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Museo del collezionismo, l'appello del direttore: "Aretini, mettete in mostra i vostri tesori"

C'è un fil rouge che lega il primo francobollo della storia (datato 6 maggio 1840) e una medaglia di epoca napoleonica coniata con il piombo delle sbarre della Bastiglia; un filo che intreccia le sorti di spartiti della nascita della canzone...

C'è un fil rouge che lega il primo francobollo della storia (datato 6 maggio 1840) e una medaglia di epoca napoleonica coniata con il piombo delle sbarre della Bastiglia; un filo che intreccia le sorti di spartiti della nascita della canzone italiana e bambole di fine Ottocento (con tanto di esemplari rarissimi) della marca Furga. Questo fil rouge si chiama collezionismo - ma potrebbe essere anche definito passione, dedizione e voglia di lasciare una traccia nella storia - e ad Arezzo ha trovato una "casa", nel vero senso della parola. Cento metri quadrati di esposizione, tante vetrine e tante storie nella storia: è il Munacs, il Museo nazionale del Collezionismo storico.

Venti giorni fa il taglio del nastro, oggi un appello ai collezionisti aretini: "Che aprano le loro soffitte e le loro cantine e che mettano in mostra i loro piccoli ma grandi tesori - spiega Alain Borghini, direttore del Museo e lui stesso collezionista. Perché Arezzo, figlia della Fiera Antiquaria, nasconde un grande patrimonio ed è un peccato che non si possa conoscere".

Un patrimonio fatto di collezioni uniche, messe insieme a volte proprio passeggiando mese dopo mese e anno dopo anno proprio tra i banchi della Fiera. E adesso la missione, forse la più difficile, è quella di portare le collezioni custodite nei palazzi cittadini, nelle teche del museo e renderle fruibili a studenti e turisti, aretini e stranieri. "Entrare al Munacs dovrà essere come entrare nelle case degli aretini", chiosa Borghini. E in effetti, aggirarsi tra le venti teche è un'esperienza particolare. Perché ci si può imbattere in pezzi unici, oggetti quotidiani che però hanno lasciato un segno nella storia, e vere e proprie curiosità da Wunderkammer. Dagli strumenti contadini, a ferri da stiro d'epoca (questi ultimi collezionati da un cardiologo), dal pezzo più antico ma collezionato dal più giovane espositore (un volume contenente un testo agiografico del Rinascimento) agli abbonamenti d'ingresso alle Expo di fine Ottocento. E molti altri tesori potrebbero essere ammirati. Gli stessi che tanti aretini custodiscono tra le mura delle proprie abitazioni.
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