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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Il museo dimenticato: la galleria d'arte moderna e contemporanea di Arezzo

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un nostro lettore. "Se realmente attiva, una Galleria d'Arte Contemporanea di un centro intermedio, potrà rappresentare un punto di riferimento costante sia per l'indotto collezionistico privato locale...

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un nostro lettore.

"Se realmente attiva, una Galleria d'Arte Contemporanea di un centro intermedio, potrà rappresentare un punto di riferimento costante sia per l'indotto collezionistico privato locale, sia per la formazione giovanile, sia ancora per l'aggiornamento degli addetti ai lavori e l'esistenza di una pubblica raccolta di opere d'arte contemporanea, complementare ad un museo relativo all'arte del passato, è indispensabile per la crescita culturale di una città non meno di una Biblioteca Civica"

Enrico Crispolti 1995

Un patrimonio di circa 370 pezzi, dei quali 344 documentati e alcuni solo citati fra disegni, sculture, pittura e grafica, raccolti dal 1959 ai giorni nostri. Opere di particolare pregio, riconosciuto già negli anni novanta da Enrico Crispolti e di importanti autori italiani del secondo novecento fra cui; Castellani, Maccari, De Gregorio, Clemente, Calabria, Vespignani, Attardi, Cagli, Berti, Venturi, Chini, Norberto. Una memoria storica importante, la collezione nasce dal "Premio Arezzo" di pittura, presentato al pubblico nel 1959 e che per cinque edizioni di seguito, ogni anno a primavera e con successo di espositori, pubblico e stampa, fece apprezzare Arezzo in Italia e all'estero come uno dei centri più attivi per la conoscenza e la diffusione dell'Arte italiana del dopoguerra, anche se, come dichiara uno dei primi e più attivi promotori della stessa, nella più totale indifferenza della cittadinanza. L'evento ebbe grande successo sia per la formula, il rifornimento della costituenda Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea sia per il premio, un chilo d'oro fino presentato nella forma di un peso da bilancia. La Galleria iniziò la sua attività espositiva sotto la guida del professor Dario Tenti che riuscì nella difficile impresa di organizzare una serie di mostre di grande interesse e che contemporaneamente avviò la raccolta di un'originale collezione permanente puntando sia su artisti toscani che su artisti italiani già affermati o emergenti. Il patrimonio di opere, in gran parte donato dagli stessi autori, ha un valore molto elevato, sia materiale che storico e culturale e viene esposto al pubblico fino al 1988 nelle sale di Palazzo Guillichini. Dopo varie vicissitudini la nuova sede della Galleria aretina viene inaugurata il 13 dicembre 2003. Un luogo espositivo importante ed affascinante, definito nel 1994, ma ipotizzato dallo stesso Tenti già dal 1986, e cioè l'ex Albergo Chiavi D'Oro contiguo alla Chiesa di San Francesco, ove si può ammirare "La Leggenda della Vera Croce" di Piero della Francesca e restaurato su progetto dell'Architetto Andrea Branzi, che ha pensato un organismo vitale e moderno, sviluppato su tre piani e mirabilmente inserito nel tessuto del centro storico cittadino dove le attività economiche si possono integrare con quelle culturali. Ciò che in breve ho descritto è la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, o meglio, sarebbe. Sarebbe in quanto della collezione, non più fruibile dal 1988, esiste solo un catalogo curato nel 1995 da Enrico Crispolti e una parziale esposizione appunto il 13 dicembre del 2003. Da quella data e fino ad oggi la Collezione non ha trovato mai posto nella nuova sede di Piazza San Francesco appositamente restaurata e ovviamente viene da chiedersi perchè ciò non è avvenuto e dove sono state collocate le opere. L' apertura di nuovi uffici comunali nell'ex Caserma Cadorna di Arezzo ha in parte risposto alla domanda, infatti alcune opere della collezione comunale fanno bella mostra di se nelle pareti degli uffici. Scelta saggia ma che pone degli interrogativi: Dove e come, sono conservate le opere della collezione? quante sono rovinate? quante scomparse o perdute? Quali ragioni politiche o economiche non hanno dato corso al naturale collocamento della collezione negli spazi dell'ex Chiavi D'Oro? Negli ultimi anni alcuni giornalisti hanno cercato di porre il problema ai vari Assessori alla Cultura del Comune di Arezzo, che per tutta risposta hanno sempre definito "non particolarmente pregiata la collezione" e "troppo costoso tenere aperta la sede della galleria". Con tali affermazioni smentiscono uno dei più colti e autorevoli Critici d'Arte del nostro paese, Enrico Crispolti, che definisce la raccolta "un patrimonio cospicuo di opere sia sotto il profilo qualitativo che di esperienze, quanto sotto il profilo economico", offendono l' Amministrazione Comunale che al fine di ospitare la collezione, ha restaurato e adeguato una sede spendendo più di due milioni di euro, tradisce i promotori del "Premio Arezzo" che coltivavano un sogno e in primo Dario Tenti che ricorda quel periodo "pieno di fermento e di desiderio di recuperare il tempo perduto" e che con una parola definisce quel fermento come "fame di cultura", oscura la memoria storica di Arezzo, decine di mostre realizzate dal 1959 ad oggi, alcune memorabili, con la partecipazione di artisti quali; Magritte, Ernst, De Chirico, Savinio, Vespignani, Bacon, Carol Rama, Morlotti, Fontana, Burri, Guttuso, solo per citarne alcuni e priva la città di Arezzo della libera fruizione di un bene, che viene considerato sia culturalmente che economicamente importante.

Danilo Sensi

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