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“La Bella Scuola”: incontro con Franco Lorenzoni e Roberta Passoni

Il ciclo di incontri “La Bella Scuola”, promosso dall’Associazione di Promozione Sociale L’Ombelico e curato da Rosamaria Raccuglia e Cristiano Rossi, con il patrocinio del Comune di Arezzo e il contributo di ESTRA, prosegue mercoledì 7 dicembre...

Il ciclo di incontri “La Bella Scuola”, promosso dall’Associazione di Promozione Sociale L’Ombelico e curato da Rosamaria Raccuglia e Cristiano Rossi, con il patrocinio del Comune di Arezzo e il contributo di ESTRA, prosegue mercoledì 7 dicembre alle ore 17.30, alla Casa delle Culture di Arezzo, con Franco Lorenzoni, maestro elementare, che presenterà il suo libro “I bambini pensano grande” (Sellerio) e Roberta Passoni, con “Dove abita la poesia? Un viaggio nella scuola primaria tra letteratura e teatro” (Ed. Casa Laboratorio Cenci).

«Ho desiderato raccontare un anno di vita di una quinta elementare del piccolo paese umbro dove insegno da molti anni – racconta Franco Lorenzoni - perché ascoltando nascere giorno dopo giorno parole ed emozioni, ragionamenti, ipotesi e domande, che emergevano dalle voci delle bambine e dei bambini con cui ho lavorato per cinque anni, ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a scoperte preziose, che ci aiutano ad andare verso la sostanza delle cose e verso l’origine più remota del nostro pensare il mondo». "L'Associazione di promozione sociale L'Ombelico - afferma Rosamaria Raccuglia, pedagogista - nel pensare, organizzare e proporre questo ciclo di incontri ha voluto tracciare un percorso simbolico che unisce diverse realtà e pensieri educativi italiani. L'idea, dal quale tutto si è mosso, è stata offrire un'occasione di riflessione condivisa su cosa oggi vuol dire fare scuola. Riunire in questo ciclo diverse realtà e pensieri è un'avventura ricca di stimoli che porterà a ponderare le scelte educative che quotidianamente mettiamo in atto come insegnanti, come genitori e come cittadini, parti di una comunità che si occupa di educazione". "L'elemento che unisce queste realtà - continua Cristiano Rossi, maestro elementare - è sicuramente l'idea di un bambino capace di grandi pensieri, un bambino che, come dice Franco Lorenzoni, pensa “grande”, è capace di ascoltare e rimanda a noi adulti la responsabilità di offrirgli la possibilità di crescere in un ambiente fecondo dove sentirsi libero di costruire ed esprimere il proprio pensiero".

Franco Lorenzoni è nato a Roma nel 1953 ed è maestro elementare a Giove, in Umbria. Ha fondato e coordina dal 1980 ad Amelia la Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. Per questa attività ha ricevuto nel 2011, insieme a Roberta Passoni, il Premio Lo Straniero. Attivo nel Movimento di Cooperazione Educativa, ha pubblicato Con il cielo negli occhi (Marcon 1991, La Meridiana 2007), L’ospite bambino (Theoria 1994, Nuova Era 2001), con Marco Martinelli Saltatori di muri (Macro 1999), con Amaranta Capelli La nave di Penelope (Giunti 2001), con Maria Teresa Goldoni Così liberi mai (Nuova Era 2005). Collabora alle riviste «Cooperazione Educativa», «Gli Asini» e «Lo Straniero».

Franco Lorenzoni (tratto da “I bambini pensano grande”):

Ho fatto veri i filosofi di Raffaello

La frase più bella l’ha detta Marianna alla fine della quinta elementare:

“Raffaello i filosofi li ha fatti veri per metà, noi per l’altra metà”. Erano quattro mesi che stavamo immersi ne “La scuola di Atene” di Raffello, ogni bambino aveva scelto uno scienziato o filosofo di quello straordinario affresco e l’aveva copiato, ridipinto. Gli aveva scritto lettere e ricevuto risposte e questo viaggio ci aveva così tanto preso che, alla fine dell’anno, abbiamo deciso di mettere in scena frammenti di quelle conversazioni ed esperimenti, come il calcolo della lunghezza del meridiano suggeritaci da Eratostene.

Ciò che più mi ha colpito della frase di Marianna è la chiarezza con cui ha nominato l’elemento chiave di ogni processo di apprendimento.

Se tu non trovi il modo di fare tuo un quadro, un libro, un argomento di storia e anche un teorema, se non lo riscrivi dandogli vita a modo tuo, con parole e sentimenti e ragionamenti che non possono essere che tuoi, quell’oggetto culturale rimarrà distante, inerte, morto. I più veloci impareranno a memoria quattro parole che lo definiscono e magari sapranno anche rispondere a una verifica e far felice l’insegnante, ma presto lo dimenticheranno.

Ciò che più conta nel processo educativo sta nella lunga manovra di avvicinamento che con pazienza, preparazione e convinzione noi docenti dobbiamo proporre per permettere a tutti di costruire una relazione viva con ogni manufatto culturale.

Ma non è un percorso facile e come procedere? Roberta Passoni (tratto da “Dove abita la poesia?”)

Alcune domande che mi pongo

Cosa significa dare respiro al pensiero dei bambini? Si dice spesso che per ogni nuova attività è bene partire dalle loro ipotesi. Quando questa procedura permette di dare dignità al pensiero infantile? Mostrare qualcosa, un fatto, un esperimento e chiedere ai bambini di spiegarlo, verificare poi le ipotesi, dà loro la sensazione che ciò che pensano sia importante, indispensabile alla ricerca? Quante volte riusciamo ad abbandonare una nostra idea, o meglio l’idea che crediamo sia assolutamente utile e giusta da far apprendere, per seguire una scoperta che ha fatto un bambino e costruire intorno ad essa una vera attività di ricerca? Cosa rende difficile questo percorso? Forse l’imprevedibilità che lo caratterizza? Di quali competenze abbiamo bisogno noi insegnanti per riuscire a cogliere strade da percorrere nel processo di apprendimento dei nostri alunni? Quali sono le condizioni che lo rendono possibile? Quante volte pensiamo al nostro lavoro in classe come ad un processo di ricerca che vede i nostri alunni protagonisti al pari di noi insegnanti? Quante volte poniamo una questione accettando che sia un pretesto per ragionare e siamo pronti ad accogliere qualsiasi riposta utile al ragionamento logico?

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