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Cultura

La grande scommessa - Voto: 7,5

La Grande Scommessa, in originale The Big Short che letteralmente si tradurrebbe in “la grande vendita allo scoperto”, pare essere un titolo azzeccato, a cominciare dalla scelta di Adam McKay di volerlo dirigere e co-sceneggiare. Una scommessa...

La Grande Scommessa, in originale The Big Short che letteralmente si tradurrebbe in “la grande vendita allo scoperto”, pare essere un titolo azzeccato, a cominciare dalla scelta di Adam McKay di volerlo dirigere e co-sceneggiare.

Una scommessa quella di un comico, da sempre braccio destro di Will Ferrel e nel curriculum commedie riuscite come Anchorman (1 e 2) e Fratellastri a 40 anni, alle prese con la regia di un film che parla della più grande tragedia finanziaria del secondo dopoguerra, la crisi economica americana, poi mondiale, esplosa tra il 2007 e il 2008. L’impronta ironica che McKay ha voluto dare alla sua ultima fatica una forma intelligente ed acuta. Non è una novità che il cinema americano riesca a rendere impressionante al buio delle sale fatti che nella realtà hanno minato le fondamenta del paese: scandali politici, delitti macabri, criminali potenti o crolli finanziari. Il film, ispirato al bestseller omonimo del giornalista finanziario Michael Lewis, omaggia (e allo stesso tempo prende le distanze, per forma e contenuto) una serie di film sulla finanza: dal grande classico Wall Street (1987) e il suo seguito Wall Street - il denaro non dorme mai (2010), entrambi diretti da Oliver Stone, fino al più recente e magnifico The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. McKay, in oltre due ore, cerca di spiegare i motivi di quella bolla che fece crollare il valore dei rendimenti finanziari del mercato immobiliare americano. Ed è proprio qui che l’intera operazione gioca la sua seconda scommessa, quella con il pubblico. Da sempre raccontare cosa accada all’interno della complessa struttura scatologica della finanza non è mai stato cosa facile.

Se Scorsese evitava in parte il problema con l’ingresso del personaggio di Matthew McConaughey che, di fronte ad un basito DiCaprio, novello broker nel mare di squali dell’alta finanza, spiegava la regola numero uno di Wall Street: “nessuno sa se la Borsa va su o va giù, tutto è falso”, McKey tenta invece il difficile compito di inserire quel gergo e quei meccanismi, impenetrabili ed inspiegabili, di cui la finanza si compone cercando di renderli chiari, compiendo di fatto un miracolo narrativo grazie ad un utilizzo ispirato del dispositivo cinematografico.

Il regista si avvale infatti di un montaggio piuttosto frenetico, di voci fuori campo, di attori che rompono continuamente la quarta parete e di siparietti, costruiti come fossero dei veri e propri spot, in cui da prima una sensuale Margot Robbie (chiaro riferimento proprio a The Wolf of Wall Street) immersa in una vasca da bagno, poi lo chef Anthony Bourdain tra i fornelli ed infine Selena Gomez al tavolo da gioco, cercano di spiegarci i passaggi più complicati.

La pellicola, così facendo, assume il punto di vista dello spettatore che si irrita e allo stesso tempo si crogiola di fronte alla mole di informazioni indecifrabili che gli vengono fornite, che poi è proprio quello che vogliono le banche come ci ricorda uno dei personaggi “i broker si riempiono la bocca di parole incoprensibili per sembrare superiori”.

Dicevamo una scommessa.

Come quella dei protagonisti del film, scommettere contro il sistema e guadagnarci nel momento in cui questo gruppo di speculatori, visionari e profetici, intuiscono prima di tutti il default del mercato immobiliare, ritenuto fino ad allora solido ed affidabile. Un eccentrico ex neurologo, Michael Burry, adesso manager di fondi (un sempre più sorprendente Christian Bale), l’operatore finanziario della Deutsche Bank Jared Vennett (un perfetto Ryan Gosling), il manager di fondi speculativi di un’affiliata alla Morgan Stanley Mark Baum (Steve Carrell ancora grande dopo la sublime prova in Foxcatcher) e Ben Rickert (Brad Pitt) ex pezzo grosso di Wall Street in pensione adesso mentore di due giovani che cercano di farsi strada nello spietato mondo della finanza. La scelta estetica di tutta la pellicola adoperata da McKay, pur spezzandone la narrazione, risulta originale ed accattivante, rendendo così la visione uno spasso. Inutile negare però che parte del magnetismo del film sia sostenuto anche dai quattro attori principali, lasciati liberi dal regista di esplodere sullo schermo con assoli ben riusciti.Un'operazione questa che come già detto unisce sapientemente ironia a meccaniche filmiche ibridate per mostrarci la “caduta del sistema capitalista”, o forse il suo più grande bluff, che ha portato ad uno dei più clamorosi collassi finanziari della storia recente nonché milioni di americani al lastrico. Voto: 7.5/10 La grande scommessa (The Big Short, USA, 2015)

Regia: Adam McKay

Sceneggiatura: Adam McKay, Charles Randolph

Cast: Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei, Melissa Leo, Tracy Letts, Hamish Linklater, John Magaro, Byron Mann, Rafe Spall, Jeremy Strong, Finn Wittrock, Max Greenfield, Karen Gillan, Selena Gomez, Billy Magnussen ed Al Sapienza.

Film al cinema

The Vatican Tapes 6.5/10

Macbeth 6/10

Sherlock - L’abominevole Sposa 7.5/10 @LucaBuricchi

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