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I 120mila scudi per portare l'acqua in piazza Grande e il progetto del Pagni: così sono nati gli Archi

Molti lo chiamano acquedotto vasariano attribuendo la sua realizzazione al grande artista, ingegnere e letterato che ad Arezzo ebbe i suoi natali. I più invece, lo conoscono col nome "gli Archi". L'opera idraulica che dal Colle di San Donato si...

Molti lo chiamano acquedotto vasariano attribuendo la sua realizzazione al grande artista, ingegnere e letterato che ad Arezzo ebbe i suoi natali. I più invece, lo conoscono col nome "gli Archi".

L'opera idraulica che dal Colle di San Donato si inerpica verso San Fabiano, anche se prende il nome del grande genio aretino del '500, fu progettata dall'architetto fiorentino Raffaele Pagni. L'errata attribuzione al Vasari deriva dal fatto che lui stesso fece veramente un progetto di conduttura che gli stette molto a cuore. Tanto è vero che nello stesso anno della sua morte (1574) si interessò presso Pellegrino Fossombroni, ambasciatore aretino a Firenze, per ottenere l'approvazione del nuovo granduca Francesco I e avviare la costruzione di un nuovo acquedotto. Tentantivo che però fu inutile. Persino una supplica comunale del 26 maggio 1574 che cercava di far capire al granduca come "nella città per vari mesi, per mancanza d'acqua, le arti della Tinta, della Concia e dei Mulini dovevano cessare, con grave danno, ogni attività", rimase inascoltata. Foto: Angelo Bianconi Il progetto dunque non trovò la luce negli anni di Giorgio Vasari.

L'autorizzazione a costruire un nuovo acquedotto, finanziato dalla Fraternita dei Laici con 120.000 scudi, arrivò soltanto il 15 maggio 1593 per opera del granduca Ferdinando I dei Medici.

L'architetto Pagni così iniziò a redarre il proprio progetto che fu portato a termine tra il 1602 e il 1603 tenendo conto presumibilmente delle indicazioni fornite da Vasari. Fu proprio in quegli stessi anni, al termine della costruzione dell'opera, che arrivò l'acqua corrente in centro storico. Tanta fu la gioia di avere acqua corrente in città dalla piana di Cognaia che il popolo di Arezzo festeggiò a lungo questo evento e decise anche di edificare una statua di marmo in onore di Ferdinando I. La statua fu posta nel sacrato del duomo dove, ancora oggi, si trova.

In via delle Conserve invece si possono ancora ammirare i depositi (o conserve, strutture con copertura a botte), dove le acque convogliate per mezzo di una galleria di filtrazione, nella falda di Cognania, si decantavano e venivano canalizzate per prendere il loro viaggio verso Arezzo. Per mettere in collegamento l'acquedotto con la città e permettere all'acqua di scorrere sempre allo stesso livello, nell'avvallamento prima del colle di San Donato furono realizzati degli archi in serie simili alle infrastrutture idrauliche di epoca romana. Un canale sotterraneo lungo circa 500 metri invece attraversando la collina sfociava nel punto più basso di piazza Grande, poco distante dall'abside della Pieve di Santa Maria Assunta dove ancora oggi alimeta la fontana della piazza. Da qui venivano alimentate le altre fonti come quella di piazza Sant'Agostino. Fino alla costruzione dell'acquedotto di Buon Riposo (1920 circa) quello vasariano è stato per secoli il principale mezzo di rifornimento idrico dei cittadino di Arezzo. Anche dopo la realizzazione di Buon RIposo ha continuato a funzionare e veniva utilizzato per alimentare la rete idrica tramite un sistema di pompaggio che faceva confluire l'acqua alla cisterna della fortezza medicea. Le successive modifiche normative della metà degli anni settanta che non consentivano l'uso potabile per i sistemi di adduzione delle acque a "pelo libero", hanno di fatto messo in disuso l'acquedotto vasariano che attualmente assolve esclusivamente all'approvvigionamento della fontana di piazza Grande e di altre utenze private collocate lungo il tragitto.

L'acquedotto che ha origine dall'Alpe di Poti è per tutto il tracciato interrato tranne che per la parte relativa al superamento del dislivello tra la collina di San Fabiano e il colle di San Donato, caratterizzato dalle costruzioni denominate gli archi oggetto del progetto di restauro e risanamento conservativo.

Di seguito le foto dei manoscritti deliberazioni del magistrato di Fraternita dei Laici del 1593 custodite nell'archivio storico presente nel Palazzo di Fraternita di Piazza Grande. Documenti che saranno esposti al pubblico da sabato 17 dicembre.

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