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Cultura Cavriglia

"Quando solo la terra ci dava da vivere". Un libro che racconta la storia della mezzadria

Il testo  è motivo di riscoperta di una realtà economica che non esiste più ma che nella società agricola ha rappresentato per secoli il rapporto tra proprietari terrieri e coltivatori

“Quando solo la terra ci dava da vivere, la mezzadria nel territorio di Cavriglia, prima dell'egemonia delle Miniere” è il titolo di un testo curato da Paola Bertoncini che raccoglie di fatto al proprio interno secoli di vita della società con particolare riferimento a Cavriglia, prima che l'economia del paese si spostasse dal settore agricolo a quello industriale e alle miniere.

La mezzadria, la cui origine risale al Medio Evo, è stata fonte di sostentamento e modo di vvere per la quasi totalità dei toscani, ma era più di un contratto agricolo tra un padrone e un contadino.

Era un modo di condividere la quotidianità e il ritmo naturale delle stagioni, nelle quali lavoro e gerarchia apparivano consuetudine stabilita da ataviche regole mai scritte e da tutti rispettate. 

Il mezzadro ha caratterizzato con il proprio lavoro il paesaggio toscano oggi patrimonio culturale, ha insegnato un modo di parlare che porta dietro di sé forme linguistiche “contadine” divenute linguaggio condiviso. 

Così nel volume si ripercorre un periodo della storia di Cavriglia parlando di luoghi quasi immutati o profondamente modificati, tradizioni, storia, architetture, memorie che hanno caratterizzato il territorio. Un’agricoltura che ha ceduto il passo all'industria mineraria che a sua volta ci ha reso un paesaggio diverso e disponibile alle mutate necessità umane.

Mezzadria è un termine poco conosciuto alle generazioni più giovani - è scritto nella presentazione del libro - abituate a guardare il mondo agricolo con gli occhi e con le strategie dell’imprenditore consumando cibi “glocal”, frequentando botteghe “local-food”, e passando in agriturismo romantici “weekend” molto “slow” e decisamente “bio”. Eppure l’immagine del contadino con la camicia a quadri, il cappellone di paglia e i calzoni tenuti su da un improbabile cordino è la prima maschera che si affaccia alla mente; una maschera che vive in una perenne Primavera dove il Sole c’è ma non scotta e dove ogni sera si canta e si balla spensierati intorno a grandi falò mangiando e bevendo i prodotti del piccolo podere.

Il libro è acquistabile presso la sede del museo MINE al vecchio borgo di Castelnuovo in orario di apertura della sede espositiva permanente.

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