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The Neon Demon - Voto: 8/10

Nicolas Winding Refn è uno di quei registi che ci ha abituati a vedere divisi pareri di critica e pubblico, soprattutto con le sue ultime due fatiche, Solo Dio Perdona e appunto The Neon Demon. La sua carriera ha qualcosa di anomalo se la si...

Nicolas Winding Refn è uno di quei registi che ci ha abituati a vedere divisi pareri di critica e pubblico, soprattutto con le sue ultime due fatiche, Solo Dio Perdona e appunto The Neon Demon.

La sua carriera ha qualcosa di anomalo se la si paragona con quelle di altri registi che hanno visto il proprio nome diventare popolare dopo il successo di un loro film.

Per il regista danese il salto è avvenuto con Drive nel 2011 tanto che molti, moltissimi, si sarebbero aspettati che il suo lavoro successivo avesse numerosi punti in comune proprio con quel Drive che tutti avevamo etichettato come capolavoro.

Sappiamo bene che non è andata così.

L’uscita di Solo Dio Perdona ha praticamente spaccato critica e pubblico: tra chi si sentiva preso in giro (forse la presenza di Gosling e il trailer ammiccavano veramente troppo a Drive) e chi invece, come il sottoscritto, non poteva fare altro che continuare a stimare ed amare un regista così pazzo tanto da non preoccuparsi delle esigenze produttive, ma talmente votato all’arte da non accettare compromessi.

Paradossalmente il successo mondiale portato da Drive pare che Refn lo abbia quasi rigettato, concentrandosi su di uno stile ed una tecnica iniziate con i suoi precedenti lavori, come Fear X (2003), Valhalla Rising (2009) e appunto Solo Dio Perdona (2013), e perfezionate nell’ultimo The Neon Demon.

Tutti film in cui la storia, apparentemente semplice, viene portata avanti non tanto dai dialoghi, ma più che altro dalle immagini e dalla suggestione che queste scaturiscono su chi sta guardando.

Il suo cinema è arrivato ad un punto che lo siamo o lo si odia.

Con The Neon Demon Nicolas Winding Refn, o meglio NWR, come si firma sui titoli di testa del film con le lettere sovrapposte alla maniera di Yves Saint Laurent, non può che parlare del mondo della moda.

Più precisamente di quel mondo fatto esclusivamente di apparenza, dove la bellezza è tutto e il “demone del neon” logora e cannibalizza chi ne resta attratto.

Jesse (Elle Fanning) giunta a Los Angeles dalla Georgia per fare la modella, grazie a Ruby (Jena Malone), truccatrice che pare averla presa molto in simpatia, entrerà tra le grazie di un famoso stilista (Alessandro Nivola) e di uno dei fotografi più quotati al mondo (Desmond Harrington). A fare da contorno il pazzo predatore notturno e proprietario di un motel (Keanu Reeves), un aspirante fotografo, Dean (Karl Glusman), che si innamora di Jesse e Jan

(Christina Hendricks), glaciale agente che si occupa di cercare nuove bellezze.

Jasse non è semplicemente bella, lei pare possedere quell’attrattiva e quel fascino puro e virginale di qualcosa che è inarrivabile.

Non sappiamo quasi niente di lei e del suo passato, se non che ha perso i genitori e che da piccola in Georgia passava intere notti a guardare la luna, quasi fosse sotto il suo influsso.

La sua bellezza, naturale e perfetta, scatena l’invidia di Sarah (Abbey Lee) e Gigi (Bella Heathcote) disposte a tutto pur di avere quello che ha Jesse, perchè, come dirà lei in una scena del film “Io non voglio diventare come le altre, sono loro che vogliono diventare me”

Tutto cambierà dopo la prima sfilata di Jasse.

Una strana visione, monito di pericolo dal potere quasi esoterico, trasformerà l’apparente dolce e smarrita Jesse in una strega votata alla bellezza.

Un triangolo rovesciato che richiama proprio i simboli esoterici, quelli del demoniaco, del sessuale femmineo, sembra testimoniare la trasformazione di Jesse.

Impossibile non pensare alle ragazze come a delle streghe e a quella Ruby, così amichevole con Jesse, la più manipolatrice di tutte.

Il triangolo pare proprio richiamare il loro rapporto, quello tra Sarah, Gigi e Ruby, che ormai Jesse frequenta da tempo e che, dopo la trasformazione nel “demone del neon”, è forse convinta di poter controllare.

Il mondo della moda l’ha fagocitata trasformandola da vittima in carnefice.

Lo percepiamo da come cambia il suo sguardo, più sicuro e arrogante, e dal modo in cui tratta anche le persone che sono state gentili con lei (come quando scarica Dean) o dalle sue parole: “io sono pericolosa, lo diceva pure mia madre”, in una sequenza in cui la sua arroganza, seppur celata dalla sua innocenza, pare presentargli il conto, trasformandola di nuovo in vittima.

Perchè la vera strega è Ruby che, accecata dal rifiuto di Jasse, ha in serbo per lei altri piani, in un finale splatter cannibalesco in qui Sarah, Gigi e Ruby ne divorano le carni come a cercare di assimilarne la sua bellezza.

Ruby condivide con Jesse la stessa vulnerabilità al punto di compiere, nella scena più disturbante e chiacchierata del film, un atto di necrofilia. Disperata e fragile sembra non poter accettare un’altro rifiuto tanto da credere che la morte non possa rifiutare come invece la vita potrebbe ancora fare.

Lei non è una modella, non si guadagna da vivere grazie alla propria bellezza ma ne è comunque ossessionata, anche se pare esserlo di più nei confronti della morte, infatti, lavora persino in un obitorio come truccatrice di cadaveri in modo da restituire loro quella freschezza che hanno perduto.

Un opera quindi tutta al femminile dove gli unici uomini che si vedono, il giovane Dean che si innamora di Jesse, il sadico predatore sessuale interpretato da un ritrovato Keanu Reeves, lo stilista che da lezioni sul senso della bellazza e il fotografo che lancia Jesse in questo infernale mondo fatto di luci al neon, sono solo funzionali al racconto.

Definito da molti (anche dallo stesso regista) un horror ma con al suo interno tanti frammenti di altro cinema, ed è proprio questo suo modo di essere tutto che lo rende una pellicola difficile se non impossibile da catalogare in un determinato genere cinematografico, come nella migliore tradizione del regista.

Impossibile però non notare che The Neon Demon è prima di tutto una sorta di remake non dichiarato di Suspira, uno degli horror ancora ad oggi più belli del cinema italiano.

Refn omaggia il capolavora di Argento non solo ammicando alla similitudine tra la prestigiosa Accademia di danza a Friburgo e il mondo della moda, ma soprattutto nella forma, utilizzando una fotografia ricercatissima (di Natasha Braier) come faceva appunto quella meravigliosa di Luciano Tovoli.

Ogni inquadratura e scelta della luci è studiata nel minimo dettaglio con una cura ossessiva per l’estetica, ottimo per ricreare quel senso di ricerca della bellezza pura e assoluta di cui si parla nel film.

Le meravigliose musiche elettroniche di Cliff Martinez poi ci calano perfettamente nell’atmosfera ipnotica che il regista vuole raggiungere, coniugandosi perfettamente con le luci stroboscobiche i virtuosismi registici e le scene oniriche.

Non si può non amare un regista che va dritto per la sua strada facendo quello che vuole fare e nel modo in cui vuole farlo.

Così come Sarah metabolizza l’atto coprofago nei confronti di Jesse e Gigi invece ne vomita i resti, anche noi spettatori siamo chiamati ad assimilare o rifiutare il film di Refn.

Voto: 8/10

The Neon Demon (USA/Francia/Danimarca, 2016)

Regia: Nicolas Winding Refn

Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Mary Laws, Polly Stenham

Cast: Elle Fanning, Abbey Lee, Keanu Reeves, Christina Hendricks, Jena Malone, Bella Heathcote, Karl Glusman, Desmond Harrington, Alessandro Nivola, Jamie Clayton, Charles Baker, Cameron Brinkman, Taylor Marie Hill e Chris Muto

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