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La testimonianza di Daniele Finzi, figlio di ebrei in fuga

Iniziativa per celebrare il Giorno della Memoria organizzata dalla Presidenza del Consiglio Comunale, in collaborazione con la Fondazione archivio diaristico di Pieve Santo Stefano e l’Istituto storico aretino della Resistenza e dell’età...

Iniziativa per celebrare il Giorno della Memoria organizzata dalla Presidenza del Consiglio Comunale, in collaborazione con la Fondazione archivio diaristico di Pieve Santo Stefano e l’Istituto storico aretino della Resistenza e dell’età contemporanea.

L’appuntamento ha coinvolto gli studenti del liceo classico di Arezzo che hanno potuto ascoltare dalla voce di Daniele Finzi la testimonianza dei genitori, Ettore Finzi e Adelina Foà, raccolta nel volume “Parole trasparenti”, curato da Daniele Finzi stesso e vincitore del Premio Pieve 2011.

Adelina Foà (1910-1999), parmense, ed Ettore Finzi (1910-2002), triestino, riparati in Palestina nel 1939 e ritornati in Italia nel dopoguerra, hanno lasciato memorie e un epistolario. Ettore e Adele si conobbero sul lago di Como, il 1 aprile del 1938. Fu un colpo di fulmine tra due ventottenni. Pochi mesi dopo furono promulgate le leggi razziali e questo sconvolse i loro progetti. Decisero di partire, di trovare un luogo non troppo lontano dall’Italia: scelsero la Palestina. La Palestina è tuttavia una destinazione ancora atipica per gli ebrei in fuga. Lo Stato d’Israele non esiste e la Palestina è sotto mandato britannico. Non li attende alcuna rete di protezione, eppure ce la faranno. In Palestina nascono i loro due figli: Hanna e Daniel. Adelina si adatta ai lavori più modesti per mandare avanti la famiglia, mentre Ettore dovrà trasferirsi in Persia per lavorare in una compagnia petrolifera. Sono anni difficili, in cui si scrivono quasi quotidianamente per mantenersi vivi e uniti, nonostante la distanza che li separa. Poi, al termine della guerra, la decisione di rientrare in Italia.

“Ogni anno – ha sottolineato il presidente del Consiglio Comunale, Alessio Mattesini – l’amministrazione deve farsi carico di iniziative come queste. Anche grazie al gemellaggio con Oswiecim vogliamo veicolare testimonianze come quella di Daniele Finzi per lasciarle in consegna alle giovani generazioni”.

Camillo Brezzi, direttore scientifico della Fondazione archivio diaristico di Pieve Santo Stefano: “la Shoah è storia anche italiana, a partire dalle leggi razziali del 1938. La legge istitutiva della Giornata della Memoria ha oramai 15 anni e credo sia giunto il momento di fare un primo bilancio: la ricorrenza ha messo in moto eventi, incontri, viaggi, una produzione letteraria, cinematografica, documentaristica, con le scuole molto coinvolte, sia direttamente sia come beneficiarie. Un obiettivo molto importante che direi raggiunto. Ora è il momento di pensare a qualcosa di ulteriore”.

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