La pieve di San Pancrazio e il Piviere Nullius Diocesis di Sestino: una storia lunga 500 anni
Negli scorsi giorni la comunità sestinate ha celebrato l'importante anniversario con momenti di raccoglimento e con approfondimenti storico culturali
Sebbene l’emergenza Covid abbia scombinato i piano dei festeggiamenti, alla fine, Sestino è riuscita ugualmente a celebrare i 500 anni del Piviere Nullius Diocesis. Lo scorso 17 agosto la comunità sestiate ha ripercorso le tappe fondamentali della nascita della propria diocesi grazie al contributo di don Andrea Czortek, protagonista di una conferenza proprio sul tema. Così all’interno della pieve di San Pancrazio, sestinati, turisti, amanti della cultura hanno appreso le straordinarie vicende della pieve che, in alcuni atti d’archivio viene anche definita cattedrale. Dopo aver illustrato il contesto storico-religioso-politico, il relatore ha descritto gli aspetti principali della vita del Nullius (termine utilizzato per indicare le circoscrizioni ecclesiastiche come prelature e abbazie che non appartenevano a nessuna diocesi pur costituendo un territorio ecclesiastico analogo alla diocesi) e la creazione a Sestino di una piccola diocesi dipendente dal sommo pontefice e che operò fino al 1779 anno in cui il Nullius venne soppresso e il territorio passò alla diocesi di Sansepolcro.
La storia della Nullius sestiate - Giancarlo Renzi
La pieve in passato era considerata la chiesa madre di un territorio e tutte le altre parrocchie erano dipendenti da essa. Nei primi secoli del cristianesimo la nuova religione non giunse presto a Sestino e, per lungo tempo la pieve rimase l’unico edificio dove culto, sacramenti e solennità potevano essere esercitati. Il fonte battesimale, ad esempio, era ospitato fino al 700 solo nella pieve di San Pancrazio. La scoperta attraverso scavi archeologici di una chiesa battesimale a occidente della pieve di San Pancrazio, documenta un’organizzazione ecclesiastica ben organizzata e, presumibilmente, precedente al X secolo d.C. Per alcuni storici la pieve di Sestino sopperì al crollo dell’impero romano ereditando il territorio del municipium e molte competenze di carattere amministrativo. La pieve di Sestino fu soggetta a Ravenna e fece parte della “Provincia Castellorum”, della diocesi del Montefeltro. A testimonianza di ciò restano culti santorali, monumenti sepolcrali e una straordinaria cripta ad archetti ciechi in puro stile ravennate. Nella sua storia influirono vicende politico-militari che video la dominazione di Maltesti di Cesena arrivare fino a Sestino nonché il groviglio di tensioni politico-familiari con i Montefeltro, i Della Faggiola, i Carpegna, i Vitelli, i Medici. Ma, nonostante ciò, Sestino restò una pieve comprimaria della Provincia Ecclesiastica della Massa Trabaria. All’interno della pieve di San Pancrazio si celebrarono importanti atti storici. Nel 1232 Uguccione di Taddeo di Casteldelci, sottometteva tutti i suoi castelli al Rettore della Massa Trabaria. Ma la pagina “finale” di questa “preistoria” plebale giunge nel 1520, quando papa Leone X, con bolla del 5 luglio, cede Sestino alla Repubblica di Firenze.