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Passioni Festival, tutto esaurito per Veltroni: “Bisogna ritrovare la voglia di cambiare le cose”

Un lungo applauso iniziale, come di rado è capitato di vedere prima al Passioni Festival. Walter Veltroni e Andrea Scanzi insieme sul palco, come già successo ad Arezzo. Furono anche i primi grandi ospiti all’esordio della manifestazione...

Un lungo applauso iniziale, come di rado è capitato di vedere prima al Passioni Festival. Walter Veltroni e Andrea Scanzi insieme sul palco, come già successo ad Arezzo. Furono anche i primi grandi ospiti all’esordio della manifestazione, nell’estate 2013. Tornano in tandem per la seconda tappa dell’edizione winter 2017/2018 e si registra il pienone al Circolo artistico di Arezzo. E dopo una breve introduzione dei coordinatori della kermesse, Marco Meacci e Mattia Cialini, il direttore artistico Andrea Scanzi ha iniziato ad intervistare l’ex vice presidente del Consiglio, oggi scrittore e regista. Una chiacchierata di un’ora e mezzo, in cui sono state affrontati temi di grande attualità: il potere dei social network, la fine degli slanci ideali, la disillusione. E la politica: “Vengo spesso tirato in ballo a sproposito: ho le mie idee, ho una passione che porterò dentro sempre. Ma non per questo ho intenzione di tornare a far politica come un tempo”.

Gli spunti di conversazione li ha offerti il suo nuovo romanzo, “Quando”, edito da Rizzoli. “Il protagonista, Giovanni, si risveglia dal coma nel luglio del 2017. Il suo ultimo ricordo è del 13 giugno 1984. Aveva vent’anni e insieme al padre e alla fidanzata stava partecipando al dolore per la morte di Enrico Berlinguer. Giovanni torna alla vita 33 anni dopo. Tutto è cambiato.

“Giovanni – spiega Veltroni - deve rammendare la sua vita. Torna in un mondo che non conosce: non sa che fine hanno fatto famiglia e conoscenti, non sa gli accadimenti recenti, non sa come si vive. Racconto questo ritorno, in una dimensione molto intima, personale”.

Uno spunto, quello di Veltroni, che parrebbe preludere a una rievocazione nostalgica del passato. Ma così non è.Non ho nostalgia del mondo prima della morte di Berlinguer. Ci si ammazzava per strada. Ho visto le migliori menti della mia gioventù uccise della droga. Se eri di destra o di sinistra, per l'altra parte politica non dovevi stare al mondo. E poi c'erano le stragi di Stato, c’era la P2. No, non ho nostalgia. C’era però una voglia di cambiamento che oggi si è persa. Sono cresciuto in un mondo in cui molti dei miei amici all'estero vivevano sotto dittatura: l’Est Europa, la Spagna, la Grecia, il Sud America. Ma piano piano abbiamo spostato le cose. Pensate come poteva essere essere omosessuali negli anni ‘60 e pensate cosa è essere omosessuale oggi. E poi: non c'era il divorzio, oggi si. Il mondo è cambiato. E può cambiare ancora. Abbiamo le prove della bellezza della politica che cambia il mondo. Purtroppo oggi non c'è più quella febbre collettiva. Non c'è più impegno. Da ragazzi si scendeva in piazza per il Cile, la dittatura lì è finita. Oggi lo stato delle Filippine ha ucciso 20mila persone per droga. Nessuno ne parla in Italia, nessuno si indigna. Facciamo un tweet e la nostra coscienza è a posto così”.

Uno dei passaggi chiave del romanzo è un discorso di Giovanni: “Non è finita la voglia di cambiare le cose, vero Giulia? Ora non siete tutti addormentati come ero io, vero Giulia? Ora che sono sveglio, non voglio restare di nuovo da solo. Dimmi che non è finito tutto, Giulia. Ti prego, dimmelo”.

“Ecco – aggiunge Veltroni – secondo me ci stiamo trasformando da attori del mondo a spettatori rabbiosi. Si è persa quella passione civile che ha animato questo paese. Siamo alla semplificazione estrema dei ragionamenti, siamo veloci e superficiali. Pollice su e pollice giù. Mi vengono in mente solo due precedenti: l'imperatore al Colosseo al termine del combattimento dei gladiatori e i nazisti alla stazione di Birkenau, dove si decideva della vita dei deportati con il verso del pollice”.

E infine una riflessione politica, partendo dal momento chiave del libro. “Berlinguer – ricorda Veltroni - era esattamente come sembrava. Diceva Gaber ‘Qualcuno era comunista perché Berlinguerera una brava persona. Paresse poco, oggigiorno. Berlinguer portò a votare Pci persone che non erano di sinistra. Mi concedo di rado alle interviste, ma se un giornalista mi fa una domanda politica io rispondo con sincerità. Ma non ho intenzione di tornare sui miei passi. E se do dei consigli, è perché penso quelle cose. Non ci sono retropensieri. Purtroppo si pensa che solo il litigio, la polemica siano notiziabili”. E infine: “La nostra, anche a causa dei social network, è una società fortemente emotiva. Che rischia di giustiziare la razionalità. Se vince la paura vince la dittatura. Ma ho una speranza. La depressione del ‘29 portò il nazismo in Europa ma il New Deal negli Usa. Ecco, le scelte dipendono dalla grandezza del pensiero politico applicato”.

Un lungo applauso ha salutato la fine dell’intervista pubblica, poi Veltroni si è concesso per un firma-copie.

La serata è stata sostenuta da Coingas, presente il presidente Sergio Staderini, Estra, Falcinelli Diamanti, Italpreziosi, Atlantide Adv, che ha offerto la diretta Facebook dell’evento, Ingram e Sabot, in collaborazione con La Feltrinelli Point, il ristorante La Pieve, Hotel Vogue, Tenuta Sette Ponti e con il patrocinio del Comune di Arezzo.

Il prossimo appuntamento dell’Arezzo Passioni Festival Winter è in programma sabato 16 dicembre alle 17,30 nella sala conferenze della Feltrinelli Point di Arezzo in via Cavour. L’ospite del pomeriggio sarà Marco Presta, una delle anime, assieme ad Antonello Dose, della fortunata trasmissione radiofonica “Il ruggito del coniglio”. Presenterà il romanzo “Accendimi”, edito da Einaudi.

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