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Lazzaro di Feo: il primo rettore di Franternita. Vita e opere del primo manager della storia

L'istituzione di piazza Grande ha voluto rendere omaggio a questa figura mettendo a disposizione una borsa di studio

E' stato il primo a guidare la prestigiosa associazione della Fraternita dei Laici.
Lui, le cui spoglie riposano nella navata centrale della pieve di Santa Maria, è colui che ha ufficialmente dato il via ad una secolare tradizione che si è protratta sino ad oggi.

Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci, una figura poco nota ai più ma che rappresenta per la storia cittadina una delle menti imprenditoriali più ingegnose ed operose.

Lazzaro di Feo e la partita doppia

Nato ad Arezzo intorno al 1365, figlio primogenito di Giovanni di Feo, cuoiaio aretino, fu un noto imprenditore e mercante dell’epoca. La sua attività imprenditoriale si sviluppò dapprima a Pisa, poi a Firenze e infine ad Arezzo, città nella quale fu rettore della Fraternita dei Laici.
Alla sua morte, avvenuta nel 1425, Lazzaro decise di donare il suo patrimonio privato, convertito integralmente in beni immobili, completamente all'istituzione di piazza Grande. 
Tra i beni ereditati, la Fraternita dei Laici custodisce nel proprio archivio 18 libri relativi alla contabilità di Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci. Documenti di estrema rilevanza culturale visto che attestano l'incredibile "modernità" nella gestione delle attività economico-finanziarie proprie e di terze persone committenti.

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La traduzione di alcune pagine del libro “nero” (contrassegnato con una “C”) è prova dell’utilizzo primordiale della partita doppia.

"Questo libro - spiega il primo rettore di Fraternita, Pier Luigi Rossi - ci ha permesso di comprendere quanto fosse nota ed estesa l'attività imprenditoriale di Lazzaro, tanto che importanti famiglie dell’epoca, o che sarebbero diventate tali, come la famiglia Medici di Firenze, si avvalevano della sua opera".

E’ possibile ritenere quindi che Lazzaro operasse tenendo conto delle seguenti regole della partita doppia, codificate alla fine del XV secolo da Luca Pacioli come “tecniche contabili necessarie al mercante dell’epoca”.

[...] tutti i creditori si devono mettere al Libro dalla tua mano destra e tutti i debitori dalla mano sinistra; tutte le partite che si mettono al Libro debbono essere doppie, cioè se tu fai uno creditore, devi farne uno debitore; ciascuna partita, a debito o a credito, deve comprendere tre cose: il giorno dell'operazione, l'importo e la causa; il giorno in cui è scritto il debito deve essere il medesimo in cui è scritto il credito; occorre che il Libro sia sempre tenuto con una stessa moneta, ma dentro le partite si possono indicare tutte le monete che si presentano: ducati, fiorini, scudi, ecc.; con la moneta con cui hai cominciato il Libro, così bisogna terminarlo.

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"Quanto detto - prosegue Rossi - è soltanto uno degli aspetti notevoli di questo straordinario personaggio aretino, che potrebbe essere oggetto di studio sotto molteplici aspetti di interesse culturale. Il Magistrato della Fraternita dei Laici, anche tramite l'assegnazione di borse di studio, pertanto, si è assunto l'impegno di riportare alla memoria non soltanto della città ma dell'Italia intera, questo illustre personaggio aretino, benefattore e mecenate".

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