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La ragazza nella nebbia - Voto: 6,5

La Ragazza nella Nebbia è uno di quei rarissimi casi in cui l’autore del romanzo omonimo originale, decide di adattare se stesso scrivendo la sceneggiatura e persino dirigendo la pellicola. Così Donato Carrisi, autore di bestseller venduti in...

La Ragazza nella Nebbia è uno di quei rarissimi casi in cui l’autore del romanzo omonimo originale, decide di adattare se stesso scrivendo la sceneggiatura e persino dirigendo la pellicola. Così Donato Carrisi, autore di bestseller venduti in tutto il mondo (quasi 3 milioni di copie tradotte in 24 lingue) debutta nella regia cinematografica, e lo fa oltre tutto con un cast di grandissimi nomi come Toni Servillo e Jean Reno, convinti, a detta dello stesso Carrisi, dopo aver letto il libro.

In una sperduta cittadina in mezzo alle Alpi, Avechot, due giorni prima di Natale scompare la giovane Anna Lou, una sedicenne dai capelli rossi e con efelidi.

Ad indagare viene chiamato Vogel (Toni Servillo), esperto ispettore ma dalla moralità discutibile, famoso per creare sempre un'ampia eco mediatico intorno ai casi di cui si occupa.

Con il suo arrivo non tarderanno infatti ad accorrere giornali e televisioni pronti, come ci ha insegnato Marco Bellocchio nel 1972, a sbattere il mostro in prima pagina.

Manco a dirlo che Loris Martini (Alessio Boni), un professore della scuola locale, diventa il principale sospettato. Tutti si accaniscono pesantemente contro di lui, ma la storia nasconde verità ben più contorte di quello che si possa pensare.

Carrisi sa bene che il suo film, e prima ancora il suo romanzo, è debitore di quel glorioso passato del “giallo all’italiana” reso famoso in tutti il mondo da registi come Mario Bava, Antonio Bido, Dario Argento, Lucio Fulci, Sergio Martino o Umberto Lenzi; giusto per citarne alcuni.

Ma è anche consapevole delle giuste dinamiche che un buon thriller, sulla carta, deve avere.

Il suo, infatti, è un film che parte con quel lento incedere tipico dei romanzi ma che, allo stesso tempo, incuriosisce lo spettatore riuscendo a fare sue quelle meccaniche da sempre esclusive del cinema.

Carrisi decide di partire con la fine, in un viaggio a ritroso che percorre più volte le date vicino al Natale, in modo da indagare, con l’occhio della macchina presa, sui fatti che orbitano attorno alla vita del detective e del principale indiziato proprio nei giorni vicini al delitto.

L’ispettore Vogel è un personaggio scomodo e difficile da decifrare, creare empatia con lui è quasi impossibile, ma allo stesso tempo se ne resta catturati. Lui, che un pò come l’agente speciale Dale Cooper di lynchiana memoria giunge dalla città nella sperduta e “tranquilla” Twin Peaks, pare un essere estraneo, un “superuomo” capace di risolvere i problemi della comunità.

I media poi, che Vogel pare sfruttare, come al solito fanno il resto: sbattono il mostro in prima pagina, manipolano, esprimono congetture fino al punto che l’opinione pubblica e persino l’autorità rischiano di pendere dalle loro labbra.

Pur trattandosi della sua prima esperienza come regista, Carrisi riesce a gestire tutto questo con una certa solidità, muovendosi con fare esperto e consapevole tra il thriller e il noir. Complice sicuramente una buona sceneggiatura (migliore della regia) e un Servillo fortunatamente non in “overacting”. Poi c’è pure Jean Reno nella parte di uno psichiatra, e per uno come me che ama Léon di Luc Besson, è sempre un piacere rivedere.

Peccato però che il regista non regga i 128 minuti di durata tanto che ad un certo punto il film inizia a vacillare. Le basi che erano state edificate crollano con facilità sotto il peso di continue rivelazioni che mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità dello spettatore. Un rush finale che stona con il resto della pellicola.

Poteva venire fuori un giallo incredibile, il potenziale c’era tutto, capace di riportarci con la memoria ad un certo cinema di genere italiano. La Ragazza nella Nebbia ci riesce solo a metà: non lascia indifferenti, ma purtroppo non lascia neppure il segno.

Voto: 6.5/10

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