva è in cerca di giustizia (vendetta?) per la figlia stuprata e uccisa. Dopo sette mesi non è ancora saltato fuori un colpevole. Per Mildred, la polizia, pigra ed impegnata solo a pestare i neri della cittadina, non sta facendo abbastanza.

Così un giorno ha l’idea di noleggiare tre enormi cartelloni pubblicitari, alle porte della città (inventata) di Ebbing, Missouri, per denunciare l’indolenza della polizia.

L’evento scatenerà la comunità.

Come dicevamo McDonagh, con il suo ultimo lavoro, si libera finalmente dalla voglia di citare e dalle influenze, dirette e indirette, di altri film, consegnando un’opera intensa, matura e personalissima. Ricca di poetica, di drammaticità e di humor nero.

Si respira ancora l’aria dei (primi) Coen ma questa volta il regista riesce a controllare alla perfezione quella sottile soglia di demarcazione tra l’omaggio più spassionato e la voglia di raccontare qualcosa alla propria maniera.

E lo fa scrivendo una delle sceneggiature più belle degli ultimi tempi. Non è un caso infatti che guardando il film abbia pensato più di una volta ad un’altra pellicola (che ho amato) anch’essa scritta dannatamente bene: Elle di Paul Verhoeven. Entrambi raccontano storie urticanti e non scontate, capaci di far coesistere con rara maestria risate e momenti drammatici.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri è una commedia nera che prende il politicamente corretto e lo crivella di colpi, infarcita com’è di situazioni aspre e velenose che stridono in ogni momento.

Non c’è una netta distinzione tra buoni e cattivi come il film ci lascerebbe intuire nei primi momenti: da Ebbing nessuno ne esce illeso. Perché in questa stramba cittadina, così come nella vita, non si può dividere semplicemente tra buoni e cattivi o tra bianco e nero, nel mezzo c’è una fosca e torbida sfumatura che pare risiedere in ognuno di noi. Chi pareva giusto e senza macchia, si scoprirà avere delle colpe, e chi, diversamente si è comportato da carogna, ci sorprenderà dimostrando in fondo di essere un brav’uomo.

Tutto funziona in questo film che, tra battute e idee narrative sparate a raffica, ha pure la capacità (e non la pretesa) di dire qualcosa di molto impegnato.

Le musiche originali di Carter Burwell sono meravigliose, Woody Harrelson è straordinario e Sam Rockwell e Frances McDormand sono semplicemente giganteschi.

Il finale poi, che potrebbe lasciare su qualche spettatore un senso di incompiutezza, è invece la chiusa perfetta, poetica ed umana, che sottolinea quanto è stato importante il percorso per questi personaggi: capaci per la prima volta di prendersi tutto il tempo necessario per riflettere e fare la cosa giusta.

Voto: 9/10

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, USA, 2017)

Regia: Martin McDonagh

Sceneggiatura: Martin McDonagh

Cast: Frances McDormand, Woody Harrelson, Caleb Landry Jones, Abbie Cornish, Kathryn Newton, Peter Dinklage, Sam Rockwell, Lucas Hedges, Kerry Condon e John Hawkes

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