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Piano regionale delle cave, prosegue l’iter di coinvolgimento della comunità toscana

Il Garante regionale dell'informazione e della partecipazione ha avviato un percorso di coinvolgimento della comunità toscana per la costruzione del Piano regionale delle cave, lo strumento di pianificazione territoriale, previsto dall'art...





Il Garante regionale dell'informazione e della partecipazione ha avviato un percorso di coinvolgimento della comunità toscana per la costruzione del Piano regionale delle cave, lo strumento di pianificazione territoriale, previsto dall'art. 6 della LR 35/2015, attraverso cui la Regione Toscana garantisce la tutela, la valorizzazione e l'utilizzo dei materiali di cava, in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

Le procedure di approvazione del Piano ed i relativi momenti di confronto, concertazione, informazione e partecipazione seguono quanto previsto dalla LR 65/2014 in materia di governo del territorio, dalla LR 1/2015 in materia di programmazione e dalla LR 10/2010relativa al processo di VAS.

Dopo una prima fase di partecipazione “digitale”, attraverso una form on line, nel mese di novembre 2017 il Garante ha organizzato tre appuntamenti finalizzati ad ottenere contributi, idee e proposte per la definizione del Piano da parte della comunità toscana. I primi due appuntamenti, rivolti ai rappresentanti delle categorie economiche e alle associazioni ambientaliste, hanno approfondito sia argomenti economici legati alla costruzione del piano, sia tematiche care al mondo degli ambientalisti. Il terzo incontro si è rivolto invece a tutti i cittadini, ai soggetti interessati, ai rappresentanti delle amministrazioni locali e agli ordini professionali.

Nel corso di quest’ultimo incontro, il responsabile del procedimento, Enrico Becattini, ha presentato lo stato di avanzamento del Piano, la cui fase di elaborazione è ancora in corso e se ne prevede la chiusura entro i primi mesi del 2018. Ha inoltre illustrato quanto emerso dal quadro conoscitivo, che ha rilevato in Toscana ben 640 aree di risorse estrattive e 17 diverse tipologie di materiali. Per quanto riguarda gli scenari economici, IRPET sta svolgendo una specifica indagine con le proiezioni di mercato relative alle tipologie di materiali.

La Regione ha inoltre stipulato un accordo con l’Università di Siena per la predisposizione di un modello tridimensionale delle Alpi Apuane finalizzato ad un miglior quadro conoscitivo del territorio. Un altro accordo di collaborazione con i tre Atenei toscani è invece finalizzato ad approfondire il quadro di riferimento conoscitivo sui materiali ornamentali storici.

ARPAT ha fornito il suo supporto, su richiesta della Regione, riguardo alla valutazione delle criticità ambientali connesse alle attività estrattive. Questa attività si è svolta nel corso del 2016 ed è consistita in una prima parte di ricognizione, col supporto delle strutturre territoriali, delle conoscenze maturate con l'attività di controllo e monitoraggio ambientale.

In una fase successiva, un apposito gruppo di lavoro specialistico ha elaborato le informazioni emerse dalla ricognizione sintetizzando i risultati in un rapporto tecnico e in delle schede tematiche ambientali che sono state messe a disposizione della Regione. Le schede contengono:

  • elementi di criticità generale

  • contesto regionale e criticità specifiche

  • indicazioni gestionali e prescrizioni


Le tematiche ambientali trattate riguardano la gestione delle acque superficiali e dei sedimenti fluviali, il dissesto dei versanti , l'erosione idrometeorica e la gestione dei ravaneti, le acque sotterranee, il rumore/vibrazioni, le emissioni diffuse/polveri, i rifiuti non estrattivi, i fanghi di lavaggio inerti, la gestione delle rocce ofiolitiche, la gestione di impianti e macchine, il consumo di suolo e gli impatti sul paesaggio, le aree protette e la gestione del ripristino.

Nel corso dell’incontro di novembre, tra i contributi emersi ricordiamo quello dell’Opera di Santa Maria del Fiore che chiede la riapertura della cava pratese di Figline, per estrarre il “Serpentino”, ormai in esaurimento, da destinare ai futuri progetti di restauro.

Il Museo di storia naturale del mediterraneo di Livorno porta all’attenzione il problema del sistema minerario preindustriale della Valle in Lungo a S. Vincenzo (7 ingressi riconducibili a 5 grotte-miniera che si aprono nell’arco di 0,5 kmq) che sarebbe “minacciato” dalla cava di San Carlo. La convivenza di realtà economiche vicine ed apparentemente in conflitto e quindi la necessità di opportune forme di collaborazione è sollevata anche dalla società parchi della Val di Cornia relativamente al Parco Archeominerario di San Silvestro.

Al termine di questa fase di consultazione si aprirà a breve una “stanza della partecipazione” sul portale opentoscana.

Il Piano regionale delle cave ha tre obiettivi generali e fondanti:

  1. approvvigionamento sostenibile e tutela delle risorse minerarie (reperimento in loco delle materie prime, migliore conoscenza dei materiali lapidei presenti nel territorio, nessun uso improprio delle risorse minerarie);

  2. sostenibilità ambientale e territoriale (minimizzare gli impatti ambientali e territoriali derivanti dalle attività estrattive, promuovere impiego di materiali recuperabili, privilegiare i siti già autorizzati, i siti estrattivi dismessi e le aree degradate, promuovere modalità di coltivazione dei siti estrattivi che non compromettano in modo irreversibile gli equilibri ambientali presenti);

  3. sostenibilità economica e sociale (attività estrattive quali fonti di reddito e lavoro, sostegno e valorizzazione di filiere produttive locali).


Il Piano vuole stimare i fabbisogni delle varie tipologie di materiali su scala regionale, individuare quelle aree geografiche contraddistinte da caratteristiche geologiche simili che costituiranno i comprensori ed al loro interno individuare i giacimenti potenzialmente escavabili. Per ciascun comprensorio saranno definiti gli obiettivi di produzione sostenibile.

Il documento ha anche il compito di definire i criteri attraverso i quali i comuni possano individuare le aree a destinazione estrattiva: queste sono le zone individuate dal comune nel Piano Operativo entro le quali può essere rilasciata l'autorizzazione alla coltivazione delle cave.

La Regione, tramite il Piano, individua quindi gli ambiti in cui è riscontrabile oggettivamente la presenza di materiale coltivabile e definisce le regole per la tutela e l'approvvigionamento dei materiali di cava. Il Comune, invece, definisce nel dettaglio le zone escavabili e rilascia le autorizzazioni alla coltivazione delle cave.

Con il nuovo Piano in via di definizione vengono assorbite molte delle funzioni di pianificazione che prima erano svolte dalle Province attraverso i Piani provinciali.

Per approfondimenti: i documenti del Piano regionale delle cave



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