rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Sessantotto, 50 anni dal maggio francese: prof aretino relatore al convegno internazionale della Sorbona

1968 e movimenti studenteschi: sono passati 50 anni dal maggio francese e la Sorbona di Parigi organizza un convegno internazionale sul tema. Interventi e tavole rotonde: tra i relatori ci sono storici, scrittori e ricercatori di tutto il mondo...

1968 e movimenti studenteschi: sono passati 50 anni dal maggio francese e la Sorbona di Parigi organizza un convegno internazionale sul tema. Interventi e tavole rotonde: tra i relatori ci sono storici, scrittori e ricercatori di tutto il mondo. Tra questi c'è anche Giorgio Sacchetti, originario del Valdarno e residente Arezzo, docente di Storia contemporanea all'università di Padova.

Gli anni Sessanta, epoca del boom e del “miracolo economico” - spiega Sacchetti -, costituiscono una cesura fondamentale rispetto al lungo dopoguerra ormai giunto a conclusione. I giovani – con le loro idee libertarie – stanno diventando, sempre di più, i protagonisti. E le scuole, le università italiane sono le incubatrici di queste inquietudini, banco di prova di una ribellione generazionale in atto. È una rivolta dai connotati globali che attinge al pensiero “terzomondista”, vera genesi del Sessantotto.

Sacchetti, classe 1951, ha all'attivo oltre 400 pubblicazioni, è ricercatore nei campi del movimento operaio, del sindacalismo sovversivo, del libertarismo, dell'anarchismo.

Il convegno parigino sarà distribuito nell'arco di tre giornate, dal 2 al 4 maggio, l'intervento di Sacchetti, dal titolo "Provo, beatnik, anarchici et situazionisti: influenze libertarie nel movimento studentesco italiano", è in programma all'interno della facoltà di Lettere, proprio nella giornata conclusiva.

L'intervento integrale

di Giorgio Sacchetti

C’è un Sessantotto libertario (e di forte impronta transnazionale) che, al pari di quello marxista rivoluzionario, ha influenzato il movimento degli studenti in Italia. Le controculture giovanili (musicali e non solo), a partire dai prodromi degli anni ’60 e ben oltre l’epopea del Maggio francese, hanno marcato ovunque le modalità e gli stili di pensiero della rivolta studentesca. Le fonti consultate – collezioni private di volantini e ciclostilati prodotti in ambiente studentesco; documenti della FAGI (Federazione Anarchica Giovanile Italiana) presso l’Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana; carte di polizia presso l’Archivio Centrale dello Stato; quotidiani a larga diffusione come «Il Giorno» e «La Nazione»; periodici come «Volontà», «Umanità Nova», «Mondo Beat»… – ci aiutano a delineare i contesti del caso italiano, azioni, scenari, circolazione delle idee, transferts militanti. Il nostro focus, riferito a tutta la fase sessantottesca, riguarda i “lasciti”, sia teorici che di prassi, di movimenti coevi a matrice libertaria. Nel caso: i Provo olandesi, i Beatnik del mondo anglofono, i Situazionisti e i neo-anarchici che fanno riferimento all’anarchismo storico hanno di sicuro suggestionato e contaminato il milieu della scuola e delle università. Di tutto questo tracciamo qui, in sintesi, una prima mappa orientativa.

Gli anni Sessanta, epoca del boom e del “miracolo economico”, costituiscono una cesura fondamentale rispetto al lungo dopoguerra ormai giunto a conclusione. I giovani – con le loro idee libertarie – stanno diventando, sempre di più, i protagonisti. E le scuole, le università italiane sono le incubatrici di queste inquietudini, banco di prova di una ribellione generazionale in atto. È una rivolta dai connotati globali che attinge al pensiero “terzomondista”, vera genesi del Sessantotto: contro la fame in India, il razzismo in America, il colonialismo in Africa, contro il totalitarismo comunista, il fascismo, il capitalismo e l’ipocrisia democratica. Sulle lotte per i diritti civili i riferimenti spaziano, da Martin Luther King a Betrand Russel. Dall’America la New Left (Noam Chomsky, Paul Avrich, Murray Bookchin…), insieme ai movimenti pacifisti e antiautoritari degli studenti, agli hippies, tutti impegnati nella mobilitazione contro la guerra in Vietnam, “contagia” le giovani generazioni europee ed italiane. Dall’Olanda il movimento di contestazione libertaria Provos, che si richiama all’anarchismo di Domela Nieuwenhuis, trova i suoi sostenitori anche in Italia. C’è sintonia fra i movimenti della contestazione. Ed anche la beat generation diffonde pratiche libertarie anticonformiste contro patria, chiesa, famiglia e partito. Per il pacifismo, la nonviolenza, la fratellanza universale, la libertà di pensiero e l’amore libero.

Già nel 1966 si erano tenuti incontri europei tra giovani anarchici, per lo più studenti. Il primo si era tenuto nella primavera di quell’anno a Parigi, con la partecipazione di inglesi, belgi, spagnoli, francesi, olandesi, svedesi e italiani. All’ordine del giorno della discussione: questione giovanile, Provos, mobilitazione contro la bomba atomica, antifranchismo, anti-elettoralismo, sindacalismo, organizzazione interna, programmazione di un campeggio internazionale a Marsiglia. Dopo Parigi il successivo appuntamento è in Italia a Milano, dove – nel dicembre 1966 – si tiene la Conferenza Europea della Gioventù Anarchica. La “tre giorni” (a cui partecipano anche ragazze e ragazzi provenienti da Francia, Germania occidentale, Spagna, Svezia, Danimarca, Olanda, Belgio e Inghilterra) si conclude davanti al consolato spagnolo dove si espone una garrota in legno e si reclama libertà per gli antifascisti iberici. Un corteo è sciolto dalla polizia mentre effettua un girotondo all’albero di Natale in piazza Duomo. Milano e Roma si confermano in questo periodo come importanti laboratori culturali giovanili, luoghi d’intrecci fra militanti della FAGI, i cosiddetti “capelloni” e il movimento della contestazione studentesca. Nel capoluogo lombardo (peraltro già epicentro del famoso caso «La Zanzara» al liceo Parini e di imponenti manifestazioni contro i bombardamenti americani in Vietnam) escono i primi numeri tirati a ciclostile di «Mondo Beat» e di «Provo», ambedue stampati presso sedi anarchiche. Nella capitale i gruppi “Provos Roma 1” e FAGI “Alba Nuova” promuovono azioni solidali con l’antifranchismo spagnolo.

La FAGI rappresenta una sigla di riferimento assai conosciuta negli ambienti studenteschi e universitari delle grandi città. Essa è particolarmente attiva in questa fase con numerose iniziative pubbliche e convegni organizzativi – marce della pace, manifestazioni di sostegno agli obiettori di coscienza, scioperi della fame di protesta antifranchista, cortei di protesta (a Roma quando viene ucciso lo studente socialista Paolo Rossi) – nei contatti, davvero assidui, con l’associazione universitaria UGI (Unione Goliardica Italiana), con il PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e con il Partito Radicale. In un volantino firmato “Universitari aderenti alla FAGI” e distribuito all’università di Pisa si proclama lo sciopero a oltranza e si fissano cinque punti della piattaforma rivendicativa:

1) Per una cultura vera, cioè aperta alla critica, in sostituzione di quella ufficiale e nozionistica;

2) Per una scuola aperta a tutti;

3) Per un maggiore potere decisionale degli studenti nella formulazione dei programmi scolastici;

4) Per la sostituzione delle lezioni accademiche con dei seminari di studi, in collaborazione e non sotto la direzione dei professori;

5) Per una scuola libera dalla tutela del manganello.

A Genova, nel febbraio 1967, si realizza un meeting nazionale fra Provos e anarchici. Il discorso prosegue a Carrara con il “Primo convegno italiano della gioventù protestataria”. Beatnik, Provos, “cavalieri del nulla”, aderenti alla FAGI discutono di pacifismo e di comuni percorsi libertari, socializzano esperienze on the road. È questa una tappa fondamentale per future azioni comuni e reciproche “contaminazioni”. Nell’estate del medesimo anno il Circolo Sacco e Vanzetti di Milano organizza un “Campeggio internazionale della gioventù libertaria” sulle rive del lago di Como, occasione di confronto e di incontri che mette in serio allarme le autorità. La FAGI tiene, prima a Firenze e quindi a Bologna, due importanti convegni nazionali a cui partecipano delegati provenienti da Toscana, Emilia, Liguria, Umbria, Lazio, Campania e Calabria (“giovani, nella maggior parte capelloni” annotano le carte di polizia). All’ordine del giorno: preparazione dell’imminente incontro giovanile europeo di Dordrecht (Olanda); analisi e critica dello statuto della Union des Groupes Anarchistes Communistes di Francia; pratiche anarcosindacaliste in Italia. Antimilitarismo e pacifismo rimangono i terreni principali di intervento, e gli studenti si trovano spesso a fianco dei radicali e degli anarchici nelle varie iniziative di protesta contro le basi Nato, e di obiettori di coscienza come Andrea Valcarenghi “provo di Onda Verde”. Contestualmente si sviluppa una formidabile rete di solidarietà con la lotta dei popoli oppressi dal fascismo in Europa.

A novembre del 1967, a Firenze nel giorno delle celebrazioni per la festa delle Forze Armate, si verificano fatti incresciosi che suscitano molto clamore mediatico. La polizia mette in stato d’assedio il centro del capoluogo toscano; si effettuano settecento fermi, decine di perquisizioni, sequestri di materiale a stampa, irruzioni notturne all’Ostello della Gioventù e all’Albergo Popolare; la sede del Circolo Berneri è devastata. Si apre la “caccia al capellone” invocata a gran voce dalla così detta opinione pubblica benpensante. L’operazione è suggerita dalla concomitanza in città, certo non del tutto casuale, tra un raduno degli “Angeli del fango” (i giovani studenti che avevano aiutato i fiorentini nell’alluvione del 1966), un congresso nazionale del Partito Radicale, una marcia e una veglia della pace – poi vietati dalla questura – promossi da gruppo giovanile anarchico, movimento studentesco “Avanguardia 67” e gruppo Provo fiorentino.

Le tematiche giovanili vengono sempre più approfondite nella pubblicistica libertaria. Corrispondenze, cronache di lotte studentesche e occupazioni pervengono quasi ogni settimana alla redazione di «Umanità Nova» dalle università. A Pisa, Firenze, Milano, Roma, Torino, Padova, Trento, Perugia e Napoli gli anarchici sono dunque a vario titolo – come estemporanei gruppi giovanili, individualità isolate o come FAGI – parte attiva nel movimento. La FAI intanto si dichiara apertamente “solidale con gli studenti”.

Riaffiorano, insieme all’antimilitarismo non-violento, dimenticate elaborazioni teoriche libertarie, consiliariste, luxemburghiane, anarcosindacaliste.

Prendono quota in questo periodo nel movimento operaio come in quello studentesco istanze autonome e assembleari, forme di azione diretta attuate attraverso comitati e gruppi spontanei, comportamenti che disturbano l’establishment.

Nel maggio 1968 la FAGI, dopo un convegno nazionale tenuto a Livorno, lancia la sua piattaforma programmatica con un appello alle forze rivoluzionarie, per un appoggio pieno ed entusiasta alla “opposizione extraparlamentare” in atto in Europa, alle lotte degli operai e degli studenti francesi e tedeschi. A Carrara si intensificano le iniziative pubbliche giovanili anche in vista dell’imminente congresso anarchico internazionale, si organizzano conferenze con esponenti francesi del movimento “22 Marzo”, si raccolgono fondi necessari per la venuta in Italia di Cohn Bendit.

“…La lotta – si spiega in un ciclostilato della FAGI inoltrato dal prefetto di Massa al ministro dell’interno nel giugno – si deve imperniare contro l’imperialismo, il colonialismo, l’autoritarismo, il gerarchismo, il partitismo, il capitalismo e deve unire gli studenti da Parigi a Madrid, da Roma a Belgrado, da Praga a Berlino…”

Feconde quanto discusse contaminazioni culturali sono la cifra ineluttabile del movimento studentesco. L’editore Franco Leggio di Ragusa ripropone in opuscolo materiali di importante valore documentario riferiti all’esperienza variegata delle dissidenze libertaria, situazionista, operaista e giovanile di questi anni, con un inedito percorso trasversale negli anni Sessanta, un filo rosso che mette in sintonia l’esperienza contestativa studentesca con l’Internazionale Situazionista, i Circoli “Panzieri”, lo spontaneismo del primo Potere Operaio....

Il “situazionismo”, movimento politico e artistico sorto alla fine degli anni Cinquanta, con riferimenti teorici che derivano dall’anarchismo, dal marxismo e dalle avanguardie primo-novecentesche, trova il suo momento di popolarità con la divulgazione del noto pamphlet “Della miseria dell’ambiente studentesco”. Modalità inedite di comunicazione, nuovi linguaggi, creazione di eventi e “teorie carnevalesche” influenzano i movimenti e marcano comportamenti e attitudini ribellistiche nelle aule scolastiche ed universitarie.

Armi della critica e culture radicali, sfida aperta alla società borghese del lavoro e delle galere, comunismo dei consigli e autogestione, arte libera contro lo Stato, “Marx oltre Marx”: sono ad esempio la cifra delle nuove teorie del movimento del “Comontismo” – considerato “filo-anarchico” – in procinto di affacciarsi (a mo’ di meteora) sul già affollato proscenio del lungo Sessantotto italiano.

Prende campo, fra le altre cose, l’attività pacifista e antimilitarista. Il gruppo teatrale americano Living Theatre, i cui componenti sono legati da rapporti di amicizia con molti giovani italiani, funge da straordinario catalizzatore di simpatie libertarie. Dalla rivolta studentesca a quella operaia; siamo alle prime avvisaglie dell’autunno caldo. Il vento di protesta di Berkeley e di Parigi imperversa ora anche in Italia e diventa fattore di destabilizzazione geopolitica.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sessantotto, 50 anni dal maggio francese: prof aretino relatore al convegno internazionale della Sorbona

ArezzoNotizie è in caricamento